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I Nomi delle Cose

Le trasmissioni dell'estate " Riflessioni femministe sullo stupro"

Data di trasmissione
Durata 27m 55s
Durata 58m 32s
Durata 52m 1s

Durante l’estate, manderemo sempre nel nostro orario sintesi, approfondimenti, commenti, registrazioni…….

Le Trasmissioni dell’estate/ mercoledì 1 luglio 2015

“Riflessioni femministe sullo stupro”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/07/08/riflessioni-femministe-sullo-stupro/

MATERIALI

i materiali di seguito riportati sono quelli che abbiamo nominato a vario titolo negli approfondimenti o che abbiamo visionato, ma con cui non necessariamente concordiamo.

– susan brownmiller “Contro la nostra volontà” (1976)

– joanna Bourke “Stupro. storia della violenza sessuale” (2009)

– te paske “Il rito dello stupro: il sacrificio delle donne nella violenza sessuale” (1987)

– marco cavina “Nozze di sangue” –> il capitolo II sul diritto di proprietà sul corpo del coniuge (in particolar modo della moglie) e sul debito coniugale (medioevo ed età moderna)

– angela davis “Bianche e nere”(1985)

– lorenzo benadusi ” Lecito e illecito. nascita della sessuologia e invenzione delle perversioni nell’italia tra 800 e 900″, zapruder n.6, genn-apr 2005.

– chiara volpato “Deumanizzazione” (2011) cap. sull’oggettivazione sessuale

-“Diario del mese”-rivista-numero monografico sullo stupro , n.6, 2006, reperibile alla Fondazione Lelio e Lisli Basso.

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe del 24/06/2015 "Resistere Esistere Persistere"

Data di trasmissione
Durata 2m 12s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/27/resistere-esistere-persistere/

Da “I Nomi delle Cose” del 24/06/2015

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe,la rubrica di Denis ogni ultimo mercoledì del mese.

 

Resistere Esistere Persistere

(…..)Avevo conosciuto due persone
la ragazza che non sono
il ragazzo che pensavo di non poter essere
ma poi ho deciso di emanciparmi
anche se non esistono centri antiviolenza
per proteggere uno da sè stesso
non esistono, no
la normalità è incoscienza
mi manca e non m’interessa
che l’ultima democrazia si impicchi
con le budella dell’ultimo sociologo
sono ancora vivo
sono ancora qui.

Non sono

Non sono
non sono un’altezza un peso
non sono un sesso, un genere
una casella in un modulo.
Non sono il posto dove vivo. dove sono nato.
non sono tutti quei luoghi dove sono stato,
ma quelli verso cui vado.
Sono il mio vero nome,
quello che mi sono scelto.
Sono i libri di cui amo l’odore,
i film che non oso vedere,
sono ciò che mi imbarazza,
le persone che mi piacciono,
il profumo delle patate nel forno:
le mie battute che non fanno ridere,
ed anche le stupidaggini divertenti.
Sono un milione di piccole cose,
ma evidentemente ognuno sceglie
di vedere il milione di cose
che non sono.

Scrivere viene faticoso e spontaneo

(…..)Le linee rosse cerchiano errori sui fogli e sui polsi,
alcuni si riscrivono, si cicatrizzano, altri cascano nei pozzi
ma se è quello dei desideri o dei sogni irrealizzabili
si può scoprire soltanto a posteriori:
tutto questo pare sia una reazione chimica
fra fogli bianchi penne e neurotrasmettitori.
Non voglio non voglio non voglio schiattare in corpo
di cirrosi empatica
che ormai mi alzo alle cinque del pomeriggio
passando la notte insonne a lacerare la s/volta celeste
con una catenina elettrizzante di fili di cotone
e se mi sveglio la mattina vado a intingere la penna
nella rugiada dei segnali stradali
che ormai ho finito pure l’inchiostro antipatico
che ormai i castelli per aria li voglio in calcestruzzo
che ne ho abbastanza della liberale tolleranza
di incrinarmi le costole.
Ri/parto da me senza biglietto e fogli di via
con una valigia di tetrapak e un profumo da discount.
Non ci sarà nessuno a salutarmi e nemmeno io,
viaggerò seduto sul sedile posteriore
a disegnare sulla condensa del finestrino.
Non aspettatemi.

L’autostima è una truffa da telemarketing

Ho paura.
E schifo gli eterni coraggiosi.
Perché ho paura persino
di fare una carezza.
Di uscire fuori dal portone del palazzo.
Delle grate sui marciapiedi.
Degli insetti.
Quando porto le chiappe in piazza
ho paura che i sassi lanciati
mi ritornino dritti in fronte.
Non ricordo mai i nomi.
In mezzo a tutti quelli dai discorsi grandi
ho paura di sbagliare teorie e congiuntivi.
Quando sono emozionato balbetto.
i migliori saranno anche folli,
ma io mi sento soltanto pazzo
senza nessun particolare talento.
Non sopporto le anime belle
con le vite di cristallo
che poi sono vetri sotto i piedi
ficcati nella carne.
M’innamoro degli sconosciuti
per poi scartarli quando li conosco meglio.
Non ho mai messo le corna a nessuno
in compenso tradisco le aspettative.
Dentro e fuori questa stanza
non c’è altro che tempesta
e l’autostima è un’enorme truffa
da telemarketing.

Denis/Frantic

https://effettofarfalla.noblogs.org/tag/solipsismo-esistenzialista/

 

Trasmissione del 24/06/2015 "Jade Helm"

Data di trasmissione
Durata 55m 21s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/27/podcast-della-trasmissione-del-24062015/

 

Questa è l’ultima trasmissione dell’anno politico, ci risentiremo  il primo mercoledì di ottobre, ma nel frattempo rimanderemo per macro argomenti alcune sintesi di quello che abbiamo trattato in questi mesi.

  Puntata del 24/06/2015 “ Jade Helm”

Immagine rimossa.

“Resistere esistere persistere/ Jade Helm ovvero come farci diventare tutt* delator*, collaborazionist* e spie/ Poveri e povertà/ Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe/A proposito di me”

 

La Parentesi del 24/06/2015 " Pover* e povertà"

Data di trasmissione
Durata 5m 47s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/25/la-parentesi-di-elisabetta-del-24062015/

 

“Pover* e povertà”

Immagine rimossa.

Nella tradizione cristiana che tanta parte ha avuto nella storia dell’Europa e di questo paese, la chiesa rifacendosi alla frase riportata nel vangelo, quella che dice “è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago che un ricco vada in paradiso”, ha prestato molta attenzione ai poveri assolvendo, però, un ruolo di assopimento della loro voglia di lotta e della loro capacità di riscatto con una cultura che teorizzava che le povere e  i poveri avrebbero avuto il premio per le pene e le miserie di questa vita in quella dopo la morte.

Non solo, ma facendo proprie le teorie di Tommaso d’Aquino secondo cui ci si salva attraverso le opere, invitava i ricchi e i potenti a fare elemosina per guadagnare il paradiso. Così il cerchio era chiuso, i poveri accettavano la loro condizione e i ricchi e i potenti si mettevano a posto la coscienza.

Il tutto veniva fatto rientrare nell’ordine naturale delle cose.

La rivoluzione d’ottobre ha scompaginato questa impostazione quando il comunismo si è fatto potere. Attese millenaristiche e catartiche c’erano sempre state, ma la novità rappresentata dalla rivoluzione bolscevica è stata enorme, queste attese, per dirla come la chiesa cattolica, si sono fatte carne e sangue.

La condizione delle classi subalterne entra prepotentemente nello scenario della storia e della politica.

Il capitalismo adotta la soluzione socialdemocratica, comincia a parlare di guerra alla povertà, prospetta soluzioni riformatrici gradualistiche. Viene propagandato l’ immaginario di un progresso lento ma ineluttabile, un continuo miglioramento delle condizioni dei poveri e dei subalterni/e. Ma è dalle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici che  vengono a cascata i contratti nazionali di lavoro, lo stato sociale e la sanità e l’istruzione pubbliche…..

Anche in campo internazionale il vento del comunismo e il rifiuto della cultura colonialista portano le lotte di liberazione nazionale. Quando i paesi affrancati dal colonialismo si trovano a fare i conti con una popolazione impoverita  dalla predazione coloniale, viene coniata la teoria del  “desarrollo”, l’equivalente delle teorie socialdemocratiche nostrane applicate ai paesi del terzo mondo che avrebbero potuto così godere di un miglioramento delle condizioni economiche e di un continuo progresso.

Il neoliberismo, l’attuale ideologia vincente, con la complicità della sinistra riformista e socialdemocratica che ha cambiato pelle ed è diventata destra moderna, ha rimosso dall’immaginario l’idea di comunismo e di libertà.

La povertà, quindi, non è più un crimine perpetrato dalla società, ma una colpa dei poveri. Viene introdotto un approccio che può essere definito  “razzismo di classe” nei paesi occidentali con un ritorno all’equazione ottocentesca  poveri uguale delinquenti, quartieri popolari uguale sentine di ogni bruttura.

Il ritorno all’ottocento è uno dei tratti caratteristici della società neoliberista..

Allo stesso tempo, nei paesi del terzo mondo, l’ ”uomo bianco” ha la pretesa, come nell’ottocento, di emancipare quei popoli, che non sarebbero in grado di gestirsi da soli, naturalmente per colpa loro, perché brutti, sporchi, cattivi e ignoranti.

Da qui le così dette  “guerre umanitarie” che altro non sono se non neocolonialismo.

E’ il ritorno alla cultura protestante, che non a caso coincide con l’ascesa politica della borghesia:  la ricchezza è il segno della benevolenza di dio. Concetto che tradotto in termini laici significa che si è ricchi perché si è più intelligenti e capaci.

Infatti ora, nella stagione neoliberista, una porzione della borghesia, quella transnazionale, si pone come aristocrazia e ha sostituito Versailles con Washington.

E’ il trionfo dell’innatismo e dell’idealismo, si è quello che si è per nascita e non per le vicende economiche, storiche, politiche e sociali.

La povertà è una colpa e la ricchezza è un merito. Omettendo completamente che i ricchi, quelli che ce l’hanno fatta, sono spesso i più corrotti, i più servili, i delatori, quelli senza scrupoli, e, a livello di nazioni, sono quelle che seminano morte  e distruzione quando non arrivano a veri e propri genocidi.

Teorizzare che essere ricchi e potenti è per meriti propri non è altro che la trasposizione della lettura religiosa che quello che accade l’ha  voluto dio, omettendo le dinamiche sociali ed economiche e dimenticando, altresì, che per diventare ricchi e potenti si sdoganano e si materializzano gli aspetti peggiori dell’essere umano.

In questo si realizza l’etica nazista del suprematismo di razza e di classe che, infatti è un’altra delle caratteristiche precipue del neoliberismo.

Il neoliberismo nel suo dipanarsi e nel suo realizzarsi, ha suscitato in maniera chiara e compiuta la necessità di un progetto di rottura rivoluzionaria per  i paesi occidentali e per i popoli del terzo mondo, progetto a cui noi, come femministe materialiste, intendiamo dare tutto il nostro apporto nella consapevolezza che non ci sono altre strade percorribili.

 

Trasmissione del 17/06/2015 " Il nostro destino è segnato?"

Data di trasmissione
Durata 57m 24s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/19/podcast-della-trasmissione-del-17062015/

 


Puntata del 17/06/2015 “Il nostro destino è segnato?”
 
I bambini non sono innocenti,
sono imputati in attesa di giudizio.
I bambini vengono al mondo già colpevoli
nel misfatto di non essere nati
a immagine e somiglianza
delle illusioni.” Denis/Frantic
 
Immagine rimossa.
 

” Bambine, bambini e la selezione di genere e di classe/Le nuove frontiere del neoliberismo/ Putin/La comunicazione“

 
 

La Parentesi del 17/06/2015 "Putin"

Data di trasmissione
Durata 5m 36s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/18/la-parentesi-di-elisab…

 

“Putin”

Immagine rimossa.

Putin, prendendo a pretesto l’Expò, ha fatto una visita di un giorno in Italia. A Milano ha detto che le sanzioni economiche nei confronti del suo paese provocano danni enormi all’economia italiana e in particolare al comparto agro .alimentare, cioè ha ricordato quello che tutti già sanno, che l’Italia subisce un grave danno economico ed occupazionale per le limitazioni nei confronti della Russia imposte dagli Usa, limitazioni a cui l’Italia con la scusa dell’appartenenza all’Unione Europea, ha aderito.
In un’ intervista a due giornalisti del Corriere della Sera ha altresì ricordato quello che tutti già sanno e volutamente omettono o fanno finta di dimenticare cioè che gli Stati Uniti hanno ufficialmente trecento basi all’estero e duecento agenzie di informazione e investono per la spesa militare da soli più di tutti i paesi del mondo messi insieme. Naturalmente queste sono le cifre ufficiali.
Putin, poi, è venuto a Roma e ha incontrato il papa per ribadire che la Russia vuole e persegue la pace. Ha pensato che fosse la visita in Vaticano l’occasione giusta per dare risalto a questa aspirazione.
La scelta dell’interlocutore potrebbe anche essere stata indovinata perché Francesco I, finora, ricorda Benedetto XV, il papa della prima guerra mondiale che lanciò invano tanti moniti e appelli per la pace.
Però, Putin, un errore sicuramente l’ha fatto. Aveva il ricordo di un’Italia che, pur nell’ambito dell’alleanza atlantica, manteneva dei margini di autonomia che si esprimevano in un ruolo privilegiato nei confronti del mondo arabo e delle ex colonie. Ma non ha tenuto conto del fatto che tutto questo è finito. L’Italia da paese a sovranità limitata è diventata una colonia. Le recenti vicende libiche ne sono una manifesta dimostrazione.
La sera, a Fiumicino, in partenza per Mosca, ha voluto incontrare Berlusconi, ricordando, a chi ha la memoria corta, che le disgrazie dell’ex primo ministro italiano sono dovute essenzialmente a quei margini di autonomia e di asimmetria che erano nel solco della politica economica ed estera democristiana.
Berlusconi è stato mandato ai servizi sociali, Blatter è stato costretto a dare le dimissioni, Strauss Kahn ha dovuto lasciare l’FMI ed è stato assolto dopo diversi anni dall’accusa di sfruttamento della prostituzione.
Il quadro geopolitico è completamente cambiato, gli Stati Uniti perseguono una politica di potenza imperialista unipolare, si pongono come Stato del capitale ed ammettono solo potenze imperiali regionali, comunque subordinate in modo piramidale all’impero statunitense, situazione che assume tinte fosche e drammatiche perché negli Usa comandano le multinazionali, le istituzioni politiche sono loro subordinate, eseguono le loro direttive e usano le articolazioni dello Stato come braccio esecutivo delle loro mire e progetti.
Questo è il senso dell’aggressione alla Jugoslavia, all’Iraq, alla Libia ed ancora alla Siria e all’Ucraina.
A proposito di quest’ultima, molte uccisioni in piazza sono state fatte scientemente da agenti statunitensi come quelle d’altro canto in Lituania di cui si hanno adesso le prove. Sempre in Ucraina, al governo ci sono i nazisti e i fantocci filo americani si prestano ad ogni provocazione, come del resto i dirigenti delle repubbliche baltiche.
Le multinazionali anglo-americane hanno la pretesa di voler trasformare la Russia in una colonia a cui predare le ricchezze naturali e la Cina in una grande fabbrica e in un mercato aperto alla loro espansione e hanno messo in preventivo una guerra mondiale.
Un conflitto internazionale è nella natura autoespansiva del capitale.
Le preoccupazioni rispetto a questo scenario sono lecite e non si rimuovono prendendolo alla leggera, liquidandolo come complottista e catastrofista e tanto meno mettendo la testa sotto la sabbia.
E’ necessario, prima di tutto fare chiarezza fra noi.
Tutti/e quelli/e che, ancora, in nome di principi tanto nobili quanto astratti, confondono l’aggredito con l’aggressore, parlano di rivoluzioni popolari là dove non ce ne sono e si accodano alla strategia statunitense, oggi non possono più accampare scuse.
Il gioco è scoperto e di facile lettura, e quindi non sono più utili idioti, ma altro, qualche cosa di peggio.
E’ necessario sconfiggere politicamente il PD che ha il compito di naturalizzare il neoliberismo in Italia ed è il terminale degli interessi delle multinazionali anglo-americane ed è il riferimento dei circoli atlantici.
Vediamo di uscire dalla Nato e non per motivi ideologici, non solo perché non vogliamo essere complici dei crimini che questa compie in tutto il mondo, ma anche e soprattutto perché in un eventuale conflitto mondiale il paese che pagherà di più in termini umani e ambientali sarà proprio l’Italia.

 

Trasmissione del 10/06/2014 "Computer indossabili, il controllo sul lavoro e oltre"

Data di trasmissione
Durata 56m 58s
  Puntata del 10/06/2015

Immagine rimossa.“Abiti luminosi e computer indossabili le nuove frontiere del controllo sul lavoro e oltre/ Governabilità/Lavoro: la formazione, la mediazione, il genere/ testimonianze, riflessioni, sistemi di difesa “

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/13/podcast-della-trasmissione-del-10062015/
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/13/sul-lavoro-e-oltre/

 

“Sul lavoro e oltre”

di C.M.

L’azienda per la quale lavoro utilizza una società di consulenza esterna per la gestione/trattamento dei propri dipendenti. Le società di consulenza aziendale in generale consistono in èquipe di professionisti, quali psicologi del lavoro, sociologi specializzati nel campo delle risorse umane (gestione del personale) e personale che a vario titolo è specializzato nel campo della gestione del personale….

La gestione dei dipendenti attraverso l’impiego di queste società di professionisti da parte dell’azienda, si traduce nei fatti in uno strumento per asservire sempre di più il lavoratore-trice all’azienda.

Queste società di consulenza intervengono nel rapponel rapporto tra le due parti. Il compito implicito invece, cioè quello non dichiarato, è quello di tendere ad un asservimento totale del lavoratore-trice all’azienda e ad una pacificazione totale nel rapporto lavoratori-padronato.

Un esempio pratico che posso riportare in prima persona è l’organizzazione di cosiddetti corsi di formazione attraverso i quali vengono nei fatti messe in atto strategie per testare il livello di fidelizzazione del lavoratore all’azienda: in questi corsi di formazione si prevede un lavoro in team tra dipendenti e dirigenti, quindi nel caso in cui tu non voglia parteciparvi per qualsiasi tipo di motivo, vieni automaticamente emarginato ed escluso dal team. Sono strategie di inclusione/esclusione.
Questi corsi di formazione vengono poi utilizzati per presentare il lavoratore modello cioè stabilire una volta per tutte quali sono i requisiti fondamentali ai quali il lavoratore deve attenersi – è sottointeso- per poter mantenere quel posto di lavoro.
Riporto qui di seguito brevemente la descrizione di un corso di formazione organizzato dall’azienda, della durata di circa 4 ore, a cui ho partecipato in qualità di dipendente. Premetto che l’azienda per cui lavoro opera nel campo della ristorazione (bar-gelateria).

Il corso di formazione consiste in un incontro che si svolge nell’arco di una mattinata tra consulenti aziendali -una psicologa del lavoro e una sociologa- parte dirigenziale e dipendenti. L’ordine del giorno è così strutturato: 1)breve introduzione da parte dei consulenti (“perché siamo qui? Perché l’azienda vuole formarvi perché ha prospettive di ampliamento e quindi vuole seguirvi nel vostro percorso di crescita professionale”); 2) ognuno dei partecipanti a turno deve presentarsi in breve (il proprio percorso personale e lavorativo sintetizzato in qualche minuto) e deve dire quali aspettative ha rispetto al corso in questione; 3)esercitazione di gruppo (due gruppi) in cui i dipendenti devono consultarsi e descrivere il proprio ruolo e le caratteristiche principali del proprio lavoro, per poi riportarle al resto della “classe”; 4)Dopo questa fase, in cui un rappresentante di ciascun gruppo ha presentato agli altri la propria elaborazione, c’è la fase finale in cui i consulenti presentano ai dipendenti quale nello specifico, sono le caratteristiche a cui ciascun lavoratore deve attenersi. Qui di seguito il documento che viene distribuito e illustrato a noi dipendenti da parte dei consulenti:

TITOLO DELLA POSIZIONE: Operativo/banchista
REQUISITI PROFESSIONALI RICHIESTI:
• titoli di studio: conoscenza dell’inglese e/o più lingue
• requisiti fisici: 8 ore in piedi; sollevare pesi di 10kg
• esperienze pregresse maturate: 6 mesi
• automunito:sì
• altro: No fumatori
DIMENSIONE DELLA POSIZIONE
• numero di collaboratori con i quali lavorerà di volta in turno: di volta in volta, saranno i manager a comunicarlo
• turnazione: il piano turni verrà deciso dagli executive e comunicato dal manager di negozio
SCOPO/FINALITÀ DELLA POSIZIONE
assistere e gestire la clientela. Interfacciarsi con il Manager di riferimento per eccellenze e problematicità
DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ
• promuovere la cultura e i valori dell’azienda
• gestire le operazioni con passione, integrità e competenza
• attitudine ad interagire con il pubblico
• abilità di vendita
• saper lavorare in team con armonia
• salutare il cliente
• controllo e gestione scorte materiale
• esposizione dei prodotti come da linee guida
• segnalare problematiche al manager di riferimento
• fornire consulenza al cliente nella scelta del prodotto
• offrire un assaggio del prodotto al cliente
• mantenere il negozio pulito e ordinato
• esporre i cartelli e i prezzi sui prodotti
PROFILO COMPETENZE:
• conoscenza del prodotto a 360 gradi
• conoscenza delle regole e lavorare per linee guida
• conoscere la cultura e valori dell’azienda
• conoscere la struttura gerarchica
• utilizzo degli strumenti quali registratore cassa, pc
• capacità di gestire lo stress
• lavoro in team
• flessibilità
• concretezza
ALTRE CARATTERISTICHE TICHIESTE
• rispetto delle gerarchie prestabilite
• personalità allegra, frizzante ed estroversa
• attenzione alla propria cura personale

E’ questo il modo in cui l’azienda forma il lavoratore, ponendolo cioè di fronte ad un modello ben preciso al quale – è sottinteso- il lavoratore deve aspirare ed adeguarsi.
Da notare le parti sottolineate che sono quelle secondo me più salienti: ad esempio il requisito fisico che viene ritenuto necessario è quello di saper rimanere in piedi per 8 ore di fila (laddove i nostri contratti prevedono per legge un orario di lavoro di 6 ore e 40 minuti al giorno…), e poter sollevare pesi di 10kg….Come a dire: “non ti lamentare se non riesci a stare 8 ore in piedi e se devi sollevare pesi, perché lo sai che è questa capacità che ti viene richiesta”. Oppure “il negozio deve essere mantenuto in ordine e pulito” significa si traduce nei fatti che tu lavoratore-trice hai anche il compito di pulire il cesso ad esempio ogni qualvolta questo sia ritenuto necessario dai capi…

Un altro esempio pratico, vissuto anche questo in prima persona è quando vengo invitata ad un colloquio informale/amichevole con la sociologa (tra l’altro mia ex collega universitaria…), in cui la conversazione inizia con lei che mi chiede “come ti trovi in questo lavoro? Quali problemi hai riscontrato? Con il titolare come ti trovi? Ti ha mai ripreso per qualcosa che non andava?”….

E’ chiaro come la modalità di gestione del personale attraverso l’impiego di specialisti del settore sia indirizzata ad incrementare ancor più il processo di atomizzazione ed individualizzazione dei lavoratori i quali vengono invitati a risolvere individualmente i propri problemi sul lavoro essendo predisposti per loro questo tipo di figure che si pongono come riferimento.
Queste società di consulenza aziendale prendono così il volto di una sorta di sindacato aziendale, totalmente affiliato all’azienda che in modo subdolo mantiene i dipendenti in una condizione di ricatto e quindi di totale asservimento. Tanto più che questo tipo di operazioni vengono presentate da parte dei datori di lavoro come iniziative positive che contribuiscono alla crescita professionale del lavoratore- trice, iniziative che quindi si pretende vengano apprezzate e accolte da parte del lavoratore come elargizioni benevole dell’azienda (“lo sapete che questi corsi per voi sono pagati da parte nostra….”).
E’ chiaro come in questi casi una coscienza di classe aiuterebbe a riconoscere questi tipo di interventi per quello che veramente sono e cioè strumenti di omologazione dei lavoratori e di adeguamento ad un modello di lavoratore completamente asservito all’azienda, che di fronte ad una problematica sul posto di lavoro si pretende risolva quella problematica individualmente, riportando il problema a chi è predisposto dall’azienda a questo compito. In questo modo qualsiasi tipo di possibile conflittualità lavoratore-datore di lavoro viene annullata ed estirpata alla radice.
In Appendice una breve considerazione di genere:
Faccio un tipo di lavoro al pubblico in cui la presenza di manodopera femminile è preponderante. Uno dei requisiti fondamentali sottintesi è la cosiddetta bella presenza. Per quale motivo un luogo di lavoro dovrebbe contemplare la presenza di lavoratrici che hanno una bella presenza? …in questo sistema sociale patriarcale dove il maschilismo è all’ordine del giorno e si insinua in ogni aspetto della nostra vita, si da per scontato che una bella presenza attiri maggiore clientela….

 

La Parentesi del 10/06/2015 "Governabilità"

Data di trasmissione
Durata 5m 25s
“Governabilità”

Immagine rimossa.

Una parola viene ripetuta continuamente dai media di regime e da tanti, troppi politici, governabilità, cioè mettere in condizione l’esecutivo di lavorare senza gli intralci che derivano dalle dinamiche che possono scaturire da una votazione elettorale incerta e magari da un parlamento frammentato e variegato.
Una preoccupazione che da sempre accompagna le pulsioni antidemocratiche e qui stiamo parlando molto semplicemente di democrazia parlamentare.
E’ chiaro che la governabilità nel momento più alto della sua realizzazione si manifesta nella dittatura. Questo è il senso di tutti gli stravolgimenti costituzionali che sono stati attuati, degli adattamenti del sistema elettorale con la tendenza verso un sistema politico il più vicino possibile alla dittatura nella versione che in Europa c’è stata negli anni di Salazar in Portogallo.
L’ingegneria elettorale non è neutrale. Il senso degli sbarramenti, dei premi di maggioranza e del tentativo, per altro riuscito, di irretire la discussione sui numeri delle percentuali, nasconde l’obiettivo di avere un esecutivo che possa decidere senza l’intralcio della dialettica parlamentare. In questo quadro il sistema bicamerale non serve più, il Senato viene trasformato in una camera delle corporazioni e il parlamento in un’istituzione vuota di ogni potere decisionale. Si maschera volutamente che la governabilità o il governo di un paese non è nell’empireo delle idee e delle azioni, ma è al servizio delle classi dominanti e/o di porzioni di esse.
La domanda che ci dobbiamo fare non è se c’è o non c’è la governabilità, ma di che cosa e di chi è al servizio.
La governabilità a tutti i costi è il grimaldello usato dal neoliberismo per rimuovere ogni forma, anche limitata e parziale, di sovranità popolare.
Questo è il senso dell’abolizione del proporzionale e dell’immunità parlamentare. L’obiettivo è di arrivare a due partiti che falsamente si definiscono alternativi e invece si offrono come alternanza in un quadro unico dominato dagli interessi delle multinazionali. Da qui, la guerra senza quartiere a tutte le forme organizzative che si oppongono al neoliberismo e, in questo scenario, si colloca naturalmente sostenere e caldeggiare il sindacato unico.
Il modello è quello americano, uno scenario in cui la quasi totalità della popolazione è spinta nella più profonda miseria, senza sicurezze sociali, sanità pubblica e istruzione, in cui la democrazia sociale, e stiamo sempre parlando della democrazia borghese, non è più perseguita anzi è perseguitata e demonizzata come frutto del comunismo e con questa parola magica relegata nell’ambito delle cose obsolete e dannose..
E sempre all’interno del modello parlamentare borghese, è necessario ribadire il livello minimo di difesa, vale a dire la salvaguardia della Costituzione, colmando quel ritardo che c’è sempre stato tra la Costituzione scritta e quella materiale, il ritorno al proporzionale puro, l’immunità parlamentare da sempre garanzia per la minoranza e per gli oppositori ed il fatto che qualcuno ne faccia cattivo uso non toglie nessuna validità al principio.
Le liste dei candidati e la composizione delle camere non possono e non devono essere decise dalla magistratura e non ci deve essere nessun ostacolo alla candidabilità o alla eleggibilità di qualunque cittadino.
L’accettazione dell’esistenza di uno Stato si basa sulla rinuncia a porzioni di libertà in cambio della garanzia di servizi sociali, sanità, istruzione, pensioni, liquidazione… se il patto sociale si rompe, si rompe su tutti i piani. Oggi sono attaccati emessi in discussione i valori della Resistenza espressi nella Costituzione e addirittura i principi nati dalla Rivoluzione Francese e dai moti del 1848. Questo a conferma che è nata e si sta imponendo una borghesia transnazionale o iper-borghesia che ha assunto tratti di aristocrazia che è guidata dai valori neoliberisti.
Per sperare di bloccare la realizzazione del progetto neoliberista dobbiamo lottare, qui da noi, contro il PD che questo progetto ha il compito di naturalizzare nel nostro paese. Non è Renzi che deve andare a casa, ma il PD tutto con le sue associazioni contigue, colluse, comunque si chiamino. E tutto il discorso politico culturale che da quell’area viene portato avanti.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/12/la-parentesi-di-elisabetta-del-10062015/

 

Trasmissione del 3/06/2015 "Meritocrazia del sapere-Meritocrazia del corpo"

Data di trasmissione
Durata 56m 15s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/06/podcast-della-trasmissione-del-3062015/

Puntata del 3/06/2015

“…Siamo donne tra i 20 e i 51 anni, alcune di noi vendono la propria forza lavoro, altre si prendono ciò di cui hanno bisogno, altre non sono ancora passate attraverso i fili della rete sociale. Alcune di noi hanno figli, molte altre no. Alcune sono lesbiche, altre amano gli uomini. Facciamo la spesa in supermercati disgustosi, abitiamo in case odiose, andiamo volentieri al cinema o a teatro o in discoteca, festeggiamo quando c’è da festeggiare e cerchiamo di faticare il meno possibile. Viviamo nella contraddizione che tante cose che vorremmo fare non sono possibili. Però dopo le azioni che riescono ci sentiamo veramente felici.” Intervista a ROTE ZORA www.senzacensura.org

 

“La <giustizia> delle donne

 Immagine rimossa. /Cinque a due/ Meritocrazia del sapere, Meritocrazia del corpo ovvero Miss Sapienza 2015 “Immagine rimossa.