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migranti

Sostituzione etnica ed altre amenità, il commento di Guido Caldiron

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Durata 15m 53s

Sostituzione etnica ed altre amenità

collegamento telefonico con Guido Cladiron, giornalista del Manifesto, per commentare le agghiaccianti dichiarazioni de ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

Il ministro in sede sindacale ha parlato di "sostituzione etnica" riguardo la questione migratoria, al centro del dibattito politico nelle ultime settimane, scusandosi poi per l'errore, come aveva fatto La Russa giorni addietro.

Sostituzione etnica, un grande classico del revisionismo storico delle destre, altro che errore.

 

 

 

Decreto Cutro e cosiddetti "scafisti"

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Insieme a Gianfranco Schiavone, giurista dell’ASGI, parliamo del Decreto Cutro, proposto dal governo in seguito alla strage di migranti avvenuta a Steccato di Cutro il 26 Febbraio.
All’interno di questo decreto oltre a non esserci soluzioni per intervenire sul tema delle migrazione, vengono inasprite le pene per i cosiddetti “scafisti”, e viene attaccato il diritto di asilo.
È evidente come il governo in carica, nonostante le responsabilità del mancato soccorso dell’imbarcazione spezzata in due a largo di Cutro, abbia risposto in maniera propagandistica e vuota al decennale problema dei migranti, rendendo esplicita il razzismo di stato.
Abbiamo anche approfondito la figura degli “scafisti”, che puntualmente di fronte a queste stragi diventano il capro espiatorio, scontando anni di carcere senza avere nelle maggior parte dei casi effettive responsabilità nei naufragi.

11 Marzo: Manifestazione nazionale a Crotone, Mai più stragi di migranti nel Mediterraneo

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Durata 15m 57s

La Rete 26 Febbraio ha indetto per l'11 Marzo una manifestazione nazionale a Crotone per prendere parola sulla strage di Cutro, sulle vergognose e complici prese di parola istituzionali, sul mancato soccorso dell'imbarcazione, sul tentativo di rendere responsabili dalla strage minorenni presunti "scafisti".

Ne parliamo con un redattore di Radio Ciroma

Strage di migranti a Cutro: quali sono le responsabilità istituzionali?

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Insieme a Lorenzo D'Agostino, giornalista freelance che si occupa di migranti, parliamo della tragedia avvenuta di fronte alla spiaggia di Steccato di Cutro, dove ieri un'imbarcazione proveniente dalla Turchia è naufragata, portando per ora a 64 morti.

La vicenda ha ancora degli elementi poco chiari, soprattutto rispetto alla gestione del soccorso in mare e dell'intervento della Guardia di Finanza. Ad ora ci sono 4 presunti "scafisti" arrestati, sui quali scaricare la responsabilità dell'accaduto, oltre ad attribuire la colpa della strage avvenuta ai migranti stessi che sono naufragati, come ha fatto Piantedosi con le sue dichiarazioni.

Nella corrispondenza approfondiamo la linea di continuità che esiste fra questo naufragio e quelli avvenuti negli ultimi anni, e fra la politica di questo governo e di quelli precedenti, anche rispetto alle iniziative giudiziarie che vengono intraprese in risposta alle stragi in mare.

Inizia il processo per la lotta contro il CPR di Palazzo San Gervasio

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Durata 8m 6s

Inizia oggi il processo ai danni di compagne e compagni che si sono impegnati in questi anni a sostenere e a fare da megafono alle lotte delle persone recluse dentro al CPR di Palazzo San gervasio, in provincia di Potenza. Nella corrispondenza con una compagna di Campagne in Lotta, imputata nel processo, parliamo delle ragioni della lotta contro questo CPR, e di come le questura e la procura tentino di criminalizzare chi lotta contro queste strutture di detenzione.

Riportiamo il comunicato di alcunx imputatx:

Tribunale di Potenza - 14 febbraio 2023 - Sì, dei CPR vogliamo solo macerie Le violenze quotidiane all'interno del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Palazzo San Gervasio (PZ) hanno raggiunto, ancora una volta, la cronaca nazionale. Il lager per migranti, già al centro di due inchieste che hanno portato anche all'arresto dell'ex sindaco di quel comune e al sequestro di numerose sostanze che venivano utilizzate per sedare in maniera coatta tutte le persone internate, è tornato sotto i riflettori per un servizio di “Striscia la notizia” che racconta abusi e violenze. Questo campo d'internamento ha una storia lunghissima ma, se si pensa solo agli ultimi anni, è stato inaugurato come CIE nel 2017, chiuso nel 2020 per "ristrutturazione" in seguito alle inchieste e riaperto nel 2021 con ulteriori fortificazioni volte ad impedire eventuali evasioni. Il CPR di Palazzo San Gervasio sembra essere uno strumento di tortura davvero importante per lo stato e quanto accaduto alla luce delle proteste della settimana scorsa nel centro di espulsione di Torino ne è una macabra dimostrazione. Infatti, stando ai racconti delle persone recluse nel CPR di Torino, il servizio della trasmissione televisiva “Striscia la notizia” andato in onda diviso in quattro parti il 20, il 21 gennaio e il 3 e 4 febbraio 2023, che raccontava le violenze e gli abusi avvenuti proprio nel CPR di Palazzo San Gervasio, ha fatto risuonare le condizioni di prigionia che riguardano tutte le persone recluse in attesa di espulsione nei lager italiani. Quelle immagini erano lo specchio di quanto accade ovunque, da Torino a Lampedusa, e per questo sono iniziati due giorni di proteste che hanno visto la distruzione di una grande porzione del CPR torinese. Per una volta, un programma televisivo becero e populista ha rispedito la violenza al mittente. Oltre alle espulsioni e agli arresti, con lo scopo di svuotare la struttura, lo stato ha pensato bene di procedere con trasferimenti punitivi, alcuni dei quali proprio in direzione del campo di tortura di Palazzo San Gervasio. Domani, 14 febbraio, al tribunale di Potenza si apre un processo contro 17 compagne/i che in passato hanno partecipato ad appuntamenti di lotta fuori dal CPR di Palazzo San Gervasio, così come hanno sostenuto le proteste delle persone immigrate nei centri di accoglienza di Potenza e provincia. L'accusa che ci rivolgono è di istigazione a disobbedire alle leggi dello stato, ovvero un insulto che ha radici nel razzismo di stato. Con il solo scopo di generare il deserto intorno alle mura del CPR e proseguire senza disturbo con le violenze, l'indagine che ci porta a processo racconta di noi imputatx come i responsabili delle proteste e dei tentativi di evasione da un campo di tortura, infantilizzando dunque le persone recluse che lotterebbero non per la propria vita ma a causa di una regia esterna. Un copione già visto sia per chi si è ribellato in passato nei centri di espulsione, nelle tendopoli e nei ghetti, da nord a sud, sia per le proteste di massa nelle carceri attraversate dalla pandemia nel 2020 dove sono avvenute stragi e torture di stato. Noi, dal canto nostro, siamo solo dispiaciutx di non aver continuato ad andare fuori dalle mura del CPR a portare vicinanza e solidarietà, di non aver lottato abbastanza al fianco delle persone immigrate contro un vero e proprio lager. Questo processo sarà un'occasione per parlare alla città di ciò che accade a pochissimi chilometri da Potenza. Con la speranza che sempre più persone scelgano da che parte stare. I CPR, come il regime di tortura del 41 BIS, sono le punte di diamante di un sistema di oppressione che cade a pioggia su tutta la società.  Con il pensiero a chi si ribella nei centri di espulsione e nelle galere. Con la massima solidarietà a chi non si dà pace e lotta contro la guerra che ogni giorno ci dichiarano dall'alto. Con il cuore accanto ad Alfredo, compagno anarchico che ha sempre lottato contro i CPR e che oggi è in sciopero della fame da quasi 4 mesi contro la tortura del 41 bis e dell'ergastolo.

Alcunx compas imputatx

Controinchiesta sulle presunte complicità tra Ong e scafisti

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L’8 gennaio il Corriere della Sera ha pubblicato il resoconto del lavoro sotto copertura di un agente di polizia che, infiltrato su una nave di Save the Children, avrebbe documentato la collaborazione tra Ong e trafficanti libici di esseri umani.

Attraverso una controinchiesta, due giornalisti freelance sono riusciti a sbugiardare questa narrazione che manifesta non poche incognite.

Innanzitutto la testata riporta alcune ipotesi investigative spacciandole come fatti comprovati. Le carte del processo, che ancora è in fase preliminare, dimostrano che la questione non è ancora così verificata. L’inchiesta della procura di Trapani è stata inoltre un maxi investimento economico oltre investigativo, interesse che ha delle radici più strettamente politiche più profonde: sono infatti stati hackerati cellulari di medici senza frontiere, sono state posizionate numerose microspie, e sono state raccolte moltissime intercettazioni nel 2017 toccando l’intero ambiente di chi si occupa di salvataggio in mare. Il tutto di pari passo con una propaganda politica che ne ha dipinto un nemico pubblico.

Nella narrazione mainstream italiana, si fa anche confusione sull’utilizzo stesso dei termini del discorso, a partire da quello di “trafficanti” fino a quello di “salvataggio” diviso in “vero” e “falso”. Sembra banale ma è opportuno specificare che l’ultima distinzione non sia altro che un’idea diffamatoria, in quanto il salvataggio in mare operato dalle Ong negli ultimi anni ha di fatto

intralciato moltissime operazioni di arresti, da cui si spiega anche la furia investigativa.

I due freelance non hanno consultato solo le carte processuali ma anche i rapporti dell’agente infiltrato, il quale non documenta le complicità narrate, ma anzi mette in luce quelle tra trafficanti e guardia costiera libica. Questa è finanziata da Italia e UE per contenere le partenze e non sembra casuale che il Corriere preferisca non parlarne.

Sull’atteggiamento inoltre della guardia costiera italiana, branca della marina militare, è solo negli ultimi anni che essa è così piegata alla campagna antimigratoria del governo.

Non molto tempo fa infatti, in virtù di accordi internazonali, essa dichiarava che di fronte ad evidente pericolosità intrinseca delle navi provenienti dalla Libia, il soccorso fosse necessario.

Tra gli elementi che chiarificano le radici delle sistemiche versioni dei fatti, esemplificativo è infine un aspetto del processo Salvini – Open Arms : la marina militare inviò un sommergibile, operazione chiaramente costosa, a fare alcune foto al barcone vuoto appena salvato da Open Arms per dimostrare che esso ancora galleggiava. Questa foto arrivò a Salvini, allora ministro dell’Interno, che non esitò ad usarla per la sua propagada contro le ong.

Ne parliamo con Lorenzo D’Agostino, giornalista freelance.

Quanto fa paura l'autorganizzazione nelle campagne

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Durata 1h 25m 47s

Con Campagne in lotta ripercorriamo la lotta dei braccianti e dei lavoratori agricoli dal 2017 ad oggi. Di come si sia voluto cavalcare una lotta autorganizzata e di come su questo si sia costruito il personaggio di Aboubakar Soumahoro, scaricato dalla politica quando la magistratura ha iniziato ad indagare sulle cooperative della famiglia della moglie.

Di seguito tutte le trasmissione che Campagna in lotta ha fatto nel corso degli anni ai nostri microfoni

https://www.ondarossa.info/search/content?keys=Campagne+in+lotta

Catania no border

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Manifestazioni e iniziative a Catania in solidarietà con le persone che cercano rifugio nella città, ne parliamo con uno studente dello Spedalieri e con Alfonso di LasciateCIEntrare.

La seconda corrispondenza fa un aggiornamento sul presidio del pomeriggio.