Un redazione per fare chiarezza sul decreto svuota carceri. Non si tratta di un indultino, ma di una misura di sconto che verrà comunque decisa a discrezione del giudice di sorveglianza. Si tratta in realtà di un decreto per l'aumento delle misure di inserimento, sempre dopo valutazione e non applicabile e molti reati.
Prosegue l'accanimento della procura di Torino nei confronti della lotta Notav. Ai quattro compagni arrestati lo scorso dicembre con l'accusa di aver diretto e partecipato ad azioni terroristiche contro il cantiere dell'alta velocità sono stati interrotti i colloqui con i parenti. Immediata è scattata la solidarietà con azioni e scritte, nonostante il folto dispiegamento di agenti che ieri ha interessato la città di Torino.
Analisi dettagliata del DL (decreto legge) 146 di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e riduzione controllata della popolazione carceraria: in particolare la liberazione anticipata speciale. Disegno di Legge per diminuire l'impatto della Fini-Giovanardi, e per diminuire la Custodia Cautelare. Sulla trasmissione " Morti di stato", come arginare la Repressione.
La tesi del libro "Doveva morire" di Ferdinando Imposimato, ripresa da Ulderico Pesce nell'allestimento dello spettacolo teatrale "Moro" non ci convince e speghiamo il perchè.
Ancora un suicidio in carcere. A fine mese entra in vigore la nuova legge (62/2011) che porta a sei anni il tempo di permanenza delle bambine e dei bambini con le loro madri detenute (fino ad oggi è tre anni); poiché non si è voluto trovare il modo di far uscire queste creature dalle sbarre, rischiano di restarci per sei anni. VERGOGNA!
La repressione verso i conflitti aumenta, quali le cause?
Sabato 7 dicembre alle ore 16 si terrà un'assemblea pubblica presso lo spazio di viale delle Province 196 dal titolo "I conflitti sociali non sono una questione di ordine pubblico". Interverranno avvocati, esponenti dei movimenti sociali, docenti e realtà che si occupano di carcere e repressione.
Questa mattina all'alba le forze dell'ordine si sono presentate alla residenza occupata Verdi,, a Torino. Hanno sfondanto il portone e iniziato lo sgombero dello stabile.
La verdi 3.0 era stata occupata un anno fa, dopo un altro violento sgombero dellla prima occupazione, la residenza Verdi, nella strada omonima della città. Un percorso che aveva visto la partecipazione di moloti studenti universitari, che attraverso l'occupazione si erano riappropriati del diritto allo studio, negato loro dai continui tagli della giunta regionale. Dopo il primo sgombero, gli studenti non si persero d'animo ed anzi con lo slogan "Uno sgombero non ci ferma, ci moltiplica!" occuparono ben due palazzine in risposta tra cui la verdi 3.0 oggi messa sotto sgombero- Sono una ventina le persone fermate a seguito dello sgombero, tra cui anche diversi ragazzi pakistani che abitavano nello stabile.
Alle 13.30 gli occupanyi e le occupanti hanno indetto una conferenza stampa, gli studenti e le studentesse portai in questura la mattina sono stati rilasciati con denuncia a piede libero, mentre per due di loro, Pablo e Paul, è stato confermato l'arresto.
Per questa sera, alle ore 20.30 è stata indetta una manifestazione di solidarietà con le e gli occupanti.
Occupanti, migranti, attivist di nuovo in piazza questa mattina, questa volta per chiedere la libertà di chi è stato/a arrestato/a nel corso della giornata di sabato. Un presidio vivace e partecipato che prova a tradurre in pratica il motto "si parte e si torna insieme", in attesa di conoscere l'andamento degli interrogatori e delle decisioni del gip in merito alla convalida degli arresti.
Mancano pochi giorni alle manifestazioni del fine settimana e l'atteggiamento delle guardie tradisce un certo nervosismo: a largo Preneste questa mattina è andato in scena l'ennesimo atto di intimidazione nei confronti di un gruppo di compagni/e che attaccava manifesti, inseguito e oggetto di un tentativo di pestaggio e fermo. Un episodio da collocare, non tanto sul piano dell'improvvisazione, quanto piuttosto nel solco di una strategia repressiva che mira ad estirpare il dissenso da qualunque parte provenga.