Qusta settimana si parla della lunga serie di incidenti che hanno colpito gli impianti di trattamento dei rifiuti in Italia dal 2015,continuiamo parlando della decisione di costruire alcuni inceneritori in Sicilia,si chiude con degli aggiornamenti sull'impianto a bio-gas della Volsca ambiente a Velletri.
La corrispondenza con un compagno della Rete Antirazzista Catanese per parlare di uno sgombero di un accampamento attuato questa mattina dal sindaco Bianco e della situazione della zona, tra l'annuncio dell'impianto di una sede dell'agenzia Frontex e il Cara di Mineo.
Due corrispondenza che ci raccontano la lotta di questi giorni in Sicilia contro il nomous. Nella giornata di ieri diversi compagni e compagne sono salite sulle antenne illegali che dovevano già essere state smantellate, scenderanno solo se il corteo di oggi pomeriggio previsto a partire dalle 16.30, passerà al di la delle reti per recuperarli.
Il comitato No Muos interviene ai microfoni di Radio Onda Rossa dopo la manifestazione del 30 Marzo a Niscemi.
Nonostante il ritiro delle autorizzazioni della Regione Sicilia, per la costruzione della base Americana, il comitato continua il suo lavoro di sensibilizzazione e di lotta nel territorio.
Il comitato No Muos interviene ai microfoni di Radio Onda Rossa dopo la manifestazione del 30 Marzo a Niscemi.
Nonostante il ritiro delle autorizzazioni della Regione Sicilia, per la costruzione della base Americana, il comitato continua il suo lavoro di sensibilizzazione e di lotta nel territorio.
Mentre continuano e si allargano le presenze al presidio permanente alla base di Ulmo a Niscemi, gli attivisti del comitato No MOUS girano l'Italia per far conoscere la loro lotta e promuovere la manifestazione del 30 marzo. Oggi saranno alla facoltà di fisica (università La Sapienza), domani al Loa Acrobax ad una iniziativa che inizierà alle 18.
250 le persone disperse, fra cui donne e bambini, 48 persone tratte finora in salvo. E’ questo il primo tragico bilancio del naufragio di un barcone di migranti la scorsa notte nel Canale di Sicilia, avvenuto a causa di condizioni meteomarine difficili.
E’ ancora fitta la nebbia attorno all’accordo firmato in pompa magna, ieri sera, fra Tunisia e Italia in tema di immigrazione. Previsto il permesso temporaneo di sei mesi per i circa ventimila tunisini già giunti in Italia: “gli altri in arrivo d’ora in poi – ha detto Maroni – verranno però rimpatriati con procedure semplificate e velocizzate”. Non è dato sapere, al momento come ciò avverrà, se si eccettua una modalità più rapida di riconoscimento, svolta comunque sempre dai consolati tunisini e con la complicità di strutture come i lager dei nostri tempi chaimati CIE.
"Non si tratta di un errore e le scuse servono solo a confondere le responsabilità. "
L’Associazione studi giuridici sull’immigrazione si dichiara sconcertata dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno Roberto Maroni. Dopo l’attacco della motovedetta italo-libica a un’imbarcazione di pescatori siciliani in acque internazionali, il ministro ha derubricato le mitragliate sulla fiancata come "un errore", dovuto probabilmente alla errata convinzione che l’imbarcazione trasportasse dei migranti. I giuristi sollevano anche un problema relativo alla lettera dello stesso Trattato di amicizia italo-libica: l’attacco e la presenza accertata di sei militari della GdF sulla motovedetta libica “costituiscono la prova incontestabile che la presenza dei militari italiani sulle unità donate alla Libia non si limita alla formazione, che in realtà si sarebbe dovuta concludere nei primi sei mesi dall' attuazione dell'accordo del trattato.
Il capitano della nave Gaspare Marrone, che ha subito l'attacco, ha ribadito che al momento degli spari il motopeschereccio si trovava in acque internazional.
L’Asgi chiede quindi di sapere quante volte delle motovedette con a bordo militari italiani hanno aperto il fuoco o usato violenza contro cittadini stranieri che si trovavano su imbarcazioni di fortuna intercettate nel Mediterraneo e quale è stato l’esito di queste operazioni. Inoltre i giuristi dichiarano la necessità e l' urgenza di “una profonda revisione del Trattato di amicizia italo-libica, sospendendo detti accordi fino a quando la Libia non avrà garantito il rispetto del diritto d’asilo e dei diritti fondamentali della persona e comunque introducendo procedure stringenti di controllo affinchè tutte le operazioni che riguardano operazioni di intercettazione e controllo in mare aperto avvengano nel pieno rispetto del diritto internazionale e comunitario”.