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USA

Stop TTIP: sabato 7 tutte/i in piazza a Roma

Data di trasmissione
Durata 22m 35s

Al telefono con Elena Mazzoni della campagna Stop TTIP:

un approfondimento su cos'è il trattato di liberalizzazione del commercio tra UE e USA, quali i rischi connessi,

un aggiornamento sul procedere dell'accordo,

un quadro delle mobilitazioni per fermarlo e il lancio della manifestazione di sabato 7 maggio a Roma: partenza alle 14, 30 da piazza della Repubblica, conclusioni in piazza San Giovanni.

 

https://stop-ttip-italia.net/

50 anni dall'eccidio di comunisti in Indonesia

Data di trasmissione
Durata 30m 37s

Nel 1965, con la complicità degli USA, il dittatore indonesiano Suharto sterminò un milione di comunisti/e o presunti tali. A cinquant'anni da quella sanguinosa repressione ricordiamo le vicende politiche, il ruolo degli Stati Uniti e rendiamo omaggio ai compagni e alle compagne assasinati/e.

 

Durata: 30':37"

 

Nella foto: congresso del Partito Comunista Indonesiano svoltosi nel 1925.

Stop TTIP: Europarlamento dice no all'inserimento dei servizi idrici nel trattato

Data di trasmissione
Durata 13m 33s

Il giorno 8 settembre l'Europarlamento definisce l'acqua diritto umano e invita la Commissione Europea a sottrarre i servizi idrici dal TTIP, trattato di libero commercio che UE e USA stanno negoziando. Una vittoria, sebbene tutta formale. ne parliamo con Elena Mazzoni del Comitato Stop TTIP Italia

http://stop-ttip-italia.net/

STOP TTIP: che cos'è il Transatlantic Trade and Investiment Partnership

Data di trasmissione
Durata 10m 36s

Lo scorso 11 ottobre si è svolta la giornata di mobilitazione europea contro il TTIP, (Transatlantic Trade and Investiment Partnership, il partenariato transatlantico sugli scambi e sugli investimenti tra Usa e Ue), che ha visto diverse mobilitazioni in varie città, d'Italia e d'Europa per bloccare una serie di accordi e negoziati, che si stanno svolgendo in maniera segreta e poco chiara e nel solo interesse delle grandi multinazionali che potranno aggirare le regole nazionali, a discapito dell'interesse e della salute dei cittadini. 

Ne parliamo con una compagna che ha partecipato alle iniziative di Torino, che si sono svolte lo scorso sabato.

 

Durata: 10':36''

 

Per le prossime iniziative e ulteriori info: http://stop-ttip-italia.net/

Contro il carcere 18/1 Intervista a "Occupy the Hood"

Data di trasmissione
Durata 38m 22s

Da New York intervista a Malik Rahsaan uno dei fondatori, insieme a  Ife e Preach Peace, di Occupy the Hood, un'esperienza cresciuta all'interno e in alternativa a Occupy Wall Street.

il movimento Occupy Wall Street, scacciato violentemente dalla polizia da Zuccotti Park di Manhattan, è molto eterogeneo al suo interno ma tuttora prevalentemente "bianco", sia nella sua composizione che nelle prospettive. In queste settimane di riorganizzazione e dibattiti fuori e dentro il movimento, ho chiesto il parere di Malik Rahsaan su Occupy Wall Street e di condividere con noi le sue ragioni per avere organizzato il gruppo alternativo Occupy the Hood, insieme a Ife e Preach Peace e a molti e molte altre. I temi che prevalentemente pongono sul tappeto sono oltre a una critica molto radicale al sistema, un'attenzione particolare ai temi del carcere e della repressione da cui la comunità afro americana è particolarmente colpita. Inoltre vogliono portare avanti i temi della prigionia politica (Abu Jamal e non solo) dei militanti dei "movimento di liberazione".

Per saperne di più:

http://www.officialoccupythehood.org/ 

http://www.youtube.com/user/TheREALOccupyTheHood/feed 

Informazioni relative all'iniziativa "Film the police: big brother in reverse" (filmiamo la polizia: il grande fratello all'inverso) si possono trovare a 

http://www.filmthepolice.com/

Il video "Film the police", con Jasiri X, collaboratore di Occupy the Hood, è reperibile su youtube a 

http://www.youtube.com/watch?v=hyT1buoyTnY 

 

No Dal Molin. A Vicenza domenica fiaccolata contro la base militare Usa

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Durata 3m 44s

In quattro anni, tante cose sono successe: le grandi manifestazioni e le assemblee cariche di parole e narrazioni; le azioni creative e l’arroganza del governo; le elezioni, la consultazione autogestita, i gazebo, e i volantinaggi. La nostra città è stata attraversata da una pluralità di voci che hanno raccontato dignità, democrazia, difesa della terra, voglia di partecipazione. Il cantiere è stato aperto, eppure il progetto non è quello originario; in costruzione, infatti, non è più l’installazione modello delle rinnovate forze armate statunitensi, ma solo una parte di quanto i militari nordamericani avrebbero voluto realizzare: niente pista, niente eliporto, niente strumenti di mobilità per garantire al pugno di ferro dell’armata a stelle e strisce la possibilità di raggiungere in un batter d’occhio ogni teatro di guerra. E’ il Parco della Pace, voluto dalla mobilitazione vicentina, che ha tolto questo spazio alle mani dei militari. Ma, dopo l’annuncio della sdemanializzazione, nessun atto concreto è stato fatto; e se qualcuno ha riempito la città di manifesti per dire che “contano i fatti”, poco cambia: lo stesso Cipe, l’autorità nazionale che stanzia i fondi per le opere pubbliche, non ha ancora annullato la delibera con la quale finanziava la ricostruzione della pista aereoportuale. DOMENICA 16 GENNAIO ore 18.30 FIACCOLATA partenza da Piazza Castello

more info: www.nodalmolin.it

Requiem per il movimento pacifista

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La 'Peace Mom' Cindy Sheehan, figura simbolo del movimento 'No War' americano, riflette sulla crisi del pacifismo nell'epoca di Obama

Di Cindy Sheehan

Questo articolo e queste osservazioni faranno incazzare molte persone, ma non mi importa. Ve la prenderete con me, anche se non sono io che decreto il prolungamento della guerra, non sono io che la finanzio, non sono io a torturare e a incarcerare senza regolare processo, non sono io a distruggere l'ambiente. Ho la sensazione che il tempo per fermare la disastrosa traiettoria di questo pianeta (dettata dal complesso industrial-militare Usa) stia per finire. Premetto che la mia motivazione non nasce dal fatto che io organizzi proteste alle quali non viene nessuno.

Io scrivo, invece, perché i miei nipoti e i nipoti degli altri non vivano in un mondo dove la guerra a scopo di lucro è un fatto quotidiano, e dove il domandarsi il perché viene bollato come "radicalismo" pericoloso. (...)

La settimana scorsa, la Camera dei Rappresentanti statunitense, controllata da i Democratici, ha votato per dare a Barack Obama 33 miliardi di dollari per finanziare due guerre idiote e imprudenti. E non è la prima volta che i democratici votano per la guerra. Lo sapete perché? Perché i democratici non vogliono la pace: sono anche loro parte del 'partito della guerra'.

Le guerre iniziate da Bush e continuate da Obama appartengo a tutti coloro che hanno votato Obama. Se la gente avesse ascoltato quello che Obama diceva, e non solo il modo in cui l'ha detto, allora avrebbe capito che lui è sempre stato favorevole alla guerra in Afghanistan, e che non ha mai detto di essere contrario ad azioni militari contro l'Iran.

Durante la campagna elettorale di Obama, in tanti mi dicevano che lui sputava queste minacce militaristiche solo per farsi eleggere, e che una volta entrato alla Casa Bianca avrebbe fatto "la cosa giusta." E io mi sono chiesta, quando mai succede veramente così? Tre giorni dopo aver giurato di difendere e proteggere la Costituzione, ha bombardato con i droni un "bersaglio" nel Pakistan, ammazzando una trentina di civili ed elevando a nuove vette l'arte della guerra telecomandata, mentre il cosiddetto movimento No-War taceva compiaciuto.

Tanti gruppi e singoli pacifisti perdono la testa durante la stagione delle elezioni, pensando che la differenza minima tra Democratici e Repubblicani giustifichi la dogmatica promozione dei Democratici. Ma sia John Kerry che Obama erano a favore della guerra. Un movimento contro la guerra si auto-delegittima quando si lega a un candidato che non promette una totale e completa astensione dalla guerra.

La maggior parte dei movimenti pacifisti, infatti, hanno votato per un candidato che prometteva di contrattare una guerra solo al fine di poterne espandere un'altra. Obama ha sempre detto di non essere contro la guerra, ma di essere contro le guerre "stupide". Chi è contro la guerra avrebbe dovuto affermare: "Tutte le tutte le guerre sono stupide, per cui noi non ti sosteniamo".

Ma cosa si può fare? Votare non cambia niente. Le nostre scelte sono tra il candidato A e B del medesimo partito della guerra. Un vero candidato pacifista verrebbe marginalizzato e ingiuriato. L'America non è una nazione pacifista: siamo da cima a fondo una nazione violenta, per cui bisogna ristrutturare la società dal basso verso l'alto. Svegliatevi e staccate dal vostro paraurti l'adesivo di Obama con il simbolo della pace al posto della O. Se siete veramente contro la guerra capirete che lui non è un promotore di pace.

L'unica speranza per il futuro dell'America sarà il riconoscimento del fatto che Obama, così come McCain, la Palin, e Bush, non sono in favore della pace: solo noi lo siamo.
Quindi, dopo aver finito di piangere i nostri morti, uniamoci e organizziamo una società che porti un cambiamento positivo. Noi nn siamo nemici l'uno dell'altro: siamo nemici di uno Stato che ci è nemico.