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femminismo

Trasmissione del 29/04/2015 "Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta"

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http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/03/podcast-della-trasmissione-del-29042015/

Puntata del 29/04/2015  “ Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta”

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fotomontaggio: l’albero della vita a piazzale Loreto

 La vittoria del Vietnam/Marte a* marzian*/ Yankee go home!/ Il primo maggio e l’Expò: dall’arroganza del neoliberismo alla fascistizzazione dello Stato/Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta strumentalizzandotutto lo strumentalizzabile/Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe/Il calendario è bugiardo”

“I fili e le fila”   Immagine rimossa.        

Tre fili si intrecciano nello scenario dell’Expò 2015

-L’idea di esposizione universale. Che cos’è un’esposizione universale? non è altro che l’esaltazione della nazione in cui si svolge l’evento: in questo si coniugano due aspetti che caratterizzano questa società: il principio fascista della grandezza della patria e della sua immagine all’estero a cui tutti/e devono collaborare ( infatti è tutto un tagliare nastri e convocare  conferenze stampa)  e l’arroganza della borghesia  in un periodo vincente come questo neoliberista. Non è un caso che le esposizioni universali siano nate nella stagione della rivoluzione industriale. Da una parte quelle di questi anni sono epigoni di una modalità di propaganda ormai superata, dall’altra però ribadiscono una stagione di predominio forte, quello delle multinazionali e dell’iper-borghesia;

-la nuova dimensione del lavoro che il neoliberismo ha imposto per cui ha la sfrontatezza di aprire l’Expò 2015 a Milano il primo maggio quasi a dichiarare finita qualsiasi possibilità di rivendicazione di lotta di classe. Sono emblematiche le modalità con cui sono stati chiamati al lavoro tutti gli strati di addetti/e: dai/dalle giovani che dovrebbero lavorare gratis solo per la possibilità di mettere la partecipazione in curriculum, agli operai che muoiono per condizioni, modi,tempi, turni ottocenteschi, alla chiamata alle armi dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi pubblici come quello dei trasporti del Comune di Milano, entrati/e in sciopero il 30 aprile proprio per protestare contro il superlavoro che  dovrebbero sobbarcarsi senza neppure il riconoscimento dello straordinario o del turno festivo e che quindi  dovrebbero regalare durante il periodo dell’expò……..d’altra parte  non è altro che ” Il principio che l’organizzazione sindacale non deve basarsi sul criterio dell’irriducibile contrasto di interessi tra industriali e operai, ma ispirarsi alla necessità di stringere sempre più cordiali rapporti tra i singoli datori di lavoro e lavoratori e fra le loro organizzazioni sindacali…” (Patto di Palazzo Chigi tra Confindustria e Confederazione Generale  delle Corporazioni fasciste-21 dicembre 1923)

Le caratteristiche fasciste proprie del neoliberismo sono evidenti anche in quello che sta succedendo in parlamento: il governo Renzi emanazione diretta delle multinazionali anglo-americane, ha posto la fiducia sulla legge elettorale, un altro passo importante verso uno Stato autoritario.

-la strumentalizzazione delle oppressioni attuate dal neoliberismo e della sua stessa politica di rapina.  Sul fronte interno i territori vengono devastati, vengono programmati accordi economici e trattati di così detto libero scambio, come quello  del TTIP con gli USA, che decreteranno la fine di ogni autonomia dei governi nazionali in qualsiasi ambito economico, agroalimentare compreso, e sul fronte esterno il neocolonialismo attua una rapina sistematica di risorse, ricchezze, territori e esseri umani.. e, in questo panorama devastante, sotto gli occhi di tutti e tutte,  l’ Expò ha la faccia tosta di titolarsi  “Nutrire il pianeta”. La borghesia imperialista transnazionale, con i governatorati locali, compreso quello italiano, affama, distrugge, inquina, devasta ,uccide su scala industriale però  si pone come faro di civiltà strumentalizzando direttamente le oppressioni e le violenze che esercita e parlando impunemente di antirazzismo, guerre umanitarie, diritti umani, sicurezza sul lavoro, femminicidi, antifascismo, differenze sessuali…..

Anche la nostra oppressione di genere diventa così perpetuazione del dominio.
La femminilizzazione del lavoro non è altro che la trasposizione della modalità del lavoro di cura a tutto il mondo del lavoro, il nostro asservimento deve diventare la modalità del lavoro per tutti . Noi veniamo chiamate direttamente a partecipare alla nostra strumentalizzazione, oppressione, impoverimento e  a ribadire noi stesse qual’ è il ruolo che ci dovrebbe competere all’interno della nazione e della patria.

E così all’interno dell’Expò c’è “WE-Women” chiaramente rigorosamente in inglese, tanto per ribadire una sudditanza se mai ce ne fosse bisogno, e poi WOMEN FOR WATER e poi il Casato Petronilla e il Filo della Rosa e le ricette per la vita……siete spaventate? Suvvia, allora proprio non avete capito qual è il vostro ruolo!

Viene ribadito ed enfatizzato il rapporto donna-nutrimento-terra, memoria e donne attraverso il racconto delle nonne e il recupero della tradizione, concetto alquanto fascista che vede la donna come depositaria dei valori sacri della patria che legano con un filo ROSA la tradizione alla nuova donna imprenditrice.

Si punta molto alla figura della donna che si deve occupare del terzo mondo, nel solco del politicamente corretto che con i principi fascisti forma una miscela esplosiva, dello sviluppo sostenibile proprio in quanto depositaria del femminile e, quindi, più sensibile ai problemi quali salute, nutrimento e cura degli altri. Viene ribadito continuamente che noi avremmo un’innata predisposizione per la cura. Paura eh!? Chiaramente siamo debitrici di tutte queste illuminanti posizioni soprattutto a Federica Mogherini e a Marta Dassù, due esemplari tipo di patriarche. La prima viene dalla Sinistra Giovanile dei DS, come responsabile nazionale Esteri e relazioni internazionali nella segreteria di Piero Fassino ha seguito in particolare i dossier relativi all’Iraq, all’Afghanistan e al Medio Oriente….E’ stata eletta deputata nel 2008 nella lista PD, è stata rieletta nel 2013 alla Camera senza passare per le primarie e il 1 agosto 2014 è stata eletta presidente della delegazione parlamentare presso l’assemblea parlamentare della NATO, prima donna nella storia a ricoprire questo incarico. E’ stata vicepresidente della Fondazione Italia-Usa. E’ stata ministro degli Esteri nel primo esecutivo Renzi. Ora è Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica  di sicurezza.

Marta Dassù è stata consigliere per la politica estera del presidente del  Consiglio dei ministri nel governo D’Alema I, D’Alema II, e nel governo Amato II….fa parte del Comitato scientifico di Confindustria ed è componente della Fondazione Italia-Usa…..è nominata dal governo Renzi nel C.d.A. di Finmeccanica.

Le patriarche sono la nuova frontiera dell’oppressione di genere, sono quelle che in cambio della propria promozione individuale, stravolgendo e strumentalizzando significati ed obiettivi dell’emancipazione si mettono al servizio dell’oppressione patriarcale e neoliberista, vendendo la propria collocazione di genere e perpetuando l’asservimento della stragrande maggioranza delle altre donne.

Come femministe tirare le fila di questi discorsi ci chiarisce una volta di più che nessuna lettura di genere può essere scissa da quella di classe e che non ci sono zone neutre o impensabili posizioni al di sopra delle parti, o si sta dentro all’EXPO’ o si sta fuori nelle strade che lo combattono.

 

Le coordinamente /Coordinamenta femminista e lesbica

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe del 29/04/2015 "Il calendario è bugiardo"

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Da “I Nomi delle Cose” del 29/03/2015

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe,la rubrica di Denis ogni ultimo mercoledì del mese

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/30/il-calendario-e-bugiardo/

“Il calendario è bugiardo”

Sveglia. In realtà no, non la sento mai. Allungo la mia mano destra verso il telefono, dove mi chiamano per tentare ancora di spillarmi soldi che non ho. Vado a passo spedito in cucina. Nel frigo c’è ancora un sacco di merda, che è quello che uno mangia per vivere, quando deve badare a spese. Apro le persiane, e quelle mi salutano con una brezza leggera e uno sguardo sul mondo. Da quando è arrivata la cementificazione il verde s’è fatto timido: una volta c’era un campetto in terra battuta che già a febbraio si ricopriva quasi interamente di margherite. Ora, senza rami, fuori da questa finestra un uccellino canta sopra un’antenna parabolica. Mi giro per andare a prendere un libro e una persona scende nervosamente le scale. Non ho bisogno di guardarla per saperlo, conosco bene il rumore degli scalini delle case popolari quando li calpesti in fretta. Respiro. Servirebbe una memoria storica per ricordarsi di cosa sia una memoria storica. Un numero imprecisato di esseri viventi muoiono per finire nel piatto o nello sfruttamento altrui. I bambini sono costretti a giocare in parchi giochi per paranoici, molto sicuri e molto noiosi. I poliziotti perlustrano, i giudici sentenziano, i giornalisti scrivono molte idiozie. Il calendario è bugiardo. Oggi non mi sento libero per niente.

Denis/Frantic

http://effettofarfalla.noblogs.org/2015/04/25/il-calendario-e-bugiardo/

A proposito di me

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Sono uno che tra aranciata e coca cola sceglie il chinotto, tra uomini e donne cerca tutte le sfumature possibili, tra DC e Marvel ovviamente opta per la seconda e tra fascismo e stalinismo cambia domanda: potrei essere a occhio e croce il figlio illegittimo di un threesome fra Kropotkin, Mario Mieli e Angela Davis. Tra apollineo e dionisiaco propendo per sticazzi.

Mangio pane e diplomazia, il problema è che ho il metabolismo veloce. Sono sempre in ritardo. Cucino una merda. Ho la memoria fallace. Tra i miei più spiccati talenti si annoverano ansia, perfezionismo, manie ossessivo-compulsive, innate abilità di polemica e un’evidente inettitudine al vivere. Prendo tutto molto sul serio, spesso anche per il culo. Ma sotto uno strato di croccanti cereali, si nasconde un tenero iconoclasta col cazzo piccolo e il cuore grande.

Volevo essere un cyborg e madre natura mi ha accontentato secondo le sue possibilità, dandomi un approccio al mondo che ogni tanto porta gli altri a domandarsi se sono autistico. Altrove non s’è prodigata, ma ci sto arrivando io, rimediando con i dovuti upgrade. Ho una lib(r)ido vivace. Coltivo stranezze, agogno conoscenza; colleziono lipidi, disagi e inutili momenti di gloria. Capita talvolta che io riceva dei complimenti. Sono molto grato alle dolci parole che mi carezzano l’ego, ma nel grandioso disegno celeste non rappresento nient’altro che un primate mediocre in un universo eccitante, e per di più abito pure presso un indirizzo che per i corrieri non esiste.

La mia batteria viene ricaricata dai gatti, la solitudine, i succhi di frutta, la solidarietà degli oppressi, i miei hobby e le giornate soleggiate e ventose. Smantello l’esistente armato di penna, con tanto amore e altrettanto vetriolo; a mia discolpa posso dire che avevo poche alternative visto che non ho un sostanzioso conto in banca né la prestanza fisica per spaccare vetrine. Sono anni che quando dico la mia età non mi crede nessuno, ma solo finché non mi guarda in faccia: a quel punto di anni me ne danno anche meno.

Obiettivi esistenziali: diventare un fisico teorico e un autore pubblicato di poesia, narrativa e saggistica, in particolare divulgazione scientifica; tra le altre cose, vorrei essere un umano e un biscotto migliore. Un giorno sarò un adulto produttivo, affidabile e responsabile. Ehi, sto scherzando! Quella è roba da reazionari.

Sono parte del collettivo Intersezioni e  mi impegno in altri progetti che non riesco a seguire quanto vorrei.  Ogni ultimo mercoledì del mese curo la rubrica “Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe” su Radio Ondarossa, all’interno della trasmissione “I nomi delle cose” tenuta dalle compagne della Coordinamenta.

skype: implosionespontanea
jabber/email: frantic@hacari.org
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Trasmissione del 22/04/2015 "Ri-Conosci il fascismo/ Continua a R-Esistere"

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http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/26/podcast-della-trasmissione-del-22042015/

 

Puntata del 22/04/2015 “ Ri-Conosci il fascismo/Continua a R-Esistere”

 Omaggio alle donne che resistono/Fascismo di ieri, fascismo di oggi/Mercanti di morte/Colloquio con Ilenia Rossini”

Immagine rimossa. Mika-MicaelaEtchebéhère

Immagine rimossa. Carla Capponi

Immagine rimossa. Annamaria Ludmann

Immagine rimossa. Maria Soledad Rosas-Sole

Immagine rimossa. Diana Blefari

Stralci da:

“Poche feroci”e “nuove streghe”. Le donne, la violenza agita, la Resistenza.

di Ilenia Rossini /Roma aprile 2014 (Introduzione al libro “Un fiore che non muore” RedStarPress,2014)

“…In molti di questi frammenti, tuttavia, si sente-pesante come un macigno-il peso più o meno esplicito della parola “anche”. Ci sono gli uomini, i valorosi e coraggiosi combattenti e accanto a loro  ci sono anche le donne.(….) Gli uomini, dunque, sarebbero stati la Resistenza, mentre le donne vi avrebbero “contribuito”: ma “contribuire”  non è sinonimo di “essere parte”, è più che altro un’azione di supporto, una convergenza momentanea e parallela alla lotta armata. Il contributo femminile non viene considerato un fattore fondamentale per lo sviluppo stesso della lotta resistenziale: ma perché?

La risposta a questo interrogativo tocca un nodo culturale di fondamentale importanza: la supposta incompatibilità delle donne con la guerra, che trova la sua origine nella contrapposizione tra la possibilità di dare la vita e quella di toglierla(…)

La difficoltà nell’affrontare il rapporto tra donne e violenza agita è presente anche nella maggior parte delle analisi e delle opinioni sull’esperienza femminile in organizzazioni rivoluzionarie che scelsero la lotta armata, in particolar modo degli anni ’70 e ’80. Una presenza che stupisce l’opinione pubblica, ogni volta sorpresa  nel constatare che tra i “terroristi”-uso questo termine per fedeltà alle opinioni correnti, pur rifiutando che la categoria di “terrorismo” si possa applicare alle formazioni armate di sinistra degli anni ’70 e ’80- “c’era una donna”: si notava così che anche le donne fanno la lotta armata….”

La Parentesi del 22/04/2015 "Mercanti di morte"

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http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/23/la-parentesi-di-elisabetta-del-22042015/

 

“Mercanti di morte”

Immagine rimossa. Come al solito e come sempre, quando succede una tragedia più grande di quelle che quotidianamente attraversano il nostro presente, allora tante e tanti si sbracciano in cordoglio peloso, lacrime istituzionali, interesse simulato e strumentale. Un barcone stipato di migranti si è rovesciato nel mediterraneo due giorni fa, il bilancio dei morti/e è pesante, ma fa effetto perché sono morti tutti/e in una volta…si sa il numero fa notizia, ma ne muoiono quotidianamente in quantità minore e passano così in un silenzio noncurante.

“Una tragedia immensa”(Enrico Letta, Pd, presidente del consiglio, tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013)

“Provo vergogna e orrore; è necessario rivedere le leggi anti-accoglienza” (Giorgio Napolitano,Pd, presidente della repubblica, tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 )

“…L’escalation dei viaggi della morte è il segno che siamo in presenza di un’organizzazione criminale che sta facendo tanti soldi e rovinando tante vite. Il nostro Paese non può consentire che si faccia commercio di vite umane e noi li prenderemo. Questo chiediamo alla comunità internazionale”…..“Anche oggi un’operazione delle forze di polizia e dell’ordine italiane ha portato all’arresto di altre 24 persone, siamo a 1.002 in totale” ( Matteo Renzi, Pd, presidente del consiglio, sul ribaltamento del barcone del 19 aprile 2015.)

Queste dichiarazioni sono assolutamente intercambiabili nel tempo e nello spazio politico e non perché destra e sinistra non esistano più, esistono eccome!, ma perché mentre la destra tradizionale ribadisce concetti che sono sempre stati suoi, la socialdemocrazia, PD in testa, è diventata destra moderna facendosi sponsor del credo neoliberista.

A margine è interessante notare la dichiarazione di Laura Boldrini,Sel, presidente della camera, che, alla dichiarazione di Angelino Alfano che sarebbe necessario bombardare le imbarcazioni degli scafisti, risponde ”ma come facciamo a sapere quali sono le imbarcazioni giuste?”: Il problema non è quindi un’affermazione come quella di Alfano priva di qualsiasi scrupolo, bensì come metterla in atto. D’altra parte cosa aspettarsi da una patriarca, questo è il suo ruolo, questo è il punto di arrivo di una carriera fatta proprio nell’ambito della strumentalizzazione occidentale delle guerre umanitarie, questo è il motivo per cui è stata messa dove sta.

La colpa delle stragi in mare sarebbe, quindi, delle modalità con cui i migranti arrivano qui da noi, delle situazioni locali nei paesi del terzo mondo che non impediscono gli imbarchi, delle politiche europee che non aiutano l’Italia, delle leggi italiane non adeguate, dell’insufficienza delle strutture poliziesche, militari e di controllo, della carenza di strutture umanitarie di soccorso, ma, soprattutto, la colpa sarebbe degli scafisti, chiamati mercanti di morte, che lucrano sulla tratta degli esseri umani.

Si, la colpa è dei mercanti di morte, ma i mercanti di morte sono i paesi occidentali.

Le cause vere dei flussi di migrazione e le responsabilità vere vengono oscurate, negate, sepolte, sono sotto gli occhi di tutte e tutti ma non vengono nominate. Le politiche neocoloniali di aggressione ai paesi del terzo mondo, la destabilizzazione di intere nazioni, aree geografiche e territoriali da parte delle potenze occidentali, la strategia adottata dall’occidente neoliberista a guida statunitense che usa strumentalmente le differenze etniche, religiose, culturali in modo tale da ottenere  comunità in lotta fra loro che non permettono unità nazionale, percorsi di liberazione, consapevolezza politica, strategie di affrancamento dall’occidente predatore e colonialista, sembra che non esistano. La condizione del terzo mondo sarebbe frutto dell’incapacità di quei popoli a gestirsi democraticamente.

E intanto vengono distrutte le economie di sussistenza, la piccola proprietà contadina è cancellata dalla voracità delle multinazionali, si sostengono e si armano realtà tribali mettendole le une contro le altre. Si evoca lo spettro del "terrorismo" per ottenere l’effetto di compattare l’occidente  e di avere mano libera per qualsiasi intervento militare e allo stesso tempo si crea, si addestra, si foraggia e si arma l’integralismo islamico.

Le popolazioni che sono costrette ad abbandonare campagne devastate, prima si ammassano in baraccopoli senza identità, in una miseria senza fine, poi cercano una via di scampo verso un occidente che si autopropone ipocritamente come terra promessa, come portatore di civiltà, di diritti umani, di cultura superiore e come paradiso del benessere.

I barconi partono dalle coste libiche, un paese aggredito e smembrato. L’aggressione alla Libia del marzo 2011,  snodo della nascita del neocolonialismo, è stata promossa dalla Francia con il concorso degli Stati Uniti, della Danimarca, della Norvegia, del Regno Unito, del Canada, del Belgio e dell’Italia

L’Italia, a sua imperitura vergogna, ha partecipato in prima fila alla distruzione di quel paese, aggressione assolutamente contraria agli interessi italiani ma  fortemente voluta d’allora presidente della repubblica Giorgio Napolitano e dal Pd, un partito che per la prima volta nella storia italiana non ha fatto gli interessi di frazioni della borghesia nazionale, bensì quelli delle multinazionali anglo-americane.

La responsabilità delle morti in mare, dei migranti affogati/e e dispersi/e, ma anche della loro reclusione nei Cie, della loro vita di stenti e di miseria, è di tutte quelle e tutti quelli che portano avanti, sostengono, appoggiano, naturalizzano nella società il neoliberismo a tutti i livelli, dal politico al quotidiano.  L’unico modo che abbiamo per porre fine a queste tragedie è lottare contro le guerre neocoloniali e contro l’ideologia neoliberista in ogni aspetto della nostra vita, smascherare  i partiti, le organizzazioni, le soggettività, le associazioni, le ong, le onlus…che sono portatori di questa logica perché tutto questo ha dei risvolti importanti anche nel nostro paese: il neoliberismo è un’ideologia fortemente razzista e violenta che mette poveri contro poveri, migranti contro così detti cittadini legittimi…una categoria sociale contro l’altra…uomini contro donne ….e il neocolonialismo è come un’onda nera che si rovescia anche sui popoli occidentali minando alle radici consapevolezza politica, solidarietà, possibilità di liberazione.

I mercanti di morte sono i paesi occidentali, ma non mercanti qualsiasi, sono mercanti all’ingrosso.

Trasmissione del 15/04/2015 " Sui rapporti tra genere e classe"

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http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/17/podcast-della-trasmissione-del-15042015/ Puntata del 15/04/2015 “Sui rapporti tra genere e classe”

Quali sono i legami tra capitalismo e patriarcato? e tra genere e classe? si tratta di due sistemi distinti? l’uno ha generato l’altro? l’uno è stato assorbito dall’altro? i generi sono delle classi? si può abbattere il dominio maschile? e abolire i generi? come? e la rivoluzione in tutto questo?…………..

Scriveteci e proviamo insieme a rispondere a questi interrogativi…..
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 incendo.noblogs.org sur le rapport entre genres & classes/ Venti di guerra: Hillary Clinton/Dimenticanze?/Resoconto e riflessioni sul dibattito
< il corpo delle donne e l’autodeterminazione> con Luisa Mercanti e
le compagne di Sapienza Clandestina”

La Parentesi del 15/04/2015 "Dimenticanze?"

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http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/16/la-parentesi-di-elisabetta-del-15042015/ “Dimenticanze?”

Immagine rimossa. Il Patriarcato  è un tipo di organizzazione sociale  e  familiare in cui, in senso riduttivo, i figli entrano a far parte del gruppo cui appartiene il padre, da cui prendono il nome e i diritti che essi a loro volta trasmettono ai discendenti diretti o prossimi nella linea maschile, in senso espansivo, è un tipo di organizzazione sociale in cui al genere maschile viene riconosciuto un ruolo di comando, di guida e di riferimento in una struttura gerarchizzata e piramidale in cui il femminile ha un ruolo subalterno.

Il sesso, strettamente inteso come fisicità, non avrebbe niente a che fare con il maschile ed il femminile che sono precise costruzioni sociali, ma è successo e succede che questa identificazione  e sovrapposizione sia voluta e strutturata sin dalla nascita. I bambini/e interiorizzano prestissimo il ruolo che  viene loro assegnato dal sociale e identificano se stessi/e con il ruolo sessuato che viene loro destinato in base al sesso biologico. Il ruolo sessuato viene così fatto proprio prima ancora della consapevolezza e della conoscenza del sesso biologico.

 

Ma il Patriarcato non è qualcosa che nasce nella sfera sociologica, psicologica, culturale o metafisica, non vive in un limbo in cui galleggia e non si sa perché ha strutturato così gli uomini e le donne e si diverte a distribuire potere e oppressione, bensì è una precisa forma di organizzazione socio economica che si è riproposta nei secoli perché è stata sempre funzionale  al  modello economico di volta in volta vincente e da ogni modello è stata fatta propria in maniera uguale nei connotati di fondo e in maniera sempre diversa nelle manifestazioni e nelle modalità di messa in pratica.

Il modello economico capitalista ha preteso una estrema caratterizzazione dei compiti assegnati all’uomo e alla donna e all’interno del processo della ridefinizione dei loro compiti produttivi  ha compiuto un salto qualitativo differenziando in maniera molto netta il rapporto sociale e quindi economico e politico di cui questi compiti si fanno portatori.

E’ stata fondamentale la separazione tra la produzione delle merci, di cui l’uomo è diventato soggetto primario e la riproduzione della forza lavoro che è l’ambito assegnato al femminile dalla società del capitale. Risultato di questa separazione, la donna come individuo sociale viene relegata ad un “lavoro non lavoro” che non producendo plusvalore la pone ad di fuori dal circuito dell’accumulazione.

Questo è lo scenario di fondo della configurazione economica capitalista. Dimenticarsi, volutamente o meno, del modello economico in cui siamo inserite, significa non solo non capire i cambiamenti in atto, non solo privarsi degli strumenti per poter percorrere strade  che investono  la nostra liberazione,e, in prospettiva, la libertà di tutt*, ma essere dalla parte del potere e della sua continua riproposizione, potere a cui non sembra vero di perpetuare un dominio che non viene neppure scalfito nella sostanza.

Infatti, lo stadio attuale del capitale, il neoliberismo, ha aggiornato le sue modalità di connessione con il patriarcato. Ha dovuto farlo perché è passata molta acqua sotto i ponti da quando ha organizzato i suoi primi modelli di maschile e femminile. Ci sono state lotte importanti di genere e di classe con cui fare i conti e rispetto alle quali prendere le contromisure. Ora il neoliberismo si lega al modello patriarcale in altro modo. Il modello femminile non è più quello della madre e sposa esemplare che deve riprodurre la specie e ricostituire la forza lavoro, la donna stessa è stata messa al lavoro produttivo, ma non tutte le donne: quelle che servono possono posticipare maternità e interessi personali a un “dopo” quando non saranno più sfruttabili, magari congelando gli ovuli e magari a spese dell’azienda,  le altre, quelle che non servono, sono rigettate nel vecchio ruolo di riproduzione e di cura di una popolazione oppressa sempre più misera e più povera.

Cardine di questa nuova modalità di oppressione sono le Patriarche, quelle che, in cambio della loro promozione sociale e personale, diventano parte integrante del progetto neoliberista e della perpetuazione del dominio portando in dote al potere il lessico e la lettura volutamente stravolta della lotta femminista con il tradimento  della loro collocazione di genere e rigettando tutte le altre donne in una sempre più spietata oppressione, nella precarietà e nella povertà.

Dietro il paravento dell’emancipazione, le Patriarche collaborano attivamente all’affossamento dello stato sociale, all’abbattimento delle garanzie sul lavoro, alla distruzione della scuola e della sanità pubbliche, allo sfruttamento selvaggio delle migranti e dei migranti, ad un controllo serrato e poliziesco di ogni momento della vita, alle guerre neocoloniali….in sostanza  alla creazione di una società ottocentesca, medioevale e nazista.

Per questo dimenticarsi che la lotta di genere è inestricabilmente legata alla lotta di classe non solo è nocivo per la liberazione di noi tutte, ma è una precisa scelta di campo.

 

Trasmissione dell'8/04/2015 "Donne che si difendono, donne che si ribellano"

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Puntata dell’8/04/2015 “Donne che si difendono, donne che si ribellano”

“Dalla parte delle donne che si difendono e si ribellano/Controllo cosciente /Condividiamo i nostri saperi/Il corpo della donna e l’autodeterminazione”

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Scardinamento delle forme – Olga Rozanova

” Ci hanno chiamato streghe. Lesbiche pazze emarginate. Con tutti i nomi disponibili ci hanno ricondotto al confine della comunità, pronti a buttarci giù dalla passerella dei normali. Ci hanno rinominato, ridefinito, creato a immagine e somiglianza delle loro paure e dei loro desideri repressi e innominati.
 
Noi ci siamo riprese i nomi: ci siamo richiamate streghe, per rivendicare il nostro sapere; eretiche, per resuscitare la nostra ribellione; pazze, perché attorno a noi abbiamo riconosciuto altre sognatrici ….. “
Autodifesa femminista Genova.

La Parentesi dell'8/04/2015 "Controllo cosciente"

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http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/09/la-parentesi-di-elisabetta-dell8042015/ “Controllo cosciente”

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Il patriarcato intimidisce, esige, vieta, minaccia, coltiva la rassegnazione, offusca la coscienza e i desideri delle donne.

La lotta, oggi, poggia sulla capacità e possibilità di rigettare il controllo che il patriarcato esercita sui codici, sui canali di comunicazione, sulle modalità di decodificazione e interpretazione della storia.

La sfera globale della lettura della storia è necessaria per l’esistenza del femminismo

La donna merce è anche una forma della coscienza , anzi la sua forma inconscia per eccellenza, la sua forma automatica. Programmare la coscienza della donna-merce è un lavoro fondamentale della formazione semiotico ideologica borghese. E’ il suo strumento principe e il racconto, il ricordo, la storia e le gambe con cui cammina sono le socialdemocratiche. La coscienza del patriarcato opera per il loro tramite e i loro racconti e la loro storia hanno un carattere di feticcio, in essa si riflette l’apparenza della realtà, il carattere del mondo patriarcale. Dominio reale del patriarcato, nella metropoli imperialista , nella stagione neoliberista, vuol dire questo: assoggettamento della coscienza individuale delle donne ai programmi di comportamento della borghesia per ciascun rapporto sociale.

Viviamo in una comunità illusoria che produce una coscienza illusoria di sé, una catena che si può spezzare solo ponendo le proprie pratiche sociali in rapporto antagonistico assoluto con l’intera società capitalista patriarcale.

Da qui la necessità di smascherare la lettura socialdemocratica della nostra storia che opera censura e rimozione sullo spirito e la pratica femminista. Per questo si segregano, si omettono, si manipolano le motivazioni della trasgressione femminista dei codici di comportamento patriarcali, generate dai rapporti sociali antagonistici propri del femminismo, tentando attraverso il censurato ed il rimosso, la trasposizione, per via semiotica, dentro la donna.

Si vuole, in definitiva, che ogni donna assimili rappresentazioni e concetti elaborati dal patriarcato e si spaccia questa per coscienza spontanea e propria.

Ma la manipolazione borghese delle singole individualità è, sì, reale, ma è altrettanto instabile e mai definitiva, dal momento che è contraddetta, giorno dopo giorno, nel nostro vissuto quotidiano.

Le ideologie non sono finite e non hanno tutte lo stesso segno. Accanto a quelle che sposano la causa del dominio, di tipo tradizionale o verniciate a nuovo, ce ne sono altre che non sono rivolte al passato o alla sua conservazione, ma sono rivolte al futuro. Magari non hanno forme compiute, ma sicuramente abbozzi di motivazioni altre che si basano su un processo incessante di presa di coscienza delle stesse leggi di formazione della coscienza. La conquista di un tale obiettivo è frutto di una prassi sociale, di una lotta di classe e di genere per scrollarsi di dosso le incrostazioni accumulate in anni di complicità con l’ideologia e la pratica borghese e patriarcale.

Il controllo cosciente del proprio comportamento è una possibilità tutta da conquistare. Coscienza di genere è avere consapevolezza dei complessi meccanismi delle leggi e dei processi di interiorizzazione delle ideologie ufficiali, vecchie e nuove, significa capacità di progettazione consapevole del nostro futuro, significa pratica sociale orientata alla realizzazione delle nostre aspirazioni e alla liberazione di noi tutte.

La coscienza personale non si annulla nella coscienza sociale, ma in questa prende linfa e si arricchisce e si sviluppa e si consolida nel corso della rivoluzione sociale contro tutte le manifestazioni del dominio reale del capitale e del patriarcato.

Trasmissione del 1/04/2015 "La lotta delle donne curde e i nostri anni '70"

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Puntata del 1/04/2015 “La lotta delle donne curde e i nostri anni ’70 “

” Ottenere nuove leggi non era la preoccupazione principale del Mfl. il suo scopo era più ambizioso, più utopico. Le leggi sono state il positivo sottoprodotto di un lavoro gratuito, privo di finalità concrete immediate, come la ricerca di base. E se un sottoprodotto è nato è anche perchè non era lo scopo ultimo o piuttosto perchè si mirava più in alto. Questa ambizione <irrealistica> -che si permetteva di mettere tra parentesi la realizzazione immediata- ha prodotto un tale slancio, che alcune cose sono state ottenute poi in concreto “Christine Delphy/

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Piccolo compendio

1970

  1. 16/05/1970 n. 281 (Provvedimento finanziari per l’attuazione delle Regioni a statuto ordinario)
  2. 20/05/1970 n. 300 (Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento) – Statuto dei lavoratori
  3. 01/12/1970 n. 898 (Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio) – Divorzio

 1971

  1. 06/05/1971 n. 1044 (Piano quinquennale per l’istituzione di asili nido comunali con il concorso dello Stato)
  2. 24/09/1971 n. 820 (Norme sull’ordinamento della scuola elementare e sulla immissione in ruolo degli insegnanti della scuola elementare e della scuola materna statale) – Scuola a tempo pieno
  3. 30/12/1971 n. 1204 (Tutela lavoratrici madri)

1972

  1. 15/12/1972 n. 772 (Norme per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza)

1973

  1. 18/12/1973 n. 877 (Nuove norme per la tutela del lavoro a domicilio)

 1974

DPR n. 416, 417, 418, 419 e 420 del 31/05/1974 (Decreti delegati … sulla scuola: gestione democratica, stato giuridico dei lavoratori, sperimentazione)

1975

  1. 19/05/1975 n. 151 (Riforma del diritto di famiglia)
  2. 29/07/1975 n. 405 (Istituzione dei consultori familiari)
  3. 26/07/1975 n. 354 (Riforma dell’ordinamento penitenziario)
  4. 22/12/1975 n. 685 (Disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope. Prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza)

1976

  1. 10/05/1976 n. 319 (Norme tutela delle acque dall’inquinamento – cd “legge Merli”)

1977

  1. 09/12/1977 n. 903 (Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro)

1978

  1. 23/12/1978 n. 833 (Istituzione del servizio sanitario nazionale)
  2. 22/05/1978 n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza)
  3. 13/05/1978 n. 180 (Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori) Chiusura manicomi
  4. 27/07/1978 n. 392 (Disciplina delle locazioni di immobili urbani) – Equo canone

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La lotta delle donne curde e i nostri anni ’7o/Conversazione femminista proprio su questo argomento tratta da radiocane”

http://www.radiocane.info/da-kobane-noi/

“Alla vigilia della camminata auto-determinata di domenica 8 marzo, due compagne italiane dialogano intorno all’attuale incontro con le donne curde in lotta. Un’esperienza,quest’ultima, in grado di sprigionare rinnovata potenza, cui volgere lo sguardo anche in chiave storica e che viene qui focalizzata partendo dal proprio percorso nel movimento femminista dagli anni settanta in avanti.
Immagine rimossa. Il_segno_di_Istar “
 
 
 
/La memoria è l’occasione per produrre nuove possibilità e dare un senso agli eventi presenti e futuri/

“Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo<proprio così com’è stato davvero>. Vuol dire impossessarsi di un ricordo così come balena in un attimo dipericolo.(…) Il pericolo è uno solo : prestarsi ad essere strumento della classe dominante. In ogni epoca bisogna tentare di strappare nuovamente la trasmissione del passato al conformismo che è sul punto di soggiogarla.”

(Walter Benjamin, Sul concetto di storia,VI,ed.Porfido,2007)- Citazione tratta dal contributo del collettivo femminista Me.Dea di Torino per l’Incontro Nazionale Separato “Memoria collettiva, Memoria femminista”

 

La Parentesi del 1/04/2015 " Les jeux sont faits"

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http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/03/la-parentesi-di-elisabetta-del-1042015/ “Les jeux sont faits”

Immagine rimossa.Tre notizie passate, più o meno in contemporanea, sulla stampa mainstream e di tenore molto diverso, hanno però un portato che le accomuna e sviscerarlo può essere molto utile per chi lotta nel tempo presente.

La prima ci dice che il governo ha preso la decisione di accorpare la Guardia Forestale con la Polizia di Stato. E’ un processo cominciato diverso tempo fa e che riguarda la militarizzazione anche di quelle strutture che sono chiaramente di servizio civile come i Vigili Urbani che si sono proposti e si propongono come polizia e come i Vigili del Fuoco oggetto di un malcelato tentativo di militarizzazione a cui fino adesso hanno resistito.

Già il governo D’Alema, nel 2000, aveva trasformato i Carabinieri nella Quarta Arma dell’esercito, aprendo scenari estremamente pericolosi dato che questi sommano strumenti, abitudini e attitudini da polizia militare con equipaggiamento, armamenti e mezzi da esercito vero e proprio.

Durante una sola corsa in metropolitana qui a Roma, si può assistere alla presenza di militari in mimetica, carabinieri di ronda, addetti alla vigilanza del Comune, addetti alla vigilanza dei tornelli d’ingresso, polizia varia compresa quella in borghese.

Sembra di essere calate in uno scenario da “ Sostiene Pereira”.

La seconda notizia riguarda l’accordo raggiunto da Confcommercio e triplice sindacale per il rinnovo del contratto della categoria, contratto che avrà validità dal 1 aprile 2015 al 31 dicembre 2017.

Sono state approvate fino a 44 ore settimanali lavorative senza che scatti lo straordinario per un massimo di 16 settimane. In pratica nei periodi di picco del lavoro, per esempio sotto Natale e durante i saldi, le imprese potranno pretendere dai dipendenti che lavorino quattro ore in più senza confronto con i sindacati e senza l’assenso del lavoratore/trice stesso/a.

E’ la codificazione di un rapporto ottocentesco in cui chi lavora deve accettare condizioni che permettono la mera sopravvivenza ed è la guerra fra poveri/e perché tutto ciò naturalmente comporta la venuta meno di tutti quei lavori occasionali, temporanei, saltuari che si potevano fare proprio e soltanto nei periodi di maggior carico di lavoro di chi uno straccio di occupazione già l’aveva.

A margine leggiamo la dichiarazione dell’ISTAT che ci dice  che nel solo mese di febbraio ci sono state oltre 42.000 donne in meno al lavoro. A dimostrazione che il neoliberismo è strumentalizzazione dell’oppressione di genere attraverso i più svariati canali istituzionali e attraverso il femminismo socialdemocratico incarnato dalle “patriarche” che in cambio della loro promozione personale collaborano attivamente all’oppressione delle altre donne ricacciate nei ruoli, nel lavoro di cura e nella precarietà.

La terza notizia riguarda il calo inarrestabile degli spettatori nei stadi di calcio della serie A.

Nel trimestre 2015, la media delle presenze registra una flessione del 6,9% rispetto al dato della scorsa stagione. Ma la ragione di tutto ciò non risiede né nelle strutture degradate degli stadi né nella così detta violenza della tifoseria, bensì nella sensazione che il tifoso/a ha di partecipare ad un gioco taroccato, non nel senso che le partite vengano vendute o comprate, ma un gioco in cui domina l’ipocrisia, il politicamente corretto, le falsità e le mistificazioni, in cui vincono sempre gli stessi e si sa già chi sono, in cui i media mainstream sono lo strumento di una comunicazione falsa e tendenziosa, di un addomesticamento peloso della verità.

Tutto ciò provoca disamore, disaffezione, rifiuto ed è lo stesso meccanismo con cui è stata demonizzata la politica e che porta ad un’apatia di fondo di fronte ad attacchi violentissimi come quello al mondo del lavoro.

La stampa non è mai stata indipendente, come qualcuno voleva raccontare, è sempre stata di parte, ma ora, nella stagione dello Stato di Polizia non poteva non diventare di regime.

Les jeux sont faits, il cerchio è chiuso. Il neoliberismo, per ora, ha vinto.

Alla sinistra di classe il compito difficilissimo di fermarsi a riflettere su come creare nuovi immaginari, su come ricostruire la speranza attraverso nuove forme di lotta.