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femminismo

DWF celebra i suoi primi 50 anni

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In collegamento con Patrizia Cacioli, parliamo della celebrazione dei 50 anni di DWF (donnawomanfemme), rivista femminista autonoma e autofinanziata da sempre che è stata, nel tempo, un importante strumento di dibattito tra femminismi, anche in una logica di confronto intergenerazionale. Nel corso della corrispondenza viene sinteticamente ricostruita la storia della rivista, nata nel 1975 dall'iniziativa della storica Annarita Buttafuoco come periodico di women studies e successivamente divenuta un progetto politico al servizio del femminismo. Attualmente, la rivista pubblica con cadenza trimestrale numeri monografici, disponibili sia in cartaceo che in digitale, dedicati a tematiche di carattere molto ampio: carcere, scuola, intelligenza artificiale, conflitti, saperi femministi, ecc. Oggi dalle 19 alla Casa Internazionale delle Donne in via della Lungara 19 la festa di compleanno che apre con la consegna della prima edizione del premio "Paola Masi".

Femminismi di fine millennio

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L'Archivio di storia delle donne di Bologna presenta il riordino dei fondi documentari "Franca Carzedda" e "Anna Gaudiano". Si tratta di due raccolte inedite che raccontano il movimento femminista bolognese tra gli anni Novanta e l'inizio del nuovo millennio. Il riordino dei due archivi rientra nel progetto "Femminismo/Femminismi. Teorie, elaborazioni, pratiche tra fine Novecento e nuovo millennio".

Don't Skip Likewise #124 S5

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Don't Skip è una puntata dedicata all'ascolto per intero di un disco scelto da likewise.

Questa settimana abbiamo ascoltato:

Shannon Wright

Reservoir of love

Febbraio 2025, Vicious Circle

La nostra sigla è di Koumiya - Ayaw

La grafica di Likewise è curata da Le

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email: likewise@ondarossa.info

canale telegram: likewise_trx

Per un femminismo della rete

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prima parte

intervista a Marzia Vaccari, autrice di Server Donne -> appuntamento alle cagne sciolte (via ostiense 137b) giovedì 27 novembre dalle 19 per una presentazione del libro con discussione

abbiamo parlato di infrastrutture e tecnologie femministe, menzionando alcuni server femministi autogestiti, del rapporto problematico e complesso tra femminismi e digitale, dell'importanza della memoria storica e dell'archiviazione come atto politico, della necessitò di un femminismo della rete anche per non lasciare il campo ai misogini della "manosfera", di risorse e spunti preziosi da Abya Yala  e non solo.. che lavorano sull'autonomia delle infrastrutture ma sull'autodifesa femminista digitale contro le violenze di genere

alcuni spazi femministi digitali liberi&open source da esplorare:
https://tube.systerserver.net (PeerTube)
https://systerserver.town (Mastodon)

seconda parte

Al telefono con un compagno di Torino parliamo di hackrocchio, l'appuntamento annuale di avvicinamento ad hackmeeting organizzato dall'hacklab underscore.

Notiziole:

  • aggiornamenti sul caso Paragon
  • in California ritirato il progetto Dragnet, con cui la polizia monitorava i consumi elettrici dell'intera popolazione di Sacramento con l'intento dichiarato di trovare persone che coltivavano cannabis in casa
  • varie su IA e quanto non funziona
  • copyright: Cloudflare multato in Giappone per non aver favorito la rimozione di contenuti "pirata"
  • l'annoso caso del chip sottopelle

 

NUDM: il 22 novembre in piazza contro la violenza patriarcale

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Con NUDM Roma presentiamo il corteo nazionale del 22 novembre prossimo contro la violenza patriarcale. L'appuntamento alle 1430 Piazza della Repubblica a Roma.

 

Sabotiamo guerre e patriarcato. Facciamo salire la marea!

In un paese che si prepara al riarmo approfondendo disuguaglianze e discriminazioni, la violenza patriarcale diventa programma di governo ed è normalizzata dalla produzione ossessiva di misure e leggi misogine e transfobiche. 
I dati dell’Osservatorio di Non Una di Meno registrano, tra gli altri dati, 78 femminicidi, 3 suicidi indotti di donne, 2 suicidi indotti di due ragazzi trans, 1 suicidio indotto di una persona non binaria, 1 suicidio indotto di un ragazzo ma, come sappiamo, questi numeri, di per sé eloquenti, non danno la misura di quel quotidiano sommerso e strutturale della violenza. L’approccio punitivista scelto dal Governo è pura propaganda da cui non farsi incantare: mentre mostra il pugno di ferro con l’ergastolo per i colpevoli di femminicidio, attacca i centri antiviolenza, la loro storia politica femminista, le pratiche e le metodologie per la fuoriuscita e la prevenzione della violenza di genere. 

Mentre i media rilanciavano la notizia dell’ennesimo femminicidio, la Commissione Cultura della Camera votava un disegno di legge che vietava l’educazione sessuale anche alle scuole medie e la subordina al consenso dei genitori negli istituti medi superiori, svuotando la scuola pubblica di un ruolo educativo insostituibile nella diffusione della cultura del consenso e delle differenze. Questa la fotografia del momento, al di là di ogni ipocrisia propagandistica o di piccoli dietrofront.
Violenze, abusi e umiliazioni fanno parte dell’educazione sentimentale dei maschi italici da tempo – come testimoniano il gruppo facebook “Mia moglie” e i siti Fika.net e Social Media Girls – eppure le indicazioni nazionali di Valditara vanno proprio nella direzione di sdoganare la violenza, del disciplinamento di studenti e docenti, della militarizzazione dei saperi e della formazione, di un approccio alla cultura bigotto e autoritario. Si accompagnano alla stretta sui percorsi di affermazione di genere con la Legge Disforia nella crociata ideologica antigender che colpisce in particolare infanzia e adolescenza.
Da donne, persone trans*, precarie, migranti paghiamo doppiamente il prezzo della militarizzazione delle relazioni, della vita, della società, dell'economia.
Siamo noi a pagare il riarmo con i salari da fame, il part time imposto e il taglio del welfare. La manovra finanziaria propaganda il sostegno alle famiglie ma si tratta di mance una tantum come il Bonus Mamme e di incentivi a tornare a casa per curare figli e parenti senza alcun sostegno economico. Quando Meloni parla di famiglia e di natalità, in realtà scarica altro lavoro gratuito sulle donne per compensare i tagli alla sanità e ai servizi sociali. 

In Italia sono più di 2 milioni le famiglie in povertà assoluta (con più di 1 milione di minori), si è povere anche se si ha un lavoro, i salari sono i più bassi d’Europa, non esistono tutele dal ricatto economico, molestie sul lavoro e stress mentale. In un Paese in cui cresce l’intensità del disagio economico, si sta configurando una legge di bilancio “austera” e piuttosto “debole” in termini di risorse, che libera soldi per il riarmo, la difesa e la produzione di armamenti all’interno della necessità di risanamento dei bilanci pubblici voluta dall’Europa. 
Viviamo in un momento storico in cui la guerra è diventata la regola dei rapporti sociali. Nazionalismo e suprematismo sono le parole chiave della destra al potere che si riorganizza intorno a Trump. Si materializzano nella loro forma più brutale in Palestina, mentre la guerra globale si accende in decine di focolai nel mondo dettando le condizioni di un potere economico predatorio e senza argini. 
Abbiamo abitato, a partire dal posizionamento transfemminista, con rabbia e desiderio le mobilitazioni contro il genocidio e il disegno neo-coloniale che si sta dispiegando ancora oggi in Palestina, nonostante la finta “tregua”.

Nelle scorse settimane siamo state marea, esondazione di corpi che si sono riappropriati dello strumento dello sciopero generalizzato, che hanno praticato blocchi diffusi, che hanno espresso ostilità contro governi complici attraverso discorso e pratiche radicali.
Dalla giornata del TDOR del 20 allo sciopero del 28 sarà di nuovo agitazione permanente. Occupiamo le piazze per bloccare tutto e unire le lotte!
In uno scenario in cui paradigma genocidario e guerra stanno cambiando il volto dell’economia, del welfare e della produzione, pensiamo sia sempre più urgente ribadire che la Palestina ci riguarda, che lottare per l’autodeterminazione dei popoli significhi lottare per l’autodeterminazione dei nostri corpi e delle nostre vite, a partire dalle soggettività specifiche che ne sono maggiormente colpite, donne, giovani, migranti, precarie, persone trans*, queer, non binarie, lavoratrici. 

Il 22 novembre inondiamo le strade di Roma! il 25 novembre cortei, azioni e iniziative in tutte le città.

Per un'antiviolenza femminista e transfemminista, finanziata e libera dall'ideologia punitivista e confessionale.

Per una scuola libera da condizionamenti e diktat, per la libertà di ricerca e di insegnamento, per l'educazione sessuo-affettiva dalla scuola dell’infanzia all'università.

Contro la manovra finanziaria. Noi la guerra non la paghiamo! Né complici né vittime della conversione bellica.

Per il diritto all’autodeterminazione dei corpi e dei popoli.

Ciao Oria

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Oria è arrivata con la forza di un uragano nelle nostre vite insegnandoci che insieme possiamo cambiare il mondo.

Con quella tenacia caparbia come la sua indole marsicana e la capacità unica di guardare oltre, dove nessuna riesce nemmeno a immaginare - partendo dallo scantinato di casa sua - abbiamo condiviso gioie, sconfitte, successi e follia, come l'idea di creare Be free: La tua cooperativa femminista!

Oria, sei rivolta e rivoluzione.

Il dolore ora e' immenso. Ma la tua forza continuerà ad ispirarci, in ogni gesto, parola e pratica

Ci stringiamo insieme alla tua famiglia, alle amiche, alle sorelle, alle compagne di lotta.

 

Per tutte le persone che hanno il desiderio di salutare Oria,

sarà possibile farlo domani,

31 ottobre,

dalle 11,00 alle 14,00

presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio.

I funerali si terranno

Domenica 2 novembre alle 15,00

nella chiesa di San Francesco a Ripa

Le yurte non hanno il soffitto di cristallo

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Tra il 1928 e il 1939 il partito comunista organizza una serie di centri di comunità mobili che seguono le popolazioni nomadi dell'Asia Centrale per offrire assistenza sanitaria, istruzione, e prevenzione della violenza domestica. Oggi parliamo delle yurte rosse, della possibilità che siano uno strumento coloniale, e della rivisitazione ideologica di cui sono oggetto.

CW: violenza domestica, violenza di genere

Scaletta musicale:

 

Catania: protesta contro la "giustizia patriarcale"

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Oggi, venerdì 30 maggio, una trentina di compagne e compagni hanno fatto un presidio davanti al tribunale di Catania "per dire basta alla giustizia patriarcale dei tribunali”

Dopo le motivazioni della sentenza del tribunale di Catania che ha assolto di Santo Torrisi, un professore di Medicina dell'Università di Catania, accusato di violenze sessuali e molestie verbali da sette ragazze "Ha appoggiato i palmi al seno, non c'è stata una pressione particolare delle mani", recita il dispositivo adottato dalla quarta sezione del tribunale di Catania.

Davanti al Tribunale la protesta contro la decisione dei giudici e la solidarietà con le studenti che hanno denunciato le molestie e le violenze subite