Maxi rissa al CARA di Bari che ha portato alla morte di un kurdo irakeno. Ma nessuno parla delle condizioni disumane e di sovraffollamento del CARA che dovrebbe contenere 600 persone e che invece ne vede la presenta del doppio. Tante in questi anni le rivolte e le manifestazioni di protesta. Sentiamo un compagno della rete antirazzista di Bari.
Una corrispondenza con una madre dell'Assemblea dei genitori sulla situazione della scuola di via dell'Acqua Bullicante in attesa dell'iniziativa che l'assemblea stessa ha organizzato per sabato prossimo, 18 maggio, all'ex Snia, via Prenestina, 173
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato rivolto all'amministrazione del CIE di Ponte Galeria, nel quale i detenuti lanciano lo sicopero della fame:
Noi tutti di questo centro abbiamo deciso di dare inizio ad una protesta pacifica
iniziando il rifiuto del cibo che ci viene consegnato per tutto il tempo
necessario finchè non vengano esaudite le nostre richieste sotto indicate:
1. Chiediamo che le procedure siano molto più rapide
2. Che il servizio sanitario sia molto più efficiente
3. Che non venga più usata violenza, fisica o psichica, contro di noi
(giorni fa è stata somministrata una puntura di psicofarmaci ad un ospite,
contro la sua volontà, che ha avuto una reazione dannosa alla salute
provocandogli gravi danni. Ancora oggi non può parlare e ha la faccia gonfia)
4. Che venga accolta la richiesta di chi chiede l'espatrio il prima
possibile senza trattenimenti di lungo periodo
5. Che le notifiche vengano tradotte nella lingua di origine
6. Che le visite dall'esterno vengano facilitate senza tanta burocrazia
7. Che i tossicodipendenti vengano accolti in un'altra struttura adatta alle loro
esigenze di recupero
8. Che chiunque abbia uno o più carichi pendenti possa presenziare al suo
processo in modo che non venga condannato in contumacia
9. Per queste e molte altre motivazioni i centri come questo di Ponte Galeria
schiacciano la dignità delle persone e andrebbero chiusi per sempre
Noi motiviamo il nostro sciopero della fame, ora voi motivateci il perchè dobbiamo espiare una pena senza aver commesso un reato.
Puntata a tre voci con una compagna della cooperativa Be free. Be free gestisce uno sportello psico-sociale a favore di donne vittime di tratta all’interno del CIE di Ponte Galeria.
Nella puntata il C.I.E, luogo paradigmatico della civiltà delle frontiere e dei muri, viene visto dall’interno attraverso la concretezza dei corpi delle donne e degli uomini che vi sono rinchiusi o che subiscono la minaccia di esservi rinchiusi, nell’orizzonte ampio delle politiche continentali che li determinano, nel panorama delle politiche repressive della mobilità delle persone. Si parla anche di Cara (centri di accoglienza per richiedenti asilo), strutture per rifugiati/e e di tratta di esseri umani.
Libeccio d’Oltremare. Il vento delle rivoluzioni del Nord Africa si estende all’occidente. A cura di Ambra Pirri - La frontiera addosso. Così si deportano i diritti umani.Luca Rastello -Campi di forza, Percorsi confinati di migranti d’Europa. Alessandra Sciurba - Storie di Ponte e di frontiere. A cura di Be free.
Questa mattina si è tenuto un presidio a Montecitorio delle famiglie degli oltre 250 tunisini di cui si sono perse le tracce a seguito di uno sbarco avvenuto sulle coste italiane nella primavera del 2011.
Continua la mobilitazione delle famiglie dei migranti tunisini scomparsi da più di un anno: oggi, venerdì 30 marzo, presidio sotto l'ambasciata italiana a Tunisi
A due anni dai fatti di Rosarno, la lotta dei braccianti migranti e dei contadini della Piana di Gioia Tauro trova un momento di sintesi nell'articolazione di due settimane di iniziative in diverse città italiane, dopo le esperienze di sciopero di Castelvolturno e Nardò.
Contro il lavoro nero e lo sfruttamento, contro i dispositivi legislativi che impediscono la regolarizzazione dei migranti, per il permesso di soggiorno per tutti e tutte, per la sovranità alimentare e la difesa dell'agricoltura contadina e della terra.
A due anni dalla rivolta dei braccianti di Rosarno le mobilitazioni continuano. Corrispondenze dalla Piana di Gioia Tauro, Roma e Firenze. Pratiche di solidarietà antirazzista, antifascista ed anticapitalista.
si è tenuta questa mattina l'udienza per i due arrestati dopo la rivolta nel cie di via corelli.
A seguire il comunicato al presidio di stamattina da macerie e la corrispondenza.
«Il 05/09/2011 c’è stata una rivolta al C.I.E. di via Corelli a Milano, dove una cinquantina di reclusi è salita sul tetto. L’intervento degli oppressori è stato tempestivo e per Nahed e Mohamed è scattato l’arresto, accusati di resistenza e lesioni a pubblici ufficiali e danneggiamenti.Nahed, racconta in una lettera, di essere stato pesantemente pestato dagli sbirri, in modo così violento da aver perso i sensi ed essersi ritrovato in ospedale, oltretutto aveva già una frattura al braccio, procuratasi da un incidente involontario avvenuto nei bagni del C.I.E..Ora Nahed e Mohamed si trovano nel carcere di San Vittore. Il 10/11/2011 ci doveva essere la sentenza, ma è stata rinviata al 15 novembre. Nelle udienze precedenti sono state ascoltate le testimonianze dei capi d’accusa, tre sbirri, intervenuti alla sommossa, il responsabile dell’ufficio immigrazione ed il responsabile del C.I.E., appartenente alla croce rossa italiana, Sig. Massimo Chiodini. Quest’ultimo, durante l’interrogatorio, ha affermato di non conoscere tutti i reclusi e che saltuariamente parla con alcuni di loro, che ripetutamente richiedono la libertà.
La prossima volta saranno interrogati i due imputati, Nahed e Mohamed, che hanno scelto di affermare la tentata fuga per la libertà. È importante sostenerli con la nostra presenza, hanno agito contro gli oppressori rivendicando la libertà.
Vi aspettiamo Martedì 15/11/2011 alle h.9.30 al tribunale di Milano in corso di Porta Vittoria al 3°piano IV sezione penale.»