Ascoltiamo spesso le testimonianze dei reclusi nella sezione maschile del CIE alle porte di Roma, che raccontano la reclusione e le resistenze alle espulsioni.
Questa settimana è una donna a raccontarci cosa accade nell'altra metà del centro.
Ecco la corrispondenza registrata e non andata in onda ieri a causa di problemi tecnici.
Un aggiornamento della situazione dei migranti sgomberati 2 settimane fa dalle baracche della "Comunità della pace" di Ponte Mammolo con un compagno che segue la questione insieme a diverse realtà solidali del territorio. La maggior parte dei migranti, di cui molti in trasito verso il nord Europa, sono stati lasciati senza nessuna soluzione. Si parla anche delle implicazioni delle leggi della Fortezza Europa che sfrutta e nega la libertà di movimento chiudendo le frontiere (http://hurriya.noblogs.org/post/2015/05/18/leuropa-e-unita-nella-chiusu…) e dello scandalo odierno legato al furto del pocket money nei centri di accoglienza per rifugiati ad opera dei vertici della Caritas campana.
Nelle ultime settimane nelle periferie romane abbiamo raccontato degli sgomberi di case popolari a Torrevecchia, della demolizione della baraccopoli di Ponte Mammolo, dello sfratto di Torbella Monaca. Abbiamo sentito realtà sociali e associazioni attive in questi territori per avere aggiornamenti e per provare a ragionare insieme sulla gestione delle "emergenze" sociali nei quartieri nel post Mafia Capitale. Nella corrispondenza è possibile ascoltare un compagno dello Sportello territoriale per il diritto all'abitare di Roma Nord, una compagna dell'occupazione di Via Tiburtina 770 e la testimonianza di una volantaria di un'associazione attiva nell'ex baraccopoli di Ponte Mammolo.
Dalle 8 di questa mattina un'ingente schieramento di forze dell'ordine stanno sgomberando e demolendo un agglomerato di baracche esistente da più di 10 anni. La polizia ha caricato i migranti che per protesta e per tentare di rallentare l'operazione di sgombero avevano bloccato la strada antistante. L'unica soluzione trovata per ora è il trasferimento nel centro Baobab coinvolto nello scandalo Mafia Capitale.
Questo pomeriggio si svolgerà un presidio a piazza dell'Esquilino, ore 17, per dire basta alla guerra contro i migranti, ai massacri, alle operazioni di pattugliamento di Frontex, per la chiusura dei Cie.
Vi proponiamo una lunga corrispondenza con Jack, un compagno che spesso è a Calais e conosce bene il contesto.
La chiacchierata è in francese ed in italiano e descrive in maniera semplice il contesto, passando poi alla situazione odierna.
Con la costruzione del centro diurno Jules Ferry a 10 km da Calais, le autorità intendono sgomberare tutti gli edifici occupati e gli accampamenti autogestiti dalle persone migranti bloccate in città, in attesa di bruciare la frontiera e raggiungere il Regno Unito nascosti nei camion che attraversano la manica.
Il governo ha scelto una modalità "soft" di cacciare le persone migranti da tutto il territorio di Calais: la costruzione del centro diurno è il velo umanitario sotto il quale cercano di nascondere l'espulsione coatta di più di 2500 persone.
Con Jack iniziamo a conoscere il contesto, i dispositivi repressivi messi in campo e a diffondere l'appello a raggiungere Calais per sostenere la resistenza agli sgomberi o a dimostrare la solidarietà come meglio si crede.
Dopo tre giorni di mobilitazioni pressochè interrotte, prosegue la mobilitazione a Brescia di migranti e antirazzisti/e contro l’anomalia Brescia, ossia la mole di rigetti nei permessi di soggiorno (quasi l’80%, contro una media nazionale di poco sopra il 20%) disposti da Prefettura e Questura nei confronti dei cinquemila richiedenti il permesso attraverso la sanatoria-truffa 2012.
Oggi un corteo che di nuovo ha dovuto scontrarsi con le provocazioni della polizia.
La corrispondenza con un compagno alla fine del corteo, raccolta durante il gr delle 19.30.