Dai microfoni di Radio Onda Rossa un contributo di un compagno spagnolo sulla manifestazione del 22 Marzo. Aggiornamenti risetto gliu arresti e le prossime mobilitazioni.
Una corrispondenza con una compagna spagnola che ci fa il punto su quello che sta succedendo in Spagna sulla legge sull'aborto. Oggi le femministe autonome sono scese in piazza di nuovo.
Oggi Lander è stato estradato. Per un anno il nostro comitato ha combattuto perché fossero rispettati i suoi diritti, mobilitandosi e sensibilizzando l'opinione pubblica con rabbia e determinazione. Interrogazioni parlamentari, appelli e articoli di denuncia sulla stampa, dibattiti sui temi della prigionia politica e sulla tortura nei Paesi Baschi, azioni pubbliche di protesta. Tutto questo è stato fatto per denunciare il pretestuoso stato di eccezione adottato dallo Stato spagnolo contro i militanti politici baschi. Un'anomalia che lo Stato italiano ha tacitamente avallato costringendo Lander a dieci mesi di domiciliari e infine riconsegnandolo a uno Stato più volte ammonito da organismi internazionali e dall'UE per gli atroci trattamenti riservati a chi abita le sue carceri. Nonostante l'impegno e la costanza della nostra lotta, Madrid ha potuto perpetrare l'ennesima operazione repressiva, le cui fondamenta non risiedono nel vizio giuridico ma nel pregiudizio politico. Lander ora è a Madrid; nulla sappiamo circa le sue attuali condizioni e l'udienza del suo processo. Ciò che possiamo dare per certe sono la passione umana e la tenacia politica che continueranno ad animare la nostra campagna, la cui riuscita non sarà la sola liberazione di Lander, ma l'amnistia per tutti i prigionieri politici baschi costretti nelle carceri spagnole e francesi in condizioni disumane e prive di dignità.
27.04.2013
Uncasobascoaroma
Che cosa succede negli altri paesi in vista della giornata di mobilitazione europea ed internazionale del 15 ottobre, "United for Global Change"?
Abbiamo raccolto diversi interventi dalla Grecia (durata 20'44"), dalla Spagna, in particolare da Barcellona (durata 23'33'') dall'Egitto (17'25'') e dalla Germania (durata 19':40'') per fare un punto sulla situazione internazionale.
Oggi focus sulle elezioni spagnole. Approfondimento sui partiti della destra spagnola e il neo-franchismo. In apertura di trasmissione aggiornamento dalla Russia.
Nelle piazze iberiche continua la protesta dei cosiddetti "Indignad@s", nonostante la repressione incipiente.
A Barcellona stamane la polizia ha sgomberato temporaneamente la piazza, con la scusa di consentire ai mezzi della nettezza urbana di effettuare lavori di pulizia, a Madrid continuano le assemblee in attesa delle mobilitazioni del week-end
Nel l960 1’Assemblea Generale dell'ONU riconosce il diritto dei popoli all’autodeterminazione.
A partire dal 1963, anche il Sahara Spagnolo viene incluso nella lista dei territori cui tale principio deve essere applicato. Sotto gli auspici delle Nazioni Unite, la risoluzione del l972 include per la prima volta anche il diritto all’indipendenza.
Nell’agosto 1974, il governo di Madrid informa il Segretario generale dell'ONU dell’intenzione di tenere un referendum, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, entro i primi sei mesi dell’anno successivo, e nell’autunno del 1974 procede al primo censimento della popolazione.
Violenta è la reazione del re del Marocco Hassan II, che all’annuncio del referendum vede vanificati i suoi disegni di estensione della sua sovranità anche sul Sahara.
Il re, per bloccare iniziative di indipendenza del popolo Saharawi, annuncia una marcia popolare di occupazione pacifica di 350000 persone. I marciatori reclutati in tutto il paese, ricevono la consegna di una copia del Corano e bandierine verdi, il colore dell’Islam: da qui l'appellativo di “marcia verde” dato all’operazione. In realtà si tratta di una vera invasione nel territorio Saharawi con forze di polizia e militari.
La preoccupazione principale del Polisario diventa la protezione della popolazione civile dagli attacchi dell’esercito marocchino. Migliaia di persone si danno alla fuga attraverso il deserto fino al confine algerino, dove, nei pressi di Tindouf, viene allestita una prima tendopoli di accoglienza. L’esodo di massa avviene sotto i bombardamenti dell’aviazione marocchina.