Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !

silenzio assordante

Exarchia risponde agli attacchi

Data di trasmissione
Durata

Con un compagno in corrispondenza da Atene parliamo dell'operazione repressiva in corso a Exarchia dall'alba del 26 agosto.
Sgomberi, arresti, incursioni e perquisizioni descrivono la militarizzazione costante del quartiere ma si tratta di un attacco che lo stato ha pianificato da tempo.
Mentre si susseguono le iniziative di lotta analizziamo il contesto.

Dalla tendopoli di San Ferdinando ai ghetti del foggiano e Metaponto

Data di trasmissione
Durata

Abbiamo contattato un compagno che vive nella tendopoli di San Ferdinando per parlare della situazione difficile che riguarda le persone costrette a vivere nel campo di stato tra continue incursioni delle forze dell'ordine e espulsioni di chi si assenta per lavorare altrove.
Nella seconda parte, con una compagna della Rete Campagne in lotta, facciamo il quadro della situazione nel foggiano e a Metaponto, dove una giovane donna è morta in un incendio in uno dei ghetti dove vivono le persone che lavorano in campagna.

San Severo: una voce contro l'apertura di un nuovo ghetto di stato

Data di trasmissione
Durata

In collegamento telefonico un lavoratore ci racconta della protesta contro il tentativo di trasferimento forzato da parte dello stato in un villaggio container.

“IO NON FACCIO L’ALBERGATORE, FACCIO IL PRESIDENTE”

“Se non volete venire, non siete obbligati, ma dovete lasciare l’Arena. Questa decisione non è revocabile”. Queste le parole del presidente della regione Puglia Michele Emiliano che provano che per gli immigrati che lavorano in questa provincia ci sono solo ghetti, tende o containers isolati, e dove chi ci vive è costantemente controllato. Questi campi di lavoro non servono ad altro che per il profitto di chi li gestisce e lo sfruttamento di chi è costretto a viverci. Il paternalismo di Emiliano conferma la volontà delle istituzioni: fare profitto, segregare e controllare.
NESSUNO VUOLE E DEVE VENIRE IN UN CONTAINER! CASE, CONTRATTI E DOCUMENTI PER TUTTI!

Aggiornamenti dal centro di espulsione di Torino

Data di trasmissione
Durata

In collegamento telefonico con una compagna un aggiornamento sul CPR di corso Brunelleschi a Torino.

UN FUOCO AL GIORNO...

L’aria rimane densa ed elettrica nel Cpr di corso Brunelleschi: venerdì durante il temporale un ragazzo ha approfittato della scarsa attenzione di charlie e delle forze dell’ordine per saltare sbarre e muri e conquistare la libertà.  

Per quanto i media ufficiali avvolgano in un’aurea di eccezionalità le proteste e gli incendi nel centro, bruciare materassi e i pochi suppellettili rimasti è ormai una pratica consueta, per richiamare l’attenzione e pretendere una risoluzione ai tanti problemi che ci sono dentro, solo in ultimo la mancanza del barbiere. Nei giorni scorsi invece i reclusi ci hanno raccontato di come mancassero dosi di shampoo sufficienti per lavarsi e acqua fresca per dissetarsi.

Gli incendi servono anche per comunicare direttamente con fuori, durante gli ultimi presidi infatti è successo più volte di vedere innalzarsi una colonna di fumo che ha fatto scaldare gli animi dei solidali accorsi e rilanciare le grida di sostegno. Il rogo si è ripetuto anche questo sabato quando le voci, la musica e il clangore delle battiture di uno sparuto presidio fuori dal centro, allestito nonostante la pioggia, hanno raggiunto le orecchie dei reclusi.

Ieri ci è arrivata la notizia che numerosi reclusi hanno gettato il cibo addosso agli operatori, forti del fatto di aver anche ricevuto il giorno prima una grossa mole di pacchi alimentari, raccolti a seguito di un appello lanciato per l’occasione da alcuni dei tanti solidali che si sono mobilitati dopo la morte di Faisal. Lontano da ogni forma di pietismo e assistenza umanitaria questo episodio sottolinea come una lotta possa acquisire maggiore forza nella congiuntura di sforzi tra dentro e fuori: rigettare il cibo della Sodexo senza perdere le energie e mantenendosi lucidi, ossia senza il ricatto della fame, e con la possibilità in prospettiva di organizzarlo per più giorni e in modo duraturo.

Continuando in questa carrellata attraverso il fine settimana, da sabato sera fino a tutto domenica un ragazzo è rimasto arrampicato sopra il tetto della sezione per resistere a una deportazione. In isolamento è trattenuto un ragazzo con forti problemi mentali, preoccupando molto altri reclusi che lo hanno visto senza vestiti.

fonte: https://www.autistici.org/macerie/

Operazione Panico - Considerazioni sulla sentenza

Data di trasmissione
Durata

In corrispondenza con un compagno parliamo della sentenza di primo grado nel processo dell'operazione Panico.

"In sostanza molte cose sono rimaste invariate rispetto alle richieste dei pm, alcune pene si sono addirittura inasprite.

Queste le differenze/considerazioni sostanziali così a colpo d’occhio:
Non è passata la qualificazione del reato di capodanno come tentato omicidio, ma è stato declassato a lesioni gravissime; questo però non ha determinato una grossa differenza nella pena rispetto alle richieste. E’ passata tuttavia la micidialità dell’ordigno. Giova, Ghespe e Paska sono stati condannati per capodanno, mentre un altro imputato è stato assolto da quella accusa.
E’ passata l’associazione a delinquere, ma 6 (su 15) degli “associati” ne sono stati assolti. Sono state confermate come “cape” dell’associazione 2 compagne, mentre non è stata accolta l’accusa per Giova di essere diventato il nuovo “capo” dopo l’arresto delle due in seguito alla prima ondata di misure cautelari.

Lo specifico del presidio a Sollicciano ha visto l’assoluzione in blocco di tutti gli imputati, probabilmente perché, a differenza di quello del 25 aprile, l’accusa non è riuscita a muovere alcuna particolare attribuzione di responsabilità rispetto a chi l’avesse organizzato.

Come si vede infatti dalle condanne per il banchetto di sant’ambrogio, ad essere condannate per manifestazione non autorizzata sono le due persone che hanno parlato al megafono; per il 25 aprile, le due persone che sono state intercettate mentre parlavano di un intervento da fare durante il presidio.

Le altre assoluzioni riguardano persone che non erano state riconosciute a processo dai testimoni o dalle telecamere di sorveglianza.

Per quanto riguarda le condanne, agli associati son stati dati come minimo 2 anni.
Sembrerebbe che siano andati giù particolarmente duri, spesso al di sopra delle aspettative dei pm, per i reati legati ai fatti del Melograno.

In ogni caso prima dell’uscita delle motivazioni non si saprà con certezza cosa è passato e cosa no. Penso sia scontato però che il DNA sia stato pienamente accettato come prova incriminante per Ghespe, e che difficilmente poteva andare peggio di così. D’altronde, la sensazione era che questa sentenza fosse già scritta da tempo.

Ghespe 9 anni
Giova 9 anni, 10 mesi e 15 giorni
Paska 9 anni e 10 mesi
Per tutti gli altri e le altre, le condanne vanno da un mese a 6 anni.

Il termine per il deposito delle motivazioni è di 90 giorni.
Le pene custodiali sono sospese eccetto Paska Ghespe e Giova che sono già ai domiciliari."

Il centro di espulsione di Ponte Galeria dalla voce di chi ha appena ritrovato la libertà

Data di trasmissione
Durata

In corrispondenza con chi è appena uscito dal CPR di Ponte Galeria raccontiamo la situazione nel Lager alle porte di Roma.
Dalla riapertura della sezione maschile, avvenuta a fine maggio, è praticamente impossibile ascoltare la voce diretta di chi viene recluso: oltre la fortificazione della struttura detentiva, lo stato ha pensato bene di vietare l'utilizzo di telefoni cellulari.

Oggi, domenica 28 luglio, è previsto un presidio fuori da quelle mura. La presenza solidale arriva dopo tre settimane dalla rivolta e dall'evasione di massa di inizio luglio.