Le proteste dentro e fuori Poggioreale
In corrispondenza telefonica con una compagna un aggiornamento sulla situazione nel carcere di Poggio Reale, dalle proteste dentro alla solidarietà fuori.
Buon Ascolto!
In corrispondenza telefonica con una compagna un aggiornamento sulla situazione nel carcere di Poggio Reale, dalle proteste dentro alla solidarietà fuori.
Buon Ascolto!
Come molte carceri anche quello di Rebibbia è stato teatro di rivolte e proteste. Lo stato ha risposto solo con false promesse e poche sono le persone che sono riuscite ad uscire dopo l'esplosione dell'emergenza sanitaria. In collegamento telefonico con una persona che ha uno dei suoi affetti nel carcere di Rebibbia, facciamo il punto della situazione.
MOBILITAZIONE DAVANTI AL CARCERE DI REBIBBIA
GIOVEDI 16 APRILE ORE 12
Da quando è esplosa l'emergenza sanitaria mondiale, nelle carceri di tutta Italia sono esplose proteste e rivolte. Come si è mosso il governo in queste settimane? Ne parliamo al telefono con un avvocato.
In collegamento telefonico, due compagni ricordano Salvo, dalla rivolta nel carcere di Trani a quelle di oggi.
Dopo le numerose rivolte nelle carceri, tra provvedimenti interni, notizie e decreti si è fatta molta confusione. Proviamo a fare chiarezza su quanto previsto dall'ultimo decreto Conte con una compagna in collegamento telefonico.
In collegamento telefonico con una compagna in CIle ci facciamo raccontare cosa sta avvenendo nelle carceri e come sta reagendo la popolazione alla pandemia.
Buon Ascolto!
In studio e soprattutto attraverso le voci dei parenti delle persone detenute e di chi è uscito da poco, proviamo a ricostruire quello che sta avvenendo nelle carceri italiane e non solo. Durante la trasmissione tanti i saluti e i messaggi ai detenuti di Rebibbia.
Buon Ascolto!
Dopo le proteste e le rivolte che hanno coinvolto buona parte delle carceri italiane, le risposte del governo sono state poche e insufficienti. Ne parliamo con un avvocato del foro di Roma, cercando di fare chiarezza su cosa dice il decreto Cura Italia del 17 marzo. In studio e in collegamento telefonico con una compagna della Rete Evasioni aggiornamenti su quanto sta avvenendo nelle carceri in questi giorni, in Italia e in altre parti del mondo.
Buon Ascolto!
Martedi 17 marzo dalle ore 10 alle ore 14 partecipiamo al mailbombing per sostenere il diritto alla salute dei detenuti e delle detenute del carcere di Rieti.
Tra le ore 10 e le ore 14 di martedi invia la mail che trovi incollata più ai seguenti indirizzi dei garanti dei detenuti e della Asl di Rieti
info@garantedetenutilazio.it
garantedirittidetenuti@cert.consreglazio.it
segreteria@garantenpl.it
prot.segreteria@cert.garantenpl.it
direzione.sanitaria@asl.rieti.it
e alle redazioni di:
redazione@radioradicale.it
tgr.lazio@rai.it
info@rietinvetrina.it
info@rietilife.it
starttv@libero.it
redazione@ilgiornaledirieti.it
redazione@frontierarieti.com
Il testo va inviato a ogni singolo indirizzo mail separatamente. Gli invii collettivi vanno a finire direttamente nello spam. Non inviate l'allegato ma copiate il testo nel corpo della mail.
Sappiamo che si tratta di un piccolo gesto davanti una situazione gravissima, speriamo comunque in una partecipazione diffusa.
TESTO DELLA MAIL:
Il 7 marzo scoppia la dura protesta delle persone detenute nel carcere di Salerno.
Già da un paio di mesi i Tg riportano notizie sull’epidemia di coronavirus in Cina, con il suo elevatissimo numero di contagiati e deceduti.
Già da più di un mese e mezzo che il virus è in Italia. I Tg continuano con il loro incessante susseguirsi di notizie. L’allarme si diffonde, diventa sempre più forte e sempre più vicino a noi tutti. Sappiamo come noi, persone fuori da galere, abbiamo reagito alla nostra paura, alla nostra quotidianità che cambiava in peggio giorno dopo giorno. Alle notizie di ospedali pieni ed incapaci a garantire le adeguate cure a chi si ammalava. Anche in Italia il numero di contagiati e deceduti aumentava di ora in ora.
Nelle carceri sovraffollate celle per lo più stracolme di persone, di detenute e detenuti anche anziani, anche malati. Un’assistenza sanitaria che lascia al quanto a desiderare, che già in tempi di non emergenza sanitaria, riusciva a garantire solo psicofarmaci e, a malapena, qualche tachipirina.
La tensione aumenta.
Lo Stato decide, per contenere il contagio, di adottare misure, le più restrittive: sospensione di ogni attività, interruzione dei colloqui con i familiari. In compenso, gli operatori e gli agenti penitenziari continuano a rispettare i loro turni di lavoro ed entrano ed escono dalle galere, senza alcuna precauzione, nemmeno dotati di mascherine e guanti. Nessuna misura di prevenzione di carattere sanitario.
I detenuti rivoltosi del carcere di Salerno chiedono che se non possono vedere i loro familiari, ricevere le adeguate attenzioni sanitarie, allora che si interrompano anche le entrate e le uscite di chi lavora in quel carcere. L’interruzione dei colloqui con i familiari significa tagliare completamente i ponti con l’esterno, significa enorme preoccupazione.
La rivolta si estende, in pochissime ore, a ben 27 carceri di tutta Italia, dal sud al nord. 14 i morti tra Modena, Alessandria e Rieti. Tutte morti, ci dicono (dagli esiti di autopsie fatte in fretta e furia e, probabilmente, in assenza di figure legali nominate dalle famiglie dei deceduti) dovute ad abuso di psicofarmaci presi dalle infermerie interne alle carceri.
Ci volevano le rivolte affinché il Ministro della Giustizia, oltre ad esprimere il pugno di ferro nei confronti di chi ha partecipato alle rivolte, distribuisse 100 mila mascherine. Il numero delle persone detenute, nello scorso febbraio, era 61.230 (a fronte, per altro, di una capienza di 50.931 posti). Chissà quante sono le persone che là dentro ci lavorano, per un motivo o per un altro, e quindi necessitano anche loro delle mascherine… Ad oggi sappiamo che in moltissime carceri ancora non le hanno distribuite.
4 morti a Rieti...
Ma come si sedano le rivolte? In campo si possono mettere due strumenti: uno è la contrattazione con i prigionieri. Ma c’era poco da contrattare, le decisioni erano state prese dall’alto e andavano attuate: i detenuti e le detenute dovevano rimanere isolati.
L’altro sono i pestaggi, violentissimi, reiterati. Non è una novità. Lo sa chiunque abbia vissuto direttamente o indirettamente (avendo un proprio caro lì rinchiuso) il carcere.
In questo momento poi, a causa della totale chiusura, nessuna presenza esterna, né familiare né volontario né insegnante, potrebbe monitorare la situazione, riportare all’esterno di cosa è stato testimone, ciò che ha ascoltato e visto.
Ad oggi sappiamo, tutti noi anche chi “vuole o vorrebbe non sapere”, che lì dentro centinaia di detenuti sono feriti, lesionati, intimoriti dai pestaggi. E sempre nell’inquietudine data dalla probabilità che il contagio si diffonda anche lì dentro. Già ci sono casi conclamati, ancora pochi dalle notizie ufficiali. Ma le notizie ufficiali, spesso, lasciano il tempo che trovano.
In questi difficilissimi giorni, in cui l’impegno di ognuno di noi è tutto volto alla tutela della collettività, c’è chi non ha alcuna tutela.
Chiediamo che il Direttore Generale della ASL di Rieti, anche competente e responsabile della salute delle persone detenute nel carcere di Rieti, si impegni nell’accertamento delle condizioni dei detenuti anche a seguito dei pestaggi subìti.
Ci domandiamo come mai a fronte di ben 4 morti i Garanti, Nazionale e Regionale, dei diritti dei detenuti non si siano ancora recati presso il carcere di Rieti e li invitiamo a farlo al più presto, nel loro ruolo di tutela delle persone private della loro libertà.
Una compagna ci aggiorna sulle rivolte al carcere di Bologna, in cui gran parte del maschile è in rivolta. Purtroppo l'enorme spiegamento di polizia ha impedito di comunicare con i detenuti in rivolta.