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Gaza: ancora bombe, stragi e mancanza di tutto

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Giorno dopo giorno continuano le stragi di palestinesi in fila per recuperare cibo, bombardamenti incessanti nonostante le parole di Trump che di nuovo dichiarano Israele disponibile a una tregua attribuendo di nuovo alle forze palestinesi il portrarsi del genocidio. Nel frattempo, come già sappiamo, a Gaza manca tutto, cibo, acqua, medicinali, servizi sanitari funzionanti, energia... Ne parliamo con Michele Giorgio, de Il Manifesto e Pagine Esteri che approfondisce anche la situazione di guerra costante in Cisgiordania a opera di coloni e esercito israeliano, così come a Gerusalemme, in particolare nella parte est della città.

Il silenzio sul genocidio di Gaza

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"Bombing the hospital is a war crime and an act of terrorism": sono parole del Israeli Health Minister dopo che missili iraniani hanno colpito e pesantemente danneggiato l'ospedale israeliano di Soroka di Beersheba. Da questa affermazione che "dimentica" i 36 ospedali della Striscia di Gaza distrutti dall'esercito israeliano e le centinaia di sanitari uccisi, partiamo con Chiara Cruciati, giornalista de Il Manifesto, per accendere un riflettore su Gaza dove, il genocidio viene portato avanti in maniera ancora più massiva e brutale. Dopo l'attacco di Israele all'Iran, l'attenzione dei media internazionale è tutta rivolta al conflitto, mentre la Striscia è priva ormai da giorni di energia elettrica e collegamenti internet, ldf prosegue giorno dopo giorno a uccidere persone in cerca di cibo. Sempre più difficile la situazione anche in Cisgiordania

Notizie da Gaza

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Un breve audio da Gaza documenta la situazione gravissima che persiste nella striscia, nel silenzio quasi totale dei media. Si susseguono nuovi crimini brutali da parte dell'occupazione sionista, una cruda espressione della  guerra genocida contro la popolazione palestinese. Questo mentre gli israeliani cercano anche loro di scappare e lasciare un paese che è ormai solo un fronte di guerra. Per uscire da Israele lo stato chiede addirittura dei soldi. 

La Sardegna in solidarietà con Gaza

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In una corrispondenza con un compagno palestinese dalla Sardegna, ribadiamo la necessità di tenere alta l'attenzione su quanto accade a Gaza, anche a fronte dell'attacco israeliano all'Iran. A Gaza, infatti, si succedono, giorno dopo giorno, i massacri della popolazione palestinese, ammassata in attesa di cibo e aiuti. Le cosiddette "campagne umanitarie" sono diventate strumento di uccisioni di massa organizzate, usate per radunare civili assediati e affamati sotto la copertura di promesse umanitarie, trasformandoli poi in bersagli diretti del fuoco israeliano. Si tratta di un meccanismo di uccisione deliberato, orchestrato sotto una falsa copertura umanitaria, e deve essere denunciato e contrastato con ogni mezzo.

La riflessione si allarga quindi alla brutale repressione dei prigionieri politici palestinesi, in atto con sempre maggiore violenza all'interno dei centri di detenzione israeliani (più di 9000 persone a partire dal 7 ottobre), alla situazione in Cisgiordania e, più in generale, alla situazione geopolitica successiva all'attacco di Israele all'Iran.

 

 

L'Italia in guerra

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In vista delle mobilitazioni contro il riarmo di sabato 21 giugno, in una corrispondenza con Antonio Mazzeo,riflettiamo innanzitutto sulle politiche dissennatamente poste in atto dall'Unione Europea attraverso il piano ReArm Europe.

Affrontiamo poi il tema del coinvolgimento diretto dell'Italia nell'escalation del conflitto portato da Israele in Iran, soprattutto perché, a partire dal 13 giugno, si è registrato un intensificarsi dei decolli di grandi aerei spia della US AirForce in direzione dello spazio aereo prossimo a Israele e al Libano; documentato anche il trasferimento di numerosi aerei-cisterna statunitensi in diverse basi aeree europee, tra cui quella di Aviano.

Ci concentriamo infine sulla vicenda più emblematica dell'ipocrisia del diritto internazionale, ovvero quella del nucleare israeliano; mai dichiarato, mai soggetto ad ispezioni, perché Israele non ha aderito al Trattato di non proliferazione nucleare, a differenza dello stato iraniano.

Contaminazione in Iran. Silenzio sulle bombe atomiche di Israele

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In una corrispondenza con Giorgio Ferrari, analizziamo i diversi aspetti collegati all'attacco di Israele nei confronti dell'Iran: dal ruolo ambiguo dell' AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica), alle modalità di dotazione nucleare da parte dell'Iran, ai rischi molto concreti di contamnazione a seguto dei bombardamenti israeliani, motivo per cui gli attacchi contro siti nucleari sono vietati dal diritto internazionale.

Il nostro interlocutore sottolinea con forza il segreto meglio custodito dell'epoca contemporanrea, ovvero la dotazione di armi nucleari da parte di Israele.

Sequestrata da Israele la nave della Freedom Flotilla

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Corrispondenza dall'Italia con un compagno di Freedom Flotilla dopo che nella notte sono state interrotte le comunicazioni con la nave Madleen che stava portando aiuti a Gaza mentre navigava in acque internazionali. Dalle notizie ricevute, sappiamo che l'equipaggio è stato tradotto in Israele e siamo in attesa di ulteriori dettagli.

Antisemita: una parola in ostaggio

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Con la professoressa e semiologa Valentina Pisanty presentiamo il suo ultimo libro, Antisemita, una parola in ostaggio. Partiamo iniziando a parlare dell'ultima Conferenza organizzata a Tel Aviv che per la prima volta ha visto la presenza di tantissime personalità politiche di destra che hanno diffuso l'antisemitismo come pratica politica. 

Tanto che il CEO della Lega Anti-Defamazione Jonathan Greenblatt e il filosofo francese Bernard-Henri Levy - entrambi originariamente programmati per tenere i discorsi di apertura - insieme al rabbino capo britannico Ephraim Mirvis, sono stati tra coloro che hanno annullato la loro partecipazione all'evento proprio per la preoccupazione che ospistare politici di estrema destra avrebbe legittimato i loro movimenti che hanno una lunga storia di antisemitismo, negazione dell'Olocausto e razzismo.

Tornando alla parola la Professoressa ci dice che "è  stata sequestrata dal lessico, è stata prelevata su sollecitazione delle destre israeliane che negli ultimi decenni con la collaborazione di istituzioni americane ed europee ne hanno cambiato significato in un senso conveniente all'agenda perseguita dai recenti governi israeliani. Stravolto il senso originale  della parola antisemita che si era consolidato negli ultimi secoli. L'eterno ebreo contro il quale si accaniscono gli antisemiti, un cospiratore, un doppiogiochista, qualcuno che trama nell'ombra,  qualcuno che contemporaneamente  è comunista o bolscevico e capitalista, disgregatore della società occidentale". Questa parola oggi invece finisce per essere usata con lo scopo di  indicare qualsiasi critica radicale alla politica israeliana e così antisemitismo e antisionismo sono andate a collassare in un unica categoria. Operazione pericolosissima che sta portando ad incriminare chiunque sostenga la Palestina.