Un compagno di All Eyes on Palestine Perugia ci racconta le ultime mobilitazioni e quelle in cantiere per i prossimi giorni; commenta la presa di posizione della Regione Umbra sul riconoscimento dello Stato di Palestina e riflettiamo insieme su l'ambiguità di questa proposta.
Maya del Movimento degli studenti palestinesi in Italia gli racconta della mobilitazione di ieri, martedì 10 giugno 2025, davanti alla sede della Commissione Europea a Roma per denunciare il rapimento di otto attivisti della Freedom Flotilla, tra cui Rima Hassan, eurodeputata appena eletta, franco-palestinese, sequestrata insieme ad altri cittadini europei in acque internazionali mentre cercavano di portare aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza.
Di come Israele sta investendo miliardi in una massiccia campagna pubblicitaria su YouTube e altri canali per mostrare immagini falsate della sua “umanità”, mentre distribuisce aiuti a Gaza.È una mossa disperata per ripulirsi la faccia dopo mesi – anzi, anni – di crimini contro l’umanità. Una strategia comunicativa costruita a tavolino per far dimenticare bombardamenti, assedi e massacri. Ma il mondo ha visto. E il mondo non dimentica. Israele è un regime terrorista, responsabile di un assedio criminale contro un intero popolo. Gaza è stata affamata, bombardata, isolata. I civili sono stati presi di mira sistematicamente. La “strage della farina” lo dimostra in modo spietato: palestinesi disarmati, colpiti mentre erano in fila per ricevere un po’ di pane.Non è stato un errore, è stata un’esecuzione di massa.
Mentre in Italia l'opposizione al governo convoca una piazza "per la pace in Palestina", dopo mesi di silenzio e anni di complicità col colonialismo sionista, a Gaza si resiste alle bombe e alla fame e in tutta la Palestina alle incursioni militari e agli arresti di massa.
Mentre si condanna la “follia" del governo Netanyahu e si parla di massacri, in Palestina è in corso un genocidio e una pulizia etnica pianificata da quasi un secolo.
Mentre qui si approvano leggi per reprimere chi lotta, in tante carceri italiane si continua a resistere e a gridare libertà da galere senza via d'uscita.
Mentre il governo dichiara il proprio odio per chi lavora e chi ha vita difficile perché senza documenti in regola o senza cittadinanza, i CPR bruciano ogni giorno grazie alla rabbia delle persone recluse.
Viviamo in una realtà segnata da violenza e dominio, e questo è il tempo della resistenza e della solidarietà per chi, come noi, sta dall'altra parte. La Palestina non è un simbolo da usare ma la realtà da cui imparare a prendere posizione ogni giorno. A scegliere da che parte stare.
Lottare a fianco della Palestina significa riconoscere le resistenze e le oppresioni, vicine o lontane. Significa lottare insieme per la libertà, prenderla a spinta.
La Palestina è il genocidio in corso, ma è anche i lager per migranti in questo paese, lo sfruttamento e la miseria dilagante, la brutalità poliziesca nei quartieri di periferia.
La Palestina è Tarek, condannato a 4 anni e 8 mesi dopo gli scontri del 5 ottobre a Roma.
È Anan, Alì, Mansour e il razzismo dei tribunali di questo paese. È nei picchetti dei portuali di Marsiglia e di Genova che impediscono gli invii di armi verso Israele.
È Paolo Todde, in sciopero della fame nel carcere di Uta per denunciare le condizioni disumane della detenzione.
È nelle parole dei detenuti di Regina Coeli che gridano: “l’unico carcere buono è quello che non esiste”.
La Palestina è nelle scelte che ogni giorno siamo chiamati a compiere.
È nella solidarietà concreta, nell’urgenza di affrontare i nostri nemici – vicini e lontani.
Questo ci ha insegnato la resistenza palestinese.
Non ci chiede gesti simbolici o piazze pacificatorie.
Ci chiede di parlare, di scegliere, di agire.
Ci chiede, semplicemente, di fare la nostra parte.
Ci vediamo giovedì 12 giugno alle 18:30 a Torpignattara.
Torniamo in strada, al fianco della resistenza palestinese.
Portiamo la Palestina in ogni resistenza quotidiana.
Corrispondenza dall'Italia con un compagno di Freedom Flotilla dopo che nella notte sono state interrotte le comunicazioni con la nave Madleen che stava portando aiuti a Gaza mentre navigava in acque internazionali. Dalle notizie ricevute, sappiamo che l'equipaggio è stato tradotto in Israele e siamo in attesa di ulteriori dettagli.
Pubblichiamo la registrazione dell'iniziativa fatto il 25 maggio all'Ex snia viscosa sulla Palestina, la memoria e la lotta. Con Antoine Raffoul e altri interventi.
Mercoledì 4 giugno ore dalle 18 alle 20 in piazza della Repubblica a Terni, PRESIDIO CONTRO IL GENOCIDIO A GAZA - CAMPAGNA BOICOTTAGGIO PRODOTTI ISRAELIANI. Portare bandiere, kefiah, cartelli in solidarietà col popolo palestinese.
2 giugno contro la guerra e il riarmo: manifestazioni in tutta Italia
In diverse città italiane oggi 2 giugno sono in programma manifestazioni antimilitariste contro il riarmo, la guerra, per la fine del genocidio in Palestina.
Di seguito voci dai diversi territori dove la guerra si produce e si produce per la guerra:
In una corrispondenza con una compagna da Napoli, parliamo di un'interessante iniziativa di solidarietà con la popolazione palestinese: Tatreez, un laboratorio di ricamo palestinese, importante forma di cultura artistica, nato nel novembre 2024 presso il centro sociale 'o Sgarrupato.
Pubblichiamo la lettera scritta da Tiziano, arrestato durante la manifestazione del 5 ottobre 2024 a Roma, per mostrare solidarietà a Tarek, attualmente detenuto nel carcere di Regina Coeli con accuse collegate a quella stessa giornata.
Ciao a tutti/e sono Tiziano Lovisolo, il ragazzo arrestato alla manifestazione del 5 ottobre contro il genocidio palestinese e gli attacchi deliberati verso il popolo libanese e contro il ddl 1660, decreto sicurezza.
Per il momento non ho accesso ai social quindi pubblicherò queste righe tramite la mia fedele amica e compagna Yasmin.
Dopo l'uscita dai domiciliari sono progressivamente tornato alla mia quotidianità senza restrizioni e sono molto felice di godere di questa libertà dopo aver rischiato una condanna più pesante dei 2 anni. Non dico che non penso più a quel giorno, anzi, abbiamo presentato da poco l'appello per ottenere una vera giustizia, confutando le tesi presentate dalla polizia e dalla digos.
Tuttavia, lo sguardo attuale è rivolto avanti, per continuare col mio personale percorso di studi, di consapevolezza politica e di lotta. Ma poco tempo fa ho letto della notizia di Tarek che è stato pesantemente condannato a 4 anni e 8 mesi per resistenza, precedentemente portato in carcere in custodia cautelare perché è un senza fissa dimora.
Ho visto una marea di volte i video, e già prima della condanna avevo capito che fosse lui il soggetto arrestato, Tarek tuttavia, non era all'interno della piazza, non guidava i gruppi che affrontavano la polizia, non ha lanciato bottiglie verso il cordone di polizia e non ha picchiato nessun agente, al contrario di quanto le forze dell'ordine affermano, tutto ciò è verificabile dai tanti video circolati online.
È chiaro, così come nel mio caso, non è tanto la condotta personale che conta, visto che comunque le forze dell'ordine presentano le loro accuse molto discutibili che vengono prese per buone dai giudici senza troppo peso, quanto il fatto che hanno da subito voluto un caprio espiatorio che ero io, una volta che abbiamo lottato e sono riuscito a uscirne libero, hanno puntato tutto sull'unico altro elemento disponibile, ovvero il caprio espiatorio personificato in Tarek.
Ma a differenza del pregiudizio dei tribunali, noi sappiamo bene che in queste situazioni non fa differenza né la nazionalità né il ceto sociale.
Tarek ha preso a suo modo posizione così come quelle decine di migliaia di persone venute a Roma violando il divieto imposto dal questore.
Così come è stato fatto casino per me e mi è stata portata la massima solidarietà, con la Rete Liberi/e di lottare sempre in prima linea, facciamo casino e prendiamo posizione per Tarek e per tutti/e quelle che subiscono ingiustizie veicolate a tavolino.
Nessun* dimenticherà questa storia, nessun* verrà lasciat* indietro.
Il 5 ottobre c'eravamo veramente tutti/e in piazza.
Tarek libero! Palestina libera!
✊🇵🇸
Con una compagna della Campagna BDS Roma abbiamo parlato della manifestazione che si terrà la domenica 1° giugno, durante la tappa finale del Giro d'Italia, per ripudiare la partecipazione della squadra israeliana e per denunciare la politica di sportwashing che permette l'evento sportivo.