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Palestina

Genova: 23 febbraio fermiamo il genocidio, blocchiamo tutto

Data di trasmissione
Durata 22m 40s

La solidarietà al fianco del popolo palestinese si intensifica, sentiamo la voce di una compagna che ci racconta quello che accadrà a Genova.


Di seguito l’appello dell’assemblea “Sabotiamo la guerra”:

Appello per lo sciopero del 23 febbraio. Appuntamento a Genova. In solidarietà ai palestinesi e contro le guerre dei padroni blocchiamo tutto!

ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI
Che vogliono dare concretezza alla solidarietà che sentono con le palestinesi e i palestinesi e pensano che solo colpendo l’economia di un paese lo si può fare desistere dai suoi progetti di guerra
UN APPELLO URGENTE
Mezzo milione di morti in Ucraina uccisi anche con armi italiane. Dal 19 febbraio la Marina militare difenderà la circolazione globale delle merci, con la missione Aspides nel mar Rosso, garantendo così a Israele la prosecuzione del genocidio.
Dare una risposta all’altezza di questi tempi di guerra è difficile e indispensabile nello stesso momento. La resistenza palestinese ha dimostrato che si può superare questo ostacolo, questa assurda sproporzione di forza con l’oppressore meglio equipaggiato tecnologicamente della storia.
A chi non riesce a restare a guardare l’intelligenza artificiale e l’orrore umano israeliani distruggere le condizioni di riproduzione della vita a Gaza e completare una pulizia etnica lunga un secolo in Cisgiordania, vogliamo fare un invito: facciamo pagare, almeno per un giorno, ai padroni di questo paese la loro complicità con le guerre in corso.
Quello di Genova è uno dei principali porti europei sul mediterraneo, snodi essenziali delle economie che subiscono i danni maggiori dal blocco di Suez e dai quali continuano a passare merci e armi. La guerra è assassinio di massa e distruzione indiscriminata, ma anche un fatto economico e logistico. Il terminal dove attraccano regolarmente le navi della compagnia israeliana Zim è a fianco a quello dove da anni transitano le armi dirette in Arabia Saudita.
Esercitare la solidarietà con gesti concreti è sia una questione etica che di autodifesa, perché le società in cui viviamo non torneranno indietro da questa disumanizzazione militare. Le collaborazioni dei padroni italiani con Israele guardano al futuro della democrazia di guerra e abbiamo urgente bisogno di costruire la capacità di interrompere questa corsa verso l’autodistruzione.
Il 10 novembre scorso abbiamo partecipato al blocco di due fra i quattro varchi portuali genovesi. A due anni dalla guerra fra NATO e Russia, a quattro mesi dall’attacco di Al Aqsa, a quattro giorni dall’intervento italiano nel Mar Rosso vogliamo bloccarli ancora.
23 FEBBRAIO 2024 ore 6:00 PIAZZA BARABINO GENOVA
PARTECIPIAMO ALLO SCIOPERO GENERALE
BLOCCHIAMO TUTTO

Il 24 febbraio saremo presenti a Milano alla manifestazione contro le guerre dei padroni e il genocidio perpetrato dallo Stato d’Israele:

https://pungolorosso.com/2024/02/09/le-giornate-di-lotta-del-23-e-24-febbraio-sciopero-e-manifestazione-nazionale-a-milano-con-la-palestina-fino-alla-vittoria-fermiamo-le-guerre-coloniali-e-imperialiste/#more-26553

Assemblea “Sabotiamo la guerra”

L’assemblea “Sabotiamo la guerra” si è formata nell’estate 2023 con una serie di incontri da cui è uscito l’omonimo appello disfattista contro la guerra in Ucraina:

https://ilrovescio.info/2023/09/12/sabotiamo-la-guerra-appello-per-una-mobilitazione-contro-la-guerra-in-ucraina/

No Pride in Genocide!

Data di trasmissione
Durata 30m 5s

No Pride in Genocide! Ricostruiamo la mobilitazione di compagn* transfemminist*, lesbiche, queer e trans* in solidarietà alla popolazione palestinese. Partiamo dal corteo di Napoli di gennaio 2024 per lanciare l'appello alla creazione di uno spezzone separato al corteo nazionale che si terrà a Milano il 24 febbraio 2024.

Una voce da Rafah

Data di trasmissione

Un compagno palestinese ci racconta la drammatica situazione a Rafah. Sfollata e affamata la popolazione palestinese riceve pochissimi aiuti e quelli che ci sono hanno dei prezzi folli.

 

Palestina: intervento dal presidio sotto sede di Repubblica

Data di trasmissione
Durata 4m 13s

𝗩𝗢𝗚𝗟𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗟𝗔 𝗩𝗘𝗥𝗜𝗧𝗔' PRESIDIO E CONTROINFORMAZIONE DAVANTI ALLA SEDE DI REPUBBLICA Immagine rimossa. Via Cristoforo Colombo 90 Giovedì 15 Febbraio h.18.30 Dopo quasi 4 mesi dall'inizio del massacro sionista, apice di una pulizia etnica portata avanti dall'entitá coloniale israeliana da piú di 100 anni, la falsa informazione dei media mainstream occidentali è sempre piú complice del genocidio in corso! Posizioni schierate a favore del Genocidio come quelle della Rai di Sanremo oppure narrazioni distorte come quelle di Repubblica che racconta di morti palestinesi come fossero incidenti e non esecuzioni premeditate, sono ripugnanti e inaccettabili! Ci vediamo di fronte la sede di Repubblica per far cambiare il racconto degli eventi perchè senza veritá non può esserci giustizia, cosí come sotto occupazione non può esserci pace. Sará un occasione per fare controinformazione, approfondimento, aggiornamento, organizzarci per essere complici e solidali con la Resistenza Palestinese

Assemblea pubblica contro l'estradizione di Anan Yaeesh

Data di trasmissione
Durata 12m 26s
Appello per la costruzione della campagna contro l'estradizione di Anan Yaeesh, palestinese detenuto in Italia dietro richiesta israeliana.
 
L'appuntamento è per:
Sabato 17 febbraio 2024 alle ore 18:30 Sala Cobas - Viale Manzoni 55 (Roma)
 
Testo del comunicato:
 
*NO ALLA COMPLICITÀ TRA ITALIA E ISRAELE*
*NO ALL’ESTRADIZIONE DI ANAN YAEESH*

Il 29 gennaio 2024 le autorità italiane hanno arrestato, nella città dell’Aquila, Anan Yaeesh, a seguito di una richiesta di estradizione avanzata dalle autorità israeliane. Anan Yaeesh, 37 anni, è un palestinese originario della città di Tulkarem, in Cisgiordania; nel corso degli anni ha condotto la propria attività politica all’interno del contesto della Seconda Intifada; ha scontato oltre 4 anni nelle carceri dell’occupazione e subìto un agguato delle forze speciali israeliane nel 2006, durante il quale riportò gravi ferite per i colpi a lui inferti.

Anan lascia la Palestina nel 2013, diretto verso l’Europa. Si reca inizialmente in Norvegia dove viene sottoposto a degli interventi chirurgici per rimuovere i proiettili rimasti nel suo corpo per anni. Nel 2017 raggiunge l’Italia, dove si stabilisce, e dove nel 2019 ottiene un regolare titolo di soggiorno. Nel 2023 si reca in Giordania, dove viene rapito dai servizi di sicurezza giordani allo scopo, con ogni probabilità, di consegnarlo ad Israele. Dopo oltre sei mesi di detenzione, a seguito della diffusione della notizia del suo arresto e il pericolo che venisse consegnato alle autorità israeliane, i servizi di sicurezza giordani si trovano nella condizione di doverlo rilasciare al fine di evitare malcontento e reazioni da parte dell’opinione pubblica.

Nel novembre del 2023 torna in Italia, all’Aquila, dove risiede, e viene arrestato a seguito di un mandato di cattura italo-israeliano; questo ha luogo a seguito del consenso da parte del governo italiano all’estradizione – è difatti sulla base delle indicazioni del Ministro della Giustizia Italiano che viene portata avanti la richiesta di misura cautelare.

La decisione da parte dell’Italia di procedere con l’estradizione è di enorme gravità, e alla gravità del fatto che sia presa in considerazione l’estradizione di un cittadino palestinese alle autorità israeliane (sulla base di ipotetiche azioni di resistenza, svoltesi nei territori occupati, tutelate quindi dal diritto internazionale), si aggiungono anche una serie di considerazioni dettate dall’attuale situazione politica.

In primis l’Italia consegnerebbe un palestinese alle autorità israeliane, le quali lo processerebbero in un tribunale militare. In più, nel corso degli ultimi mesi, molteplici sono stati i rapporti di organizzazioni e associazioni internazionali per i diritti umani che riportano le inumane condizioni di detenzione e tortura nelle carceri israeliane. La preoccupazione per la situazione in corso è nella certezza che, in caso di estradizione, il destino di Anan sarà quello di essere condotto davanti ad una corte militare e sottoposto a trattamenti disumani, condizioni detentive impensabili, condizioni che ad oggi portano a 9 il numero di prigionieri politici palestinesi uccisi negli ultimi quattro mesi nelle carceri israeliane, morti per tortura e per negligenza sanitaria.

Inoltre, con ogni probabilità, gli elementi su cui sono state formalizzate accuse ad Anan Yaeesh sono il frutto di oramai noti metodi d’investigazione e interrogatori considerati illegali in Italia e compatibili con la definizione di tortura.

Riteniamo che questo episodio rischia inoltre di rappresentare un pericoloso precedente volto a sdoganare l’estradizione e consegna di palestinesi in Italia e in Europa dietro richiesta di Israele che, ricordiamo, porta avanti un’occupazione militare dei territori palestinesi.

_*Comitato per la liberazione di Anan Yaeesh*_

Genocidio a Gaza: silenzi, censure e prese di parola

Data di trasmissione

Da quando è iniziato il bombardamento israeliano sulla Striscia di Gaza, in Italia, abbiamo assistito a informazione distorta e embedded, criminalizzazione del dissenso, forme latenti di censura e molti silenzi, mancate prese di parola da parte del mondo della cultura e dello spettacolo e dalla categoria degli/delle intellettuali di cui è in discussione addirittura l'esistenza. Negli ultimi giorni, Sanremo e la Rai sono stati messi in discussione per l'atteggiamento censorio.

Ne parliamo con in studio la sceneggiatrice Francesca Manieri e interventi di Silvia Ballestra, scrittrice, Michela Occhipinti, regista, documentarista, Chiara Bersani, performer e attivista, Ilenia Caleo, performer, ricercatrice e attivista di Campo Innocente.