Mfla: incontriamo e conosciamo il pensiero di Pinar Selek
Abbiamo incontrato allo spazio femminista di Roma, Luna e le altre la compagna turca Pinar Selek. Antimilitarista è da tempo perseguita dai tribunali turchi come terrorista.
Abbiamo incontrato allo spazio femminista di Roma, Luna e le altre la compagna turca Pinar Selek. Antimilitarista è da tempo perseguita dai tribunali turchi come terrorista.
Intervista a Pinar Selek sulla persecuzione del governo turco nei suoi confronti
Un redazionale che parte dalla presentazione del libro della curda Sakine Kansiz, ammazzata a Parigi e che nel suo secondo volume parla delle carceri turche e delle torture subite. Da Bologna, dove si stava presentando il libro interviene Severina Berselli spiegando molto bene come si passa dalle carceri speciali al 41bis. In studio una compagna che illustra la campagna Pagine contro la tortura proprio contro il 41bis.
Ascolta l’intervista ad una compagna dell’Assemblea Permanente delle donne contro la proposta di Legge Tarzia, sulla manifestazione del 25 novembre davanti alla Regione Lazio, in Via Rosa Garibaldi, dalle ore 10.00.
Ascolta l’intervista ad una compagna dell’Assemblea di donne femministe e lesbiche contro i Cie sull’iniziativa per il 25 novembre 2010 a piazza Trilussa a Roma dalle ore 16.00.
Da BOLOGNA:
Ascolta l’intervista ad una compagna del coordinamento Quelle che non ci stanno sul presidio performativo del 25 novembre “Silenzi e paole sul femminicidio” (via Indipendenza – ore 18).
Ascolta l’intervista ad una compagna di Noi non siamo complici sulle 2 iniziative del 26 novembre “Che i muri crollino e la libertà evada – Chiudere i Cie subito!” (ore 17 – Aula C autogestita, Scienze politiche, Strada Maggiore 45) e del 28 novembre “Non inermi ma in armi – Le donne, la guerra, la resistenza” (ore 18.30 – Circolo Iqbal Masih, Via della Barca 24/3)
Da TARANTO:
Ascolta l’intervista ad una compagna del MFPR sulle iniziative del 26 novembre davanti al Tribunale, la mattina, e con un presidio itinerante, nel pomeriggio.
Ascolta la trasmissione Parapiglia dedicata alle iniziative in Italia e nel mondo per la giornata contro le violenze degli uomini sulle donne del 25 novembre 2015
Ascolta la trasmissione Parapiglia con i collegamenti alle manifestazioni ed iniziative contro la violenza degli uomini sulle donne: sentiamo le compagne di Bologna, Catania, Taranto, Torino, Parigi, Roma e dal Rojava [dura 2h23′]
Qui gli audio delle corrispondenze estrapolate:
Rojava
Ascolta la corrispondenza in lingua kurda con una compagna del movimento delle donne Yekitiya Star, in occasione del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne [dura 22′]
Leggi la traduzione in italiano
Leggi l’Appello delle donne kurde che fanno parte delle YPJ (Unità di Protezione delle Donne) nella resistenza a Kobanè che hanno parlato a Jinha l’agenzia stampa di donne di Diyarbakir
Ascolta uno stralcio dell’intervista a Dedé Mirabal, l’unica sopravvissuta delle quattro sorelle Mirabal, las Mariposas, impegnate contro la dittatura di Truillo nella Repubblica Domenicana. Partia, Minerva e Teresa furono uccise dal regine nel 1960 [dura 6′]
Catania
Ascolta la corrispondenza con una compagna del gruppo le Voltapagina che, insieme ad altre associazioni di donne hanno oragnizzato un sit-in contro il femminicidio e contro la cancellazione della storisa delle donne [dura 9′]
Taranto
Ascolta una corrispondenza di una compagna del Movimento femminista proletario rivoluzionario: “l’elemosina non la vogliamo, il lavoro pretendiamo”, perché violenza contro le donne è anche negare loro lavoro e salario [dura 9′]
Bologna
Ascolta la corrispondenza con una compagna che racconta la partenza della manifestazione [dura 3′]
Leggi uno dei volantini distribuiti in piazza
Roma
Ascolta la corrispondenza dal cotrteo per le strade del Pigneto, pronto a partire [dura 3′]
Parigi
Ascolta una compagna del gruppo Locs – Lesbiennes Of color che ci racconta la manifestazione di sabato 22 novembre contro gli stupri e i crimini della polizia [dura 9′]
Torino
Ascolta la corrispondenza di una compagna del collettivo femminista MeDea, che per stasera hanno organizzato un reading dal titolo Non mi pento di nulla. Storie di donne che si sono ribellate alla violenza maschile [dura 8′]
Il coming out delle donne che hanno subito violenza.
Ascolta il resoconto dell’iniziativa per il 25 novembre organizzata da xxd
Ascolta le voci dalla piazza durante la manifestazione contro la violenza – Belotti: dalla parte delle bambine – risoluzione europea – depenalizzazione omosessualità e Vaticano: comunicato di Facciamo Breccia, nella trasmissione “È una calamità di cui ci rendiamo perfettamente conto” a cura del Coordinamento Lesbiche Romane del 2 Dicembre 2008 (216ª puntata)
Ascolta le fasi preparatorie della imminente manifestazione nella trasmissione “È una calamità di cui ci rendiamo perfettamente conto” a cura del Coordinamento Lesbiche Romane del 20 Novembre 2007 (211ª puntata)
Di seguito anche la puntata del 27 Novembre 2007 (212ª puntata)
La nostra analisi della violenza maschile sulle donne è radicale, nel senso che ne indaga le
radici, il percorso alle nostre spalle è lungo e approfondito, le nostre pratiche sono
conflittuali.
In Italia un giorno sì e uno no un uomo uccide una donna.
Il termine “femminicidio” indica ogni forma di violenza commessa da un uomo su una
donna in quanto donna: stupri, violenze e abusi fisici, molestie, persecuzioni, ecc.
La violenza degli uomini sulle donne è frutto della cultura e del sistema patriarcale.
Serve a mantenere le donne sottomesse ed a punire e a riappropriarsi delle lesbiche.
La violenza degli uomini sulle donne serve a perpetuare questo sistema di oppressione, il
patriarcato, che è perfettamente alleato degli altri sistemi economici (capitalismo, neo-
colonialismo) e con i dispositivi ideologici di oppressione (fascismo e razzismo).
Ci sono dei chiari e forti nessi tra la violenza privata e domestica sulle donne e la violenza
istituzionale e dello stato, sempre sulle donne.
La violenza sulle donne non ha colore, né passaporto, né classe, né età, ma ha un unico
genere: sono gli uomini a compierla.
L’assassino ha le chiavi di casa. I luoghi della violenza sono molti, ma gli uomini che la
commettono sono quasi sempre conosciuti: mariti, padri, fidanzati, ex fidanzati, ed altri
uomini conosciuti, datore di lavoro, professore, medico.
Per le donne la precarietà economica significa minor reddito e dipendenza economica dai
mariti. Femminilizzazione del lavoro, destrutturazione del mercato del lavoro, precarietà,
disoccupazione, peggioramento delle condizioni lavorative, misure anti crisi... spingono le
donne ai margini del mercato del lavoro e le obbligano a sopperire alla mancanza cronica
di servizi sociali.
I media esistono in quanto vendono i corpi delle donne. Sistema massmediatico e sistema
educativo perpetuano la cultura della violenza e i ruoli stereotipati di sottomissione delle
donne.
Nei Cie la polizia stupra. La violenza sulle donne è perpetrata sistematicamente dagli
uomini in armi e in divisa, nei commissariati, nei Cie, nelle carceri.
Gli uomini in divisa ricattano, sottomettono e torturano con abusi e violenze sessuali le
donne e soprattutto quelle senza documenti, rinchiuse, fermate in manifestazioni.
Gli uomini legalmente armati stuprano ed uccidono le donne perché possono farlo. Godono
di tutti i privilegi dell’appartenere alle istituzioni (esercito e forze dell’ordine) che agiscono
il monopolio della violenza da parte dello Stato: hanno le spalle coperte, sono impuniti e
sono addestrati per farlo.
Non è questa la sicurezza che vogliamo. Denunciamo la strumentalizzazione della violenza
maschile sulle donne per fini repressivi, razzisti e di controllo sociale.
Con l’aumento del controllo sociale diffuso le donne vengono ricacciate in famiglia e ciò
significa maggior esposizione alla violenza: le donne sono doppiamente controllate, dai
mariti e dallo Stato.
Parliamo di stupri di guerra e di guerra quotidiana degli uomini contro le donne. La
sistematicità della violenza degli uomini in divisa è la cartina tornasole della violenza degli
uomini sulle donne.
Gli uomini in divisa stuprano nei commissariati perché tutti gli uomini stuprano (picchiano,
ricattano sessualmente, ecc.) nelle famiglie.
Ci riguarda tutte. Un singolo stupro toglie potere a tutte noi, è una ferita per ognuna di
noi. Mentre accresce i privilegi di tutti gli uomini e aumenta la loro capacità di controllo
sulle donne, attraverso la paura.
Un singolo stupro limita la libertà di ognuna di noi. Per questo è importante la solidarietà
tra tutte le donne.
Guai a chi ci tocca.
Le donne sanno difendersi quotidianamente dalla violenza degli uomini.
Le pratiche di autodifesa femminista fanno parte dei nostri percorsi.
Autodifesa significa:
sapere che no significa no, nella vita quotidiana
riconoscere quando il proprio spazio vitale viene invaso
fidarsi del proprio istinto e riconoscere una situazione di pericolo
riconoscere che stiamo vivendo all’interno di una situazione di violenza
rivolgersi ad altre donne
autodifesa è il lavoro delle compagne dei centri antiviolenza, è autodifesa legale
autodifesa è un centro antiviolenza che si costituisce parte civile
Vogliamo fare un passo avanti: diciamo a tutte le donne che possono e devono difendersi!
mfla
Mercoledi 8 giugno alle 18.30 alle Cagne sciolte, viale ostiense, si torna a parlare dello stupro a Pizzoli, Aquila, e dell'attacco che l'avvocato Antonio Valentini sta facendo nei confronti della rete di donne che a L'Aquila sostenne Rosa, la ragazza stuprata.