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Bologna

Bologna, il CAS di via Mattei è una prigione: presidio 22 Febbraio

Data di trasmissione
Durata 14m 29s

Un testo scritto da chi vive nel Cas di Via Mattei (Bologna). Sabato 22 febbraio (ore 15 in Montagnola, lato piazza VIII agosto) saremo al loro fianco per supportare la loro protesta.
Alcune/i solidali

Siamo le persone che abitano nel CAS di via Mattei. Prima stavamo in altri centri gestiti da Lai Momo e non abbiamo capito perché ci hanno portato via da lì all’improvviso portandoci nel CASdi via Mattei senza spiegazioni. Perché ci hanno deportati lì dentro? Le cooperative, la prefettura e il governo hanno deciso al nostro posto dove e come dobbiamo vivere da quando siamo arrivati in Italia, e da novembre hanno deciso di buttarci qui. Ci sembra di essere stati gettati in prigione ed esclusi dalla società.

Per noi questo posto è una prigione ed una tortura mentale. Non ci sono cure mediche, il posto è sporco, 10 persone o più vivono in una stanza… A nessuno importa del nostro benessere. Non c’è la possibilità di cucinare in autonomia. Per entrare ed uscire dobbiamo usare il badge. Le condizioni igieniche fanno schifo e ci si ammala facilmente. Quando qualcuno si ammala, deve fare tutto da solo acquistando i farmaci. Ma come facciamo a comprare i farmaci se non possiamo lavorare? E come possiamo lavorare se non abbiamo i documenti? E chi ha il permesso di 6 mesi e sta lavorando ha dei contratti di 1 solo giorno. Immaginate se la persona non parla bene l’italiano, è tutto ancora più difficile. Ci sono operatori che affermano di lavorare per noi, però ci trattano come animali e sono proprio dei guardiani.
Questa non è vita, noi vogliamo libertà, documenti, e possibilità di decidere sulla nostra vita.

SE LA SCHIAVITÙ NON È ANCORA FINITA, DOBBIAMO DIRLO.

Patrick Zaki e la repressione in Egitto

Data di trasmissione
Durata 1h 46m 43s

Patrik Zaki è uno studente egiziano che segue un master all'Università di Bologna, il 7 febbraio rientrando in Egitto viene arrestato e torturato, viene accusato di istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione. Ad oggi delle sue condizioni fisiche si sa pochissimo. La prossima udienza è fissata per il 22 febbraio. Zaki è un attivista e frequenta un master internazionale in Studi di genere, forse queste le sue colpe, ad oggi ancora non si sa il motivo del suo arresto, così come non si sa il motivo del sequestro, delle torture e della morte di Giulio Regeni.

L'accademia bolognese si mobilita, i rappresentanti governativi sembrano occuparsi del caso. Ma le sparizioni, le torture, gli arresti non sono nuovi in Egitto, ad oggi Al Sisi ha costruito da quando ben 18 nuove carceri. 60 mila le persone detenute per aver criticato una dittatura militare o per aver scritto il proprio pensiero. 

L'ipocrisia in Italia è feroce: non solo gli Atenei continuano ad avere rapporti con l'Egitto ma l'Italia continua a vendere armi al governo di Al Sisi.

Parliamo di tutto questo con Giorgio Beretta della Rete Disarmo, con un compagno portuale di Genova dove domani mattina è prevista l'ennesima manifestazione per bloccare l'attracco di navi che trasportano armi, con una compagna egiziana e con un compagno studente dei CUA di Bologna.

Egitto: Ancora sparizioni forzate. Tutte liberi!

Data di trasmissione
Durata 10m 18s

La recente sparizione di Patrick George Zaky, studente egiziano in Erasmus a Bologna, ha fatto parlare tutti i media delle sparizioni in Egitto. Purtroppo la sua vicenda non è affatto un caso isolato, ma la realtà per migliaia di persone che subiscono la detenzione amministrativa ordinata dalla legge antiproteste di Al Sisi.

XM24 nello spazio! nuova occupazione in Bolognina

Data di trasmissione

Nuova occupazione in Bolognina, xm24 prende uno spazio dopo lo sgombero di agosto.

Assemblea pubblica alle 18 in via ferrarese 199

 

di seguito il comunicato

XM24 nello Spazio

Si arrenda chi ci vorrebbe estinte, esiliate o dimenticate: avremo forse poco senno, ma infinita è la nostra fantasia!

Oggi XM24 riapre un luogo chiuso ed abbandonato da decenni. Quella che era la Caserma Sani inizia una nuova vita come luogo di autogestione, solidarietà ed aggregazione. All’abbandono degli spazi pubblici ci opponiamo riappropriandoci degli spazi che ci servono per vivere e respirare.  

Per 17 anni XM24 ha prodotto socialità e cultura autogestita in via Fioravanti 24. Uno Spazio Pubblico Autogestito che è stato anche punto di partenza di lotte sociali che hanno attraversato Bologna e l’intero paese. Un luogo dove tante attività hanno potuto sottrarsi alla logica del profitto, un luogo di sperimentazione umana e politica. 

Una scelta radicale, libertaria, partigiana, che dell’autogestione ha fatto pratica quotidiana, dando vita dal basso a esperienze e laboratori fuori dalla cosiddetta “normalità” e  altrimenti impensabili. Scuola di italiano, palestra, ciclofficina, sala prove, proiezioni, spazio di controinformazione, concerti e festival di musica indipendente, illustrazione e delle più svariate arti che forse altrove non sarebbero mai nate: una fucina di immaginari contro il Nulla che avanza.

Oggi, in un quartiere aggredito da gentrificazione e speculazione, non siamo disposte a rinunciare ad uno spazio autogestito antifascista, antisessista, antirazzista e anticapitalista.

Lo sgombero

Il 6 agosto la giunta manovrava una ruspa “democratica” per sgomberare XM24, incassando l’imbarazzante appoggio di Matteo Salvini. Di fronte alla resistenza creativa e determinata di attiviste e solidali, e per rimediare al danno di immagine dovuto all’endorsement salviniano, l’assessore Matteo Lepore firmava un foglio in cui si impegnava a trovare, entro e non oltre questo 15 novembre, una nuova casa (“uno spazio adeguato”) a XM24, a partire da 4 spazi già individuati.

L’Odissea per lo spazio 

Durante la trattativa, incontro dopo incontro, l’amministrazione ha però scartato ognuno dei luoghi proposti, senza neppure motivare adeguatamente. «Un’istruttoria su ogni spazio? Macché, l’istruttoria c’est moi!», diceva l’assessore. Così, sulla carta (quella firmata il 6 agosto) l’amministrazione riconosceva «l’importanza della progettualità politica, sociale e culturale dello spazio pubblico Xm24», ma nella pratica faceva una, e una sola, proposta: uno spazio in via Zanardi 378, a 50 minuti a piedi da Fioravanti 24, là dove XM24 non desse  «troppo fastidio a chi vive la città» (così, testualmente, l’assessore Lepore). 

Una proposta che dimostra la volontà di non rispondere alle reali esigenze di XM24; un «daspo» che abbiamo subito considerato inaccettabile: le migliaia e migliaia di persone che hanno attraversato XM24 – e che hanno manifestato con e per XM24 il 29 giugno – sono a pieno titolo persone che vivono la città, e non – come pensa l’amministrazione – corpi a essa estranei, da espellere e “daspare”.

Vogliamo poi ricordare che non ci sarebbe stata nessuna questione XM24 se l’ex mercato – uno stabile che era ed è nella piena disponibilità del comune – non fosse stato sgomberato per volontà di questa amministrazione col pretesto del cohousing.

Oggi

Gli spazi pubblici in realtà ci sono, anche in Bolognina. Ma spesso sono sottoposti a ricatti mascherati da bandi. Altre volte sono ostaggio di finti percorsi partecipati che ignorano l’importanza delle esperienze già esistenti. La lotta per gli spazi è collettiva, va ben oltre Bologna ed è ampia e profonda. Insieme all’Altra Città consideriamo questa battaglia parte di una battaglia complessiva, immersa nella “crisi” sociale, economica ed ecologia mondiale, contro porti chiusi, populismo, neoliberismo, paura e repressione.

Occupando oggi stiamo costruendo dal basso una realtà possibile, senza prime né ultime, in cui il mercato non definisca cosa è possibile e cosa no, fatta di uguali e libere, senza gerarchie né autorità. 

Da questa occupazione ripartiamo collettivamente, contro ogni distinzione tra pratiche virtuose e non, ci riappropriamo non solo di uno spazio ma della pratica dell’occupazione. Una pratica demonizzata dai decreti sicurezza, scritti apposta per zittire le lotte sociali. Decidiamo di occupare non per una velleità ribellistica, ma perché in questo momento storico rispondiamo ad un processo degenerativo e repressivo delle esperienze autogestite. Qui chiamiamo in causa la giunta PD, che non ha voluto riconoscere le esigenze di una grande parte della città, a cui deve delle risposte.

Oggi una comunità forte e in espansione dimostra di non aver bisogno di riconoscimenti ufficiali: il nostro stesso esistere ed occupare spazio è un atto politico che si legittima di per sé.

Abbiamo bisogno di spazi per vivere, sperimentare e socializzare fuori dalle logiche di mercato e contro l’isolamento. Luoghi per immaginare e costruire  ciò che non c’è e ricercare quello di cui abbiamo bisogno. Spazio per autodeterminarsi, per costruire, dipingere, comporre, suonare, declamare, conoscersi, contaminarsi.  

Non lo faremo da sole: questo luogo, come tutti gli spazi inutilizzati, appartiene alla città intera. Uno spazio di quanti non possono aspettare oltre, che vogliono mettersi in gioco e sperimentare un’esistenza diversa qui e ora. 

Da quassù la Bolognina è bellissima:

oggi ha aperto un nuovo spazio in città,

è qui che ci troverete.

Da qui muoviamo contro il Nulla.

ASSEMBLEA PUBBLICA ALLE 18.00

Bologna incontra la scrittrice Dorothy Allison

Data di trasmissione
Durata 12m 23s

Bologna, Chiostro di Santa Cristina, via del Piombo 5. Associazione Orlando, Associazione Luki Massa e Festival Some Prefer Cake in collaborazione con Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, Gemma – Studi di genere e delle donne, Libreria delle donne di Bologna, organizzano un incontro con la scrittrice Dorothy Allison in dialogo con Margherita Giacobino e Alessandra Sarchi. Sabato 7 settembre 2019 alle 18. Dorothy Allison è considerata l’erede di una grande tradizione letteraria «sudista» che annovera, tra i suoi più grandi esponenti, William Faulkner, Flannery O’Connor, Tennessee Williams e Carson McCullers. Autrice di racconti, memoir e saggi, tra i suoi titoli più significativi Trash (Il Dito e la luna, 2016), La bastarda della Carolina (MinimumFax, 2018) e Due o tre cose che so di sicuro (MinimumFax, 2019).

Ne parliamo con Margherita Giacobino