violenza maschile

7 e 8 Ottobre a Firenze Asssemblea Nazionale di Non Una di Meno

Data di trasmissione
Durata 16m 11s

Sabato 7 e domenica 8 Ottobre a Firenze si svolgerà l’assemblea nazionale di Non Una di Meno, in vista del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere.

L’assemblea si svolgerà negli spazi del PalAffari, in Piazza Adua 1

Ne parliamo con una compagna di Non Una di Meno di Firenze.

La violenza maschile contro le donne nella storia

Data di trasmissione
Durata 48m 38s

In occasione del 25 novembre mandiamo la registrazione di un seminario che ha tenuto la storia Laura Schettini all'Università Orientale di Napoli dal titolo: la violenza maschile contro le donne nella storia, norme, pratiche sociali, emozioni. Il seminario è stato in collaborazione con la SIS, la Società Italiana delle Storiche. 

Rimini invasa dagli alpini, le compagne denunciano

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A Rimini si sta svolgendo la 93a adunata nazionale degli alpini che ha portato in città circa 400.000 persone di cui molti maschi: Non una di meno Rimini denuncia l'aumento esponenziale di molestie in città, la mancanza di sicurezza per donne e soggettività lgbtiq, in particolare per chi lavora in alberghi, bar, ristoranti, settore di sfruttamento lavorativo aggravato da una presenza così massiccia e concentrata.

Trasformazioni femministe #8

Data di trasmissione
Durata 1h 4m 45s

25 novembre 2014

 

Prima puntata del ciclo 2014/2015 di Trasformazioni femministe, a cura di Kespazio! per una ricerca queer e postcoloniale.

 

Oggi, all'interno del Martedì autogestito da femministe e lesbiche di Radio Ondarossa, parliamo di violenza maschile sulle donne e, in particolare, di come le donne, le femministe e le lesbiche reagiscono alla violenza.

   

Con Nadia e le altre, contro la violenza maschile e contro tutti i Cie!

Data di trasmissione

Nadia è una ragazza di 19 anni che è detenuta da due mesi nel Cie di Ponte Galeria, il lager alle porte di Roma in cui lo stato italiano rinchiude le persone immigrate senza il permesso di soggiorno.
Ma Nadia in realtà non è "propriamente" un'immigrata: è un'italiana che vive sotto il ricatto del permesso di soggiorno. Lo stato la considera una straniera, da rinchiudere ed espellere, perché è nata in Italia da genitori marocchini.
Una doppia violenza, che si aggiunge a quella patriarcale subita all'interno delle mura domestiche.
Nadia e sua sorella, infatti, avevano denunciato il padre per violenza. E dal carcere il padre le ha “espunte” entrambe, per vendetta, dal rinnovo del permesso di soggiorno.
Inizialmente affidata a una casa-famiglia, Nadia è fuggita per costruirsi autonomamente la vita che desiderava, ma si è ritrovata senza documenti ed è stata rinchiusa nel Cie.
Dopo aver subito la violenza maschile, ora Nadia subisce anche quella dello stato che le nega la libertà personale e rischia di essere deportata in Marocco, il paese di origine dei suoi genitori, in cui in realtà lei non è mai stata.
 
Non solo Nadia, ma tutte le donne rinchiuse nel Cie di Ponte Galeria sono vittime di una doppia violenza, patriarcale e statale, proprio come lei.
La maggioranza delle detenute sono infatti vittime di tratta, che hanno trovato nella prostituzione forzata l’unica via di accesso a un percorso migratorio. Mentre le altre spesso sono rinchiuse nel Cie perché – come Nadia, Adama, Faith e le altre di cui non sapremo mai nulla – sono state così “ingenue" da chiamare la polizia per denunciare uno stupro o un tentato stupro: si aspettavano di essere sostenute e invece hanno trovato solo gabbie e recinti, ulteriori violenze e la prospettiva di una deportazione forzata.
 
In questi ultimi tempi il dibattito politico italiano si è concentrato spesso sulla possibilità di attribuire i diritti di cittadinanza ai figli e alle figlie dell'immigrazione. Paradossalmente, ne ha parlato anche il presidente Napolitano, tristemente noto per aver dato il nome alla legge che ha istituito gli ex Cpt, oggi Cie (la legge Turco-Napolitano del 1998). Ma negli interventi che abbiamo ascoltato i diritti sembrano riservati solo a chi si comporta come un "bravo cittadino integrato", che aderisce acriticamente ai valori dell’italianità, senza mettere in discussione il potere esercitato dallo stato capitalista. Tutti gli altri sono considerati clandestini da sfruttare, rinchiudere e deportare.
 
Anche i casi di violenza domestica e di femminicidio che hanno coinvolto le comunità migranti sono stati spesso al centro dell'attenzione mediatica, proprio allo scopo di rinforzare la retorica dello scontro di civiltà, che serve a giustificare le politiche islamofobe, xenofobe e securitarie. Gli uomini immigrati sono rappresentati come stupratori che minacciano il corpo delle donne italiane, mentre le donne immigrate (specie se musulmane) come vittime di padri violenti e famiglie retrograde. Ma il movimento femminista ha saputo smascherare la strumentalizzazione e l'etnicizzazione dello stupro, affermando con decisione che il patriarcato è universale e che la violenza domestica non ha confini e non dipende dal passaporto.
 
Nadia è una giovane donna che ha avviato un percorso di autodeterminazione, ribellandosi sia alla violenza maschile che a quella dello stato.
Nadia – così come tutte le altre donne recluse che subiscono la violenza statale e patriarcale – non deve passare un minuto di più nel lager di Ponte Galeria!
Mentre scriviamo ci arriva proprio da Nadia la notizia che oggi pomeriggio uscirà dal Cie.
Condividiamo la sua gioia per l'imminente liberazione ma continuiamo a lottare al fianco di tutte le altre donne recluse nei lager di stato.
 
Nadia libera!
Libere tutte! Liberi tutti!
Chiudere tutti i Cie! Abbattere le frontiere!
 
Silenzio Assordante (Radio Onda Rossa)