Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !

cie

Occupato il consolato tunisino anche a Roma

Data di trasmissione

A Roma, una cinquantina di antirazziste antirazzisti hanno occupato il consolato tunisino per sostenere la lotta di Sabri contro la deportazione.
Sul cancello é stato affisso uno striscione con la scritta: «Prima sfruttati/e, poi recluse/i e deportate/i. UE + Frontex: assassini» (guarda la foto dello striscione).
Stanno aspettando il console tunisino e non se ne andranno finché i funzionari non forniranno loro notizie certe sulle condizioni di salute di Sabri e su dove si trova.



 

Occupato il consolato tunisino a Milano

Data di trasmissione

A Milano, intorno alle 11.00 di questa mattina, un gruppo di compagni solidali con la lotta di Sabri è entrato dentro al cortile del consolato tunisino dove è stato appeso uno striscione contro le
deportazioni e sono stati distribuiti volantini. Gli impiegati del consolato, durante tutta una
serie di animatissime discussioni, hanno sostenuto di non essere responsabili delle deportazioni dei senza documenti e di essere lì solo per fare i passaporti!

Dopo un po' i compagni sono stati spinti verso l'esterno del cancello, da dove però sono riusciti presto a rientrare per costringere i funzionari ad inviare un fax di protesta all'ambasciata di Roma e in Tunisia. Il presidio si è sciolto solo all'una, all'ora di chiusura degli uffici.
 

Processo contro i ribelli di Ponte Galeria

Data di trasmissione
Durata 7m 43s

Audio dal presidio di solidarietà per i nove reclusi del Cie di Ponte Galeria, accusati di danneggiamento, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale per la rivolta scoppiata nella notte tra il 3 e il 4 giugno.

 

Durata: 7'35''

 

In apertura dell'udienza il giudice ha preso atto dell'assenza di tutti gli imputati, in quanto uno di loro «è stato dimesso dal Cie il 25 giugno 2010» - cioè, è già stato espulso - mentre la direzione del Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), dove erano stati trasferiti gli altri imputati, ha fatto sapere che «non è stato possibile disporre il loro accompagnameento all'odierna udienza».

Le avvocate che difendono i reclusi, Maria Luisa D'Addabo e Liliana Marcantonio, avevano chiesto formalmente che agli imputati fosse concesso il diritto di partecipare al processo a proprio carico.

Perciò il giudice, preso atto che «sussiste un legittimo impedimento, in quanto gli imputati non godono della piena libertà di movimento e non è stato possibile disporre il loro accompagnamento in tribunale», ha disposto il rinvio al 1° dicembre 2010.

Hanno tirato giù dal tetto Sabri. Blocco stradale a Torino

Data di trasmissione

Questa mattina poco dopo le sei i vigili del fuoco hanno fatto scendere Habib - per i registri del Cie Sabri, il recluso che da lunedì scorso stava resistendo alla deportazione forzata sul tetto del centro di corso Brunelleschi a Torino - per deportarlo.

I solidali che stavano sostenendo la sua lotta hanno improvvisato un blocco stradale e sono stati caricati dalle forze dell'ordine.

Seguiranno aggiornamenti.

Nel frattempo a Roma, a partire dalle 10.00, si svolgerà un presidio davanti al tribunale di piazzale Clodio, in solidarietà con i reclusi del Cie di Ponte Galeria accusati di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento per la rivolta del 3 giugno scorso.

Ancora sul tetto il detenuto del Cie di Torino

Data di trasmissione
Durata 6m 50s

Mentre proseguono le rivolte nei centri di identificazione ed espulsione, dal Cie di Torino, dove un detenuto si trova sul tetto da lunedì pomeriggio, questa mattina si è appresa la notizia di una deportazione-lampo da parte dei carabinieri, come ci è stato raccontato in diretta dai solidali che sono in presidio permenente davanti al Cie di corso Brunelleschi.

Lettere ad Habib da Corelli e Gradisca

Data di trasmissione

pubblichiamo di seguito i comunicati di solidarietà che i detenuti e le detenute dei Cie di Gradisca e di Milano hanno diffuso ieri sera per sostenere la lotta di Habib, il recluso che da lunedì pomeriggio si trova sul tetto del Cie di Torino per resistere alla deportazione forzata

  

 

Comunicato di solidarietà dei detenuti del Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) - Sezione rossa
  
Caro Habib siamo tutti con te e facciamo tutto il possibile da Gradisca.
Stiamo lottando per combattere questa legge che non deve esistere, e facciamo il possibile.
Molti di noi siamo in sciopero della fame, non vogliamo avere niente a che fare col direttore e le guardie, noi non vogliamo niente da loro.
In tanti ci tagliamo ogni giorno come forma di protesta perché i cie devono essere rasi al suolo.
Sappiamo che sei li da più di trenta ore; non  ti preoccupare, tieni duro perché siamo molto vicino a te e sappiamo che la tua lotta è anche la nostra lotta.
Sappiamo che il cie di Brunelleschi è un cie che fa schifo.
Il tuo gesto è molto coraggioso, tieni duro, stiamo tutti lottando e pregando per te, speriamo che non ti succeda niente, non sei da solo.

Vogliamo anche ringraziare tutti quelli che da fuori ci stanno sostenendo per distruggere questi campi di concentramento.
E’ molto importante sentirvi vicini.
Ci aiutiamo a vicenda dando una mano a questo ragazzo.
  
  
Comunicato di solidarietà dei detenuti del Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) - Sezione blu
  
Ti auguriamo di resistere. Libertà per tutti e siamo tutti con te Habib e contiamo su di te grazie mille per questo tuo gesto ti auguriamo al più presto la libertà, a te e a tutti noi.
  
  
Comunicato dei detenuti del Cie di via Corelli (Milano) - Sezione C maschile e settore femminile
  
Caro fratello tunisino ti chiediamo di resistere e non mollare finché ottieni la libertà.
Quello che stai facendo tu lo stai facendo anche per tutti noi extracomunitari, sopratutto x gli algerini e i tunisini che stanno subendo questo nuovo decreto per facilitare le deportazione.  
Siamo sicuri che puoi resistere ancora, solo così potrai ottenere la libertà.
Siamo tutti con te nel bene e nel male. Anche noi abbiamo lottato e stiamo lottando per te e per tutti noi. Sabato abbiamo fatto la protesta e tre di noi sono già in libertà.

Noi non ci fermeremo qua finché non otterremo i nostri diritti di esseri umani  e finché non distruggeremo questi lager.
Ringraziamo tutti i solidali che li sotto stanno lottando per lui e per tutti noi.
Libertà per tutti.

 

Cie di corso Brunelleschi: Habib ancora sul tetto, solidarietà a Torino e non solo

Data di trasmissione

Habib, il tunisino cui venivano somministrati farmaci scaduti, continua a protestare sul tetto del centro di corso Brunelleschi a Torino per opporsi alla deportazione forzata. I/le solidali sono ancora con lui. Il presidio è durato tutta la notte scorsa e continua ancora. Intanto, purtroppo, un altro tunisino, che si trovava in isolamento e "aspettava" la deportazione, è stato portato via. Anche a Firenze domani si terrà un presidio fuori al consolato tunisino dopo l'accordo tra il Viminale con i governi di Tunisia e Algeria e in solidarietà con i reclusi. 

Oscar Grant sei tu

Data di trasmissione

Immagine rimossa.Immagine rimossa. 

Nella puntata di lunedì 19 luglio 2010:

 

In apertura della trasmissione un collegamento dal presidio permanente che si sta svolgendo davanti al Cie di corso Brunelleschi a Torino.

 

L'8 luglio scorso si è concluso il processo contro Johannes Mehserle, il poliziotto bianco che il primo gennaio del 2009 aveva ammazzato il ventiduenne afroamericano Oscar Grant, alla stazione di Oakland (California). In seguito all'omicidio c'erano stati scontri e proteste per le strade di Oakland e si era formato un comitato per chiedere giustizia contro la violenza e gli abusi della polizia nei confronti della gente nera.

Mehserle è stato riconosciuto colpevole di omicidio involontario, nonostante in rete abbiano girato video e foto dell'omicidio. La giuria era composta da dodici giurati, tutti bianchi, e il poliziotto si è difeso sostenendo che si era confuso: pensava di avere in mano il taser e non la pistola... ed era convinto che Oscar fosse armato, anche se quando gli ha sparato il ragazzo era steso a terra, di spalle e ammanettato.

Anche nella notte subito dopo il verdetto la gente è scesa in strada per protestare, spaccando vetrine e finestrini delle auto in diverse città della California: sono state arrestate almeno 50 persone.
 

In questa puntata di Attica Blues ne parliamo a partire dai commenti di Mumia abu Jamal - in diretta dal braccio della morte - pubblicati su http://www.prisonradio.org pochi giorni dopo l'omicidio e subito dopo il verdetto (di seguito le traduzioni di entrambi gli interventi e i link per ascoltarli in lingua originale).

 

 

Mumia Aby Jamal, Oscar Grant e tu, 17 gennaio 2009
fonte: http://www.prisonradio.org/oscar_grant.htm
ascolta: http://www.prisonradio.org/audio/mumia/2009MAJ/01Jan09/1-23-09OscarGrantMAJA.mp3
 
Come te, anch'io ho visto il video registrato col cellulare dell'omicidio del ventiduenne Oscar Grant, di Oakland, California.
E sebbene sia veramente una cosa terribile da vedere, c'è qualcosa che è ancora più scioccante. Ed è il modo in cui i media hanno risposto a quest'omicidio poliziesco, creando una strategia difensiva basata sull'errore.
Questa strategia difensiva, che sostiene che lo sbirro che ha ammazzato Oscar Grant possa aver confuso la sua pistola con il suo taser, è stata offerta sia dai cronisti locali che da quelli nazionali – sebbene essi non avessero ascoltato nemmeno una parola pronunciata da Johannes Mehserle, il poliziotto della BART (Bay Area Rapid Transit, la polizia della baia di San Francisco) che non è stato intervistato per settimane dopo aver ucciso un uomo disarmato!
Se tu ti fossi mai domandato qual è il ruolo dei media, ecco una lezione per te. Scoprirai così che la pretesa che i media ufficiali siano obiettivi non è altro che una crudele illusione.
Immagina questo: se i ruoli fossero rovesciati, e cioè se fosse stato Grant ad ammazzare Mehserle, credi che i media avrebbero suggerito una strategia difensiva per lui?
Grant sarebbe stato libero di girare, o di lasciare lo stato una settimana dopo?
Sarebbe stato liberato su cauzione?
L'omicidio di Oscar Grant III non è altro che l'ultima versione, la versione West Coast della storia di Amadou Diallo, di Sean Bell e di centinaia di altri uomini neri – e, come nei loro casi, non ti sorprendere se tutto si concluderà con un'assoluzione – ancora una volta.
Oscar Grant sei tu – e tu sei lui, perchè lo sai dal vuoto nel tuo stomaco che aversti potuto essere tu, e che la stessa cosa sarebbe potuta accadere anche a te.
Lo sai.
E la cosa peggiore è questa: tu paghi per questo ogni volta che paghi le tasse, e sostieni questo ogni volta che voti per degli uomini politici che si svendono in un battito di cuore.
Tu paghi perchè i tuoi assassini ti uccidano, nel nome di una legge falsa e perversa, e paghi per una legge che li difende.
C'è qualcosa di terribilmente sbagliato qui – ed è il sistema stesso.
Finché non cambierà, niente cambierà, perché noi saremo ancora là fuori per le strade – scandendo un nome diverso.
Questo è Mumia Abu Jamal, in diretta dal braccio della morte.
 
  
Mumia Aby Jamal, Il processo Mehserle, 10 luglio 2010
fonte: http://www.prisonradio.org/7-11-10TheMehserleTrial.html
ascolta: http://www.prisonradio.org/The%20Mehserle%20Trial%20short.mp3
 
Dopo il verdetto di omicidio involontario nel processo contro Johannes Mehserle, il poliziotto che ha ucciso Oscar Grant, centinaia di manifestanti sono scesi per le strade di Oakland, in California, la città di Grant.
I titoli dei giornali si sono interrogati sui motivi della protesta, visto che il ragazzo era stato condannato.
Ma i manifestanti sapevano che il sistema giudiziario avrebbe fatto di tutto per concludere il processo con la pena più leggera possibile, omicidio involontario, anche se Mehserle rischiava una condanna fino a quattro anni di prigione.
Sapevano che Mehserle non sarebbe stato giudicato da una giuria nera e che il processo si sarebbe svolto a migliaia di chilometri da Oakland.
Sapevano che ognuna di quelle centinaia di persone avrebbe potuto essere Oscar Grant, disarmato e ammazzato in un video, e che la stessa cosa sarebbe potuta accadere ad uno di loro.
Ovviamente, i media ufficiali questo non lo sapevano.
Considerate questo: se Oscar Grant fosse stato l'aggressore, accusato di aver ucciso Mehserle, avrebbe potuto lasciare lo stato? (Mehserle è fuggito in Nevada alcuni giorni dopo aver sparato a Grant) Sarebbe stato capace di far trasferire il processo a centinaia di chilometri di distanza? Sarebbe stato capace di selezionale una giuria di soli neri - o comunque una da cui tutti i bianchi erano stati epurati?
Sarebbe stato condannato per omicidio involontario, alla faccia delle prove mostrate nel video?
Chiunque prenda onestamente in considerazione queste domande, conosce le risposte. Cosa ci dice questo sul sistema giudiziario?
Cosa ci dice del nostro presente che si suppone cieco davanti al colore della pelle?
Tutto questo ci dice forte e chiaro che esiste una legge per alcuni; e un'altra legge per tutti gli altri.
Ci dice che vivere in un corpo nero non è la stessa cosa che vivere in un corpo bianco – e quelle centinaia di manifestanti a Oakland tutto questo se lo sentivano nel sangue.
Questo è Mumia Abu Jamal, in diretta dal braccio della morte.

 

Ancora sul tetto del Cie di corso Brunelleschi

Data di trasmissione

Ascolta il racconto di un compagno torinese, dal presidio che si sta svolgendo davanti al Cie di corso Brunelleschi, per sostenere la lotta di Habib, il recluso che oggi pomeriggio era salito sul tetto per opporsi alla deportazione forzata.

I solidali si sono dati appuntamento davanti al Cie già dal primo pomeriggio per supportarlo, mentre la sera il presidio è diventato "rumoroso", con musica e urla di libertà.

Habib è ancora sul tetto, nel pomeriggio gli sono state portate delle bevande, e non ha alcuna intenzione di scendere, anche perchè gli mancano solo tre giorni allo scadere dei sei mesi di permanenza nel Cie. Dunque se riesce a resistere fino a venerdì non potrà essere deportato e avrà conquistato la libertà: sarebbe una vittoria non solo per lui, ma un risultato concreto per tutto il movimento contro le deportazioni forzate.

Il presidio continuerà per tutta la notte e anche domani.

 

Nel corso della corrispondenza aggiornamenti anche dai Cie di via Corelli a Milano e di Gradisca d'isonzo (Gorizia).

 

Per ulteriori aggiornamenti: http://www.autistici.org/macerie/

 

Chi volesse dare una mano e non può raggiungere il presidio - ci dicono da Torino - può farsi sentire con i consolati tunisini di Milano, Genova, Roma, Napoli e Palermo... (di seguito tutti i contatti).

 

Ricordiamo infine che giovedì mattina si svolgerà a Roma il processo contro i reclusi accusati di essersi ribellati nel Cie di Ponte Galeria il 3 giugno scorso. Appuntamento alle 10.00 a piazzale Clodio per sostenere la loro lotta.

 

 

Consolato generale della Tunisia a Milano

Viale Bianca Maria n°18

Telefono : (+39) 068603060 / 068603068

Fax : (+39) 0686218204

E-mail : ambtun@tin.it

 

Consolato della Tunisia a Roma

Indirizzo : Via delle Egadi n°13, 00141, Roma, Italia.

Telefono : (+39) 0687183159 / 0687188060

Fax : (+39) 0687188002

E-mail : ctsictom@tin.it

 

Consolato della Tunisia a Palermo

Indirizzo : Piazza Ignazio Florio n°24, Palermo, Italia.

Telefono : (+39) 091321231/ 091321090

Fax : (+39) 0916111733

E-mail : constuni@imaginenet.fr

 

Consolato della Tunisia a Genova

Indirizzo : Via XX settembre 2/13, 16121, Genova, Italia.

Telefono : (+39) 0105702102 / 0105702091

Fax : (+39) 0105708117

E-mail : cotuge@tin.it

 

Consolato della Tunisia a Napoli

Indirizzo : Centro direzionale - Isola F10, 80134, Napoli, Italia.

Telefono : (+39) 0817345161 / 0817345171

Fax : (+39) 0817345163

E-mail : cotunap@tin.it

Sciopero della fame nel Cie di Samos (Grecia)

Data di trasmissione

Sciopero della fame di un gruppo di immigrati tra i detenuti del Cie di Samos per protestare contro la loro espulsione dalla Grecia

 

Grecia - Un gruppo di 170 immigrati in attesa di espulsione dal centro di accoglienza dell'isola di Samos ha cominciato oggi uno sciopero della fame. La protesta dei detenuti è contro il loro probabile trasferimento verso i centri di detenzione alla frontiera con la Bulgaria e la Turchia, in vista della loro deportazione. La scorsa settimana sono stati 60 i migranti condotti al confine con la Bulgaria per essere espulsi e proprio questa notizia ha riacceso la protesta. Sempre più immigrati tentano di raggiungere l'Europa attraverso la frontiera marittima Turchia/Grecia tra Smirne e l'isola di Samos nel Mar Egeo. Il loro aumento è esponenziale: dai 225 del 2005 ai 5.300 del 2008. Provengono soprattutto da Somalia, Eritrea, Iraq, Afghanistan e Pakistan e si dirigono da Smirne alle isole greche di Lesbos, Chios e Samos.Le misure contro l'incremento degli sbarchi si traducono nell'attuazione di politiche repressive attraverso il respingimento o la detenzione da parte della guardia costiera operante in Grecia.

 

fonte: peacereporter