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Processo per lo stupro di Joy

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Durata 11m 4s

Si è svolto oggi pomeriggio presso il tribunale di Milano l'incidente probatorio per il processo di Joy contro il suo aguzzino Vittorio Addesso, in cui Joy ed Hellen hanno testimoniato contro l'ispettore capo di polizia del Cie di Milano di via Corelli.

Fuori dal tribunale, compagne e compagni sono stati caricati quando hanno aperto lo striscione "Nei Cie la polizia stupra" ed hanno tentato un blocco stradale.

 

Due reclusi si sono impiccati nel Cie di Ponte Galeria

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Stasera a Ponte Galeria due ragazzi algerini hanno tentato di impiccarsi perché domani verranno deportati. Sono in molti, più di una decina, ad essere stati trasferiti a Roma da altri Cie per questa deportazione. In giornata anche tre donne nigeriane sono state trasferite dal Cie di Modena a Ponte Galeria.

 
Uno dei due algerini è stato trasferito d'urgenza in ospedale con un'ambulanza, l'altro è stato visto con un lenzuolo al collo mentre lo si trascinava in infermeria con la bava alla bocca, insomma in pessime condizioni. Da dentro fanno sapere che temono il peggio.

 
C’è anche un uomo che ha un piede viola – «sembra che il piede sia stato schiacciato da una macchina» – dicono i reclusi. Si è rotto la gamba durante il tentativo d'evasione e nessuno se si interessa di lui. Inoltre, oggi una ragazzo ha dovuto trascinare un altro recluso sulle spalle fino all'infermeria altrimenti sarebbe stato lasciato abbandonato a se stesso.

 

Nel pomeriggio a Ponte Galeria sono arrivate quattro pattuglie: le guardie presidiano il Cie e lo sorveglieranno almeno sino a domattina. Nel maschile affermano che sembra di stare in una caserma. I reclusi raccontano che la tensione è molto alta e che non ce la fanno più: la vita a Ponte Galeria - affermano – è peggio della schiavitù.

 
Ascolta la voce dei reclusi:

 
http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100608_p…

 

Gli antirazzisti e le antirazziste di Roma inviatano a chiamare il centralino del Cie di Ponte Galeria (tel. 06 65854224) per avere notizie sulle condizioni di salute dei due algerini.
  

Notte di rivolta e pestaggi a Ponte Galeria

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«No, no, addirittura morendo una persona!?!». Così rispondono - ai solidali che chiamano per sapere cosa succede - dal centralino del Cie di Ponte Galeria, prima di iniziare a respingere ogni altra domanda. Da dentro invece i reclusi raccontano che uno di loro è in fin di vita a causa del pestaggio subito da parte della polizia.

Cariche in seguito a un'evasione avvenuta al termine di una delle tante giornate d'oppressione e violenza all'interno del lager.
Nella sezione maschile, nella mattinata di ieri (3 giugno) hanno preso fuoco lenzuola e materassi, è iniziato lo sciopero della fame e della sete e in serata hanno tentano la fuga almeno dieci persone.
  
Tutto il resto potete ascoltarlo da questa corrispondenza registrata intorno alle ore 24.00: 
http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100604ci…
  
Poco dopo, dietro le mura cade il silenzio, la polizia riesce a entrare da alcune cancellate precedentemente forzate e infine chiude tutti nelle celle. Si passa alla conta, mentre il Cie inizia a spopolarsi di energumeni in divisa.
  
Tra le persone fermate durante la fuga c'è la conferma che qualcuno sia stato pestato violentemente ma non si riesce ad avere notizie sulle sue condizioni: dovrebbero essere circa quattro reclusi, tra loro una persona nata in Egitto potrebbe trovarsi in condizioni gravissime. Intanto in sei hanno conquistato la libertà.
  
Aggiungono inoltre che Ponte Galeria si sta riempendo di persone algerine che provengono dai Cie di tutta Italia e che il consolato ha già provveduto a identificare con il consueto “test linguistico” (in poche parole riconoscono la pronuncia dell'arabo...).
  
  
Aggiornamento delle ore 7.30:
 

In questo momento stanno trasportando nove persone in tribunale per quanto accaduto ieri.

 

   

Aggiornamento delle ore 11.00:

 

Sta per iniziare, al tribunale di piazzale Clodio, il processo contro i nove reclusi accusati di aver dato vita alla rivolta scoppiata la notte scorsa nel Cie di Ponte Galeria. Le accuse sono a loro carico sono: resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamenti.

Seguiranno ulteriori aggiornamenti...

  


 

Nessuna quiete nel Cie di via Mattei dopo la protesta

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I reclusi delle celle andate in fiamme lunedì 24 maggio hanno passato la loro sesta notte fuori. Sono stanchi e si stanno ammalando ma resistono e sono entrati in sciopero della fame insieme a molti altri. Ringraziano per l'aiuto che ricevono e chiedono di tornare là sotto le mura. Il volantino che segue, verrà distribuito in città e sotto via Mattei nelle prossime ore.

 

 

Al Cie di via Mattei nessuna quiete dopo la protesta

Dopo l’incendio di lunedì 24 maggio che ha bruciato ben cinque celle del Centro di Identificazione ed Espulsione per immigrati di via Mattei a Bologna, la vita continua ad andare avanti per gli uomini e le donne rinchiusi là dentro. Ma la quiete non è tornata, al contrario di ciò che alcuni pennivendoli sinistronzi scrivono sui loro giornali. Non è tornata perché non c’è mai stata, perché la rabbia continua ad ardere ogni giorno, ogni minuto, nel cuore di chi è stato privato della libertà e costretto a vivere il suo tempo in un luogo che, pur travestito di plexiglas, non riesce comunque a sembrare qualcosa di diverso da quello che effettivamente è, una prigione per stranieri. È tornata al contrario la “normalità”, come ben si augurava la direttrice del Cie Anna Maria Lombardo pochi giorni fa in un articolo apparso su “L’Unità” dopo l’esplosione del caso della donna tunisina che si era cucita le labbra in segno di protesta in seguito al rigetto della richiesta d’asilo e gli inutili tentativi di farsi ascoltare dai giudici. Ricordiamo che per lei, come per tante donne vittime di tratta, il ritorno a casa significherebbe andare contro un grave rischio di morte. I parenti non le perdonano una gravidanza fuori dal matrimonio.
È tornata la “normalità” dei quotidiani maltrattamenti, delle abituali provocazioni sbirresche, degli ambigui e altalenanti comportamenti degli operatori della Misericordia che, a quanto ci raccontano, sembrano guidati solo dal loro dovere di secondini, assecondando senza nessuna pietà gli ordini ricevuti da poliziotti.
Una normalità che dal giorno della protesta li vede abbandonati fuori dalle loro celle, giorno e notte, per terra sotto la pioggia e il sole. Per i venti che occupavano le cinque camerate date alle fiamme sono ormai sei le notti passate all’aperto, con solo una coperta addosso, hanno freddo, si stanno ammalando e nessun medico li ha visitati. Molti di loro hanno iniziato uno sciopero della fame. Sono stremati, indeboliti e ieri una donna è stata portata via con l’ambulanza perché si era sentita male. Continuano a dirci che dai Cie di Bologna e Modena non si esce, che qui non concedono nulla. Solo in questi giorni 15 internati sono stati portati davanti al giudice di pace e per tutti è stata confermata la reclusione.
Durante il presidio di solidarietà di venerdì 28 maggio, si sentivano provenire da dentro delle urla strazianti, urlavano “libertà” e questa volta si sentivano anche molte voci femminili. È la rabbia che li fa resistere, non riescono a capire il perché di questa assurda detenzione, alcuni dicono che preferirebbero passarli in carcere questi sei mesi piuttosto che vivere l’inferno del Cie. Chiedono aiuto, hanno bisogno della nostra presenza solidale per non sentirsi soli e dicono che nonostante tutto continueranno a resistere.
Riferendosi all’indifferenza e alla mancanza di pietà degli operatori della Misericordia, uno di loro al telefono ci ha detto «e poi parlano tanto di Hitler…e questo razzismo cos’è allora?».
È il razzismo dilagante della politica di ignobili figuri che propagandano sentimenti di violenza contro gli immigrati per scatenare quella guerra tra poveri che da sempre garantisce il mantenimento del potere. È il razzismo dilagante di chi finge di non sapere nemmeno dell’esistenza di luoghi come i Cie in cui persone vengono rinchiuse perché non hanno un permesso di soggiorno, dei maltrattamenti gratuiti che vengono loro inflitti, degli interessi di chi li gestisce guadagnando fino a 75 euro ogni giorno per ciascun recluso, del meccanismo di sfruttamento che vi sta dietro che garantisce manodopera disponibile a tutto pur di aver di che mangiare, dei soprusi e degli stupri su donne che vengono mantenute così nel giro della prostituzione dentro e fuori le mura.
Anche quando viene affrontato l’argomento sui media, come è successo venerdì scorso su rai tre nella trasmissione di “forte denuncia” Mi manda raitre, nella quale è stata raccontata la vicenda della donna tunisina che si è cucita le labbra, la verità viene rappresentata sempre a metà. Solo un cenno brevissimo è stato fatto sulla rivolta in atto in questi giorni nel lager di via Mattei. Se da una parte svelano dall’altra nascondono e minimizzano, e scelgono la notizia che può far meno male alla democrazia che sostengono. Insomma dell’orrore dei Cie nessun giornalista e nessun politico si prende la responsabilità di parlare e i “bravi cittadini” voltano la testa dall’altra parte.
Questa gente continui pure a dormire sonni tranquilli, la rivolta li sorprenderà nel sonno perché la tenacia e il coraggio di chi non si arrende e cerca di riprendersi la libertà non si placano.
Le fiamme continueranno a divampare e le lotte fuori e dentro i Cie non si fermeranno né a Bologna né nel resto d’Italia e d’Europa.
Sempre al fianco dei ribelli che resistono.


Solidali con i reclusi


 

Aggiornamenti dal Cie di via Mattei a Bologna

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riceviamo, dai solidali bolognesi, un aggiornamento sulla situazione nel Cie di via Mattei a Bologna:

 

I reclusi del Cie di via Mattei continuano a essere confinati fuori giorno e notte, nonostante siano stati sostituiti i materassi bruciati lunedì scorso durante la protesta e nonostante la pioggia battente.
Sono in dieci a rifiutare il cibo, tutti sono stremati dagli stenti degli ultimi giorni. Nessun medico li ha visitati.
La donna tunisina che aveva compiuto l'estremo gesto del cucirsi le labbra, oggi è stata liberata senza alcun permesso di soggiorno. Ha rilasciato un'intervista al tgr dove diceva che era disperata e che avrebbe rifatto le pratiche per la richiesta dell'asilo politico, ma da clandestina.
Domani pomeriggio andremo sotto le mura a dar loro sostegno.

Aggiornamenti dai Cie di Modena e Bologna

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da: http://noinonsiamocomplici.noblogs.org

 

Aggiornamenti dai Cie di Modena e Bologna - Altre violenze poliziesche contro donne immigrate

 

Najoua, la donna tunisina che nei giorni scorsi si era cucita la bocca nel Cie di Bologna riuscendo a rompere l'isolamento e ad attirare l'attenzione della stampa, è stata rilasciata ieri ma senza alcun permesso di soggiorno.

 

Intanto è stata fissata la visita specialistica per Joy, guarda caso il 9 giugno, cioè dopo l'incidente probatorio.

 

E a Joy è ispirato il dialogo teatrale che Alessandra Magrini (Attrice Contro) e Militant A degli Assalti Frontali presenteranno oggi a Roma durante l'assedio sonoro al Ministero dell'interno.

 

Ricordiamo il presidio che si terrà l'8 giugno dalle 14.30 a Milano, sotto il tribunale, contro i Cie e le deportazioni e in solidarietà con Joy ed Hellen che proprio quel giorno si troveranno faccia a faccia con l'ispettore capo del Cie di via Corelli Vittorio Addesso. Il quale non è affatto una "mela marcia", ma lo specchio di pratiche di abuso sessuale consolidate e ben occultate nei confronti delle donne immigrate da parte di uomini delle forze dell'ordine. Come dimostrano anche i poliziotti Adriano C. e Marco T. che, nella questura di Chiavari, forti della loro divisa e del loro potere violentavano prostitute immigrate sotto la minaccia di farle espellerle.

 

 

Sciopero della fame nel Cie di Bologna

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Dopo la protesta di lunedì 24 maggio, durante la quale sono stati bruciati materassi e materiale vario, 15 detenuti sono confinati fuori, nel cortile del Cie di via Mattei a Bologna.

 

Nella giornata di ieri la polizia ha perquisito le celle dei rivoltosi con i cani: non trovando nulla di meglio da fare, si sono ridotti a calpestare i loro effetti personali... così, per sfregio.

 

Ora le celle sono chiuse e i detenuti passano giorno e notte all'esterno.

 

Questa volta almeno hanno un materasso e il clima - quasi estivo - è dalla loro parte ma non si può certo dire che stiano bene: non possono provvedere alla loro igiene personale e alcuni tra loro accusano dolori allo stomaco.

 

Comunque in 10 sono in sciopero della fame.

Pranzo sociale contro i Cie alla Sapienza

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Oggi un gruppo di studenti e studentesse della Sapienza, in concomitanza con la settimana di mobilitazione contro i CIE, decide di costruire una iniziativa per informare gli studenti e le studentesse della città universitaria riguardo le ultime rivolte all'interno dei CIE di tutta italia, ma sopratutto di rendere pubblica la data del presidio del 29 maggio sotto al lager di Ponte Galeria.

Naturale obiettivo dell'iniziativa sono stati il bar di piazzale Aldo Moro e la mensa di economia gestiti dal gruppo “La Cascina” che fornisce "il servizio" di mensa all'interno del CIE di Roma.
Muniti di volantini abbiamo presidiato gli ingressi di queste strutture invitando chiunque entrasse a boicottare questi infami che si arricchiscono ulla pelle dei migranti costretti a mangiare cibi scaduti e molte volte “conditi” con psicofarmaci.
Molte persone si sono dimostrate sensibili a questi temi, rinunciando a finanziare le torture perpetrate ai danni dei migranti, e sono state dirottate verso il pranzo allestito al pratone della città universitaria con cibo e bevande a prezzi sociali.
E' stata anche allestita una mostra informativa sulle condizioni di reclusione nei CIE in italia e nel mondo.

Questa è solo una delle iniziative cittadine che culmineranno nel presidio di sabato 29 maggio sotto al lager della democrazia di Roma, il CIE di Ponte Galeria.

NELLA TUA CITTA' C'E' UN LAGER, CHIUDERE IL CIE DI PONTE GALERIA, CHIUDIAMO TUTTI I CIE!
 
 

Più di mille firme per la chiusura dei Cie

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Giovedì 27 maggio, dalle ore 16.00 in piazza dell’Esquilino, un assedio sonoro al Ministero dell’Interno segnerà il culmine della settimana di mobilitazione romana contro i Cie, in vista della manifestazione a Ponte Galeria di sabato 29 maggio (dalle ore 15.00).


Un momento importante per tutti gli antirazzisti e le antirazziste di questa città, per denunciare l’esistenza di questi lager “irriformabili” e le insostenibili condizioni di detenzione a cui sono sottoposti i migranti reclusi nei Cie. Degli ultimi giorni l’ennesimo atto di protesta disperata nel Cie di Bologna, dove una donna tunisina si è cucita le labbra e rifiuta qualsiasi intervento medico, mentre ieri sera i reclusi e le recluse hanno incendiato i materassi per solidarietà.


Buchi neri del diritto nazionale e internazionale, spesso nascosti agli occhi dei cittadini nelle periferie delle città, inaccessibili e non monitorabili, i Cie sono nei fatti un’istituzione illegale, risultato di abusi giuridici e di leggi razziali come quella che, introducendo il “reato di clandestinità”, nega il principio di eguaglianza.


È on-line – sul sito http://www.nocie.org – una lettera aperta che chiede la chiusura immediata di tutti i Cie. In pochi giorni l’appello ha superato le 1.000 firme di associazioni, gruppi e singoli cittadini e cittadine.

Tra i primi firmatari compaiono anche gli attori Elio Germano, Andrea Rivera e Ascanio Celestini; padre Alex Zanotelli, i Comboniani di Castel Volturno e don Alessandro Santoro (Comunità delle Piagge, Firenze); il regista di Come un uomo sulla terra, Daniele Segre; i giornalisti Gabriele del Grande, Stefano Liberti e l’intera redazione del settimanale Carta; l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone e Nora Morales De Cortiñas delle “Madres de Plaza de Mayo”; Militant A (Assalti frontali) e Alessandra Magrini (Attrice Contro); docenti e ricercatori universitari, tra cui Fulvio Vassallo Paleologo, Maria Immacolata Macioti, Annamaria Rivera, Luca Queirolo Palmas, Riccardo Petrella, Emilio Quadrelli e Alessandra Sciurba; oltre a decine di giornalisti, intellettuali e scrittori, tra cui Igiaba Scego, Christiana de Caldas Brito, Julio Monteiro Martins, Arnold de Vos, Lea Melandri, Chiara Giunti e molti altri.

 

Tutti gli appuntamenti della NO BORDER WEEK, la settimana di mobilitazione cittadina contro i Cie che si svolge a Roma dal 21 al 29 maggio (vedi comunicato allegato), sono sul blog http://nocie.noblogs.org

 

La lettera aperta per la chiusura dei Cie (in allegato con l’elenco dei primi firmatari) si può firmare sul sito http://www.nocie.org