Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !

silenzio assordante

Fuori e dentro i Cie

Data di trasmissione
Durata 1h 18m 14s

 

Nella puntata di venerdì 6 maggio 2011:

 

Una compagna che ha partecipato al presidio permanente davanti alla tendopoli di Manduria (Taranto), ci aggiorna sulla situazione dei tunisini dopo la trasformazione del Cai (centro di accoglienza e identificazione) in Ciet (i nuovi centri di identificazione ed espulsione temporanea recentemente istituiti con decreto del presidente del consiglio dei ministri). La telefonata si svolge proprio nel momento in cui compagne e compagni baresi stanno contestando la presentazione di un libro davanti alla sede di CasaPound, mentre la polizia inizia a caricare i/le manifestanti.

Ascolta: http://www.ondarossa.info/newsredazione/sulla-tendopoli-di-manduria-e-il-presidio-contro-casapound-bari

 

Un compagno del CUA, collettivo autonomo universitario di Bologna, ci racconta come studenti e studentesse, precari e precarie, hanno attraversato lo sciopero generale proclamato dalla cgil, bloccando la città, e di come si stanno preparando a contestare il Ministro leghista e razzista Maroni, che oggi ha deciso di presentarsi in città per sostenere il candidato della Lega Nord a sindaco di Bologna. La manifestazione si intitola, significativamente, Respingiamo Bob.

Ascolta: http://www.ondarossa.info/newsredazione/bologna-respingiamo-bob

 

Grazie all'intervento telefonico di uno dei redattori di Macerie, la trasmissione di Radio Blackout di Torino, tentiamo di fare il punto sulla situazione attuale nei Cie, in seguito all'arrivo di donne, uomini e bambini dalla Tunisia e da altri paesi del nord Africa, dopo la cosiddetta primavera araba. Notizie e riflessioni sui risultati ottenuti grazie alle lotte dei reclusi e delle recluse dentro le gabbie, e considerazioni sulle potenzialità e i limiti del movimento contro i Cie, che affianca e sostiene le loro lotte all'esterno, in questa fase di pesante repressione.

Ascolta: http://www.ondarossa.info/newsredazione/la-situazione-nei-cie-dopo-la-primavera-araba

 

Inoltre, un saluto complice e solidale a tutta la redazione del mensile anarchico «Invece», e ad Anna, Martino, Nicu, Robert e Stefi, i compagni e le compagne di Fuoriluogo che si trovano in carcere a Bologna in seguito all'operazione poliziesca del 6 aprile scorso, proprio a causa del loro impegno per un mondo senza gabbie né frontiere.

Se volete scrivere loro, nomi e indirizzo li trovate qui. Se volete leggere «Invece», venite a prenderlo negli studi di Radio OndaRossa o cercatelo negli infoshop degli spazi occupati.

 

Infine, un paio di appuntamenti da non perdere: stasera, come ogni primo venerdì del mese, tutte e tutti alla Taverna del csoa Forte Prenestino per la cena con le ricette evasive a sostegno di Scarceranda!

 

Mentre domani sera, al csoa ex-Snia, Rap2Gaza: il rap a sostegno del convoglio Restiamo Umani (CO.R.UM.), una carovana internazionale che partirà l’11 maggio 2011 per entrare a Gaza dal valico di Rafah, con tutti e tutte coloro che nel mondo condividono l'urgenza di gridare forte e chiaro quello che la voce di Vittorio Arrigoni ci ha detto tante volte: Restiamo Umani!

 

 

Il lato oscuro della Croce Rossa

Data di trasmissione

 

Nella puntata di Silenzio Assordante di venerdì 15 aprile 2011, abbiamo intervistato Alberto Puliafito, autore di Croce Rossa. Il lato oscuro della virtù (Aliberti editore 2011), un libro-inchiesta che si propone di smascherare le nefandezze che si celano dietro il volto umanitario e caritatevole di questo vero e proprio ente militare che, tra l'altro, trae profitto dalla gestione dei Cie, i lager del nuovo secolo.

 

Che cos'è per te la Croce Rossa? – ha chiesto Alberto Puliafito ad amici e conoscenti prima di cominciare a scrivere il libro. Le risposte suonavano pressappoco così: quelli che gestiscono il 118; che fanno le missioni all'estero; che stanno sulle ambulanze; che fanno del bene; che si occupano degli ammalati; che gestiscono i pronto soccorso; che hanno tantissimi volontari; che si occupano di soccorso umanitario; sono anche quelli che hanno liberato le due Simone. Dopo aver letto questo libro, invece, forse concluderete anche voi che si può "sparare sulla Croce Rossa", almeno in senso metaforico...

 

Per saperne di più, vi invitiamo a leggere e diffondere un fumetto realizzato qualche anno fa, ma ancora molto attuale, che si intitola La vera storia della Croce Rossa e che potete scaricare da qui.

 

Di seguito la scheda del libro, dal sito dell'editore:

 

Attraverso documenti e testimonianze, l’inchiesta di Alberto Puliafito svela, per la prima volta in Italia, tutto ciò che si nasconde dietro un simbolo universalmente conosciuto solo nel suo “volto buono”.
L’immaginario collettivo esalta la Croce Rossa Italiana per la sua opera in campo sanitario, di assistenza sociale, protezione e difesa civile, solidarietà umanitaria.
Una struttura di cui in teoria non si può parlare male ma che ha luci e ombre: un organismo finanziato con soldi pubblici commissariato (prima dal 1980 al 1998, poi dal 2003 fino ad oggi), anche se dovrebbe essere indipendente: per molto tempo, anche uno strumento per fare politica estera.
Una clamorosa inchiesta di Report, la trasmissione di Milena Gabanelli, ha ulteriormente approfondito l’argomento.
Il caso dei 154 immobili di cui si sono perse le tracce nel bilancio della Cri. Quello dei pacchi dono per l’Abruzzo, o dei fondi raccolti per Haiti, utilizzati per altri fini. O il 118 siciliano, divenuto in campagna elettorale una macchina per assunzioni, con un danno per le casse pubbliche che, dice la procura della Corte dei Conti, arriva a 37 milioni di euro.
Puliafito ha aperto il vaso di Pandora, a quanto pare, ricco di sorprese non proprio esaltanti.

 

Fuori e dentro i Cie

Data di trasmissione

 

Nella puntata di venerdì 18 febbraio 2011:

 

I tempi cupi finiranno, è il titolo di una mostra fotografica sulle insurrezioni in corso nel Nord-Africa, che sarà esposta durante l'iniziativa - organizzata da Radio OndaRossa insieme a Rap-gruppo inkiesta e alla rete contro i Cie - che si svolgerà domenica 6 marzo 2011 all'occupazione abitativa di via di Casale de Merode.

 

Sul numero di febbraio del mensile anarchico «Invece» potete leggere un articolo, intitolato Dietro l'angolo, che offre preziose informazioni sugli interessi economici delle imprese italiane che investono in Tunisia e sugli accordi bilaterali stipulati dal governo italiano con quello tunisino per consentire i rimpatri di massa degli immigrati clandestini rinchiusi nei Cie.

 

Quest'articolo lo trovate anche su Macerie, ma per leggere tutto il mensile - invece - venite a trovarci negli studi di OndaRossa a San Lorenzo, oppure scrivete a invece@autistici.org.

 

«Mentre in questi anni il capitalismo italiano faceva affari d’oro sfruttando il proletariato tunisino, la fortezza Europa chiudeva sempre più duramente le porte»...  Nel corso della puntata di oggi ne parliamo con un compagno, ospite in studio, che ha contribuito sia alla realizzazione della mostra fotografica, sia alla redazione di «Invece».

 

E ne approfittiamo per presentare la campagna Porta una radiolina a Ponte Galeria! e il dibattito pubblico del 6 marzo a Casale de Merode. Verso il presidio del 12 marzo davanti al Cie di Ponte Galeria...

 

Infine, vi proponiamo un paio di spot nuovi di zecca, realizzati dalla redazione di OndaRossa: il primo per lanciare le due iniziative del 6 e del 12 marzo; il secondo - in cui potete ascoltare anche le voci da dentro le gabbie - per continuare a ricordarci, giorno dopo giorno, che bisogna chiudere tutti i Cie!

 

ascolta/scarica/diffondi lo spot delle due iniziative

ascolta/scarica/diffondi lo spot contro i Cie

 

 

 

Appello per Faith

Data di trasmissione

 

da http://noinonsiamocomplici.noblogs.org

 
Riceviamo dalle compagne di Amazora un appello in più lingue che rompe il silenzio su Faith e volentieri lo pubblichiamo premettendo alcune considerazioni.
  
Se la vicenda di Joy ha portato in primo piano la questione dei ricatti sessuali e delle violenze contro le donne nei Cie, la storia di Faith porta alla luce un ulteriore elemento: l'ipocrisia criminale di uno Stato che a parole dichiara di essere contro la violenza sulle donne, mentre nei fatti rinchiude nei Cie ed espelle le donne immigrate vittime di violenza. Quando le forze dell'ordine intervengono in casi di violenza contro le donne immigrate, se queste donne non hanno il permesso di soggiorno finiscono immancabilmente in un Cie. Il caso di Faith non è l'unico. A maggio nel Cie di Modena è stata portata una donna nigeriana vittima di tratta che, dopo esser scappata dagli sfruttatori (che minacciavano di ucciderle i due figli piccoli rimasti in Nigeria), è stata ritrovata dal marito della 'maman' mentre camminava per strada; costui, dopo averla picchiata, l'ha consegnata con tanto di passaporto agli agenti che l'hanno portata nel lager per migranti – dove, per sua fortuna, ha incontrato Joy che le ha dato una mano per uscirne. In giugno a Rovigo una donna nigeriana si è rivolta alle forze dell'ordine per denunciare le continue violenze che subiva dal compagno ma, non avendo il permesso di soggiorno, è stata portata in un Cie e di lei non si riescono ad avere notizie.
Casi come questi sono sempre più frequenti, invitiamo quindi le compagne che in varie città si sono mobilitate per Joy ad aggiungere questo tassello nella lotta femminista contro i Cie e a costruire iniziative ed azioni a sostegno di Faith e di tutte le donne immigrate costrette a subire la doppia violenza maschile e di Stato.
 
Di seguito potete leggere l'appello delle Amazora.

 
In allegato vi mandiamo un appello per Faith Aiworo - una donna nigeriana ingiustamente condannata a morte per essersi difesa dallo stupro - in italiano e in varie lingue da spammare su internet  e alle ambasciate nigeriane e italiane, al ministero degli esteri e degli interni italiano e a chi volete voi.
Non abbiamo notizie recenti su di lei, non ne parla più nessuno o quasi.
Aiutateci a renderlo un argomento internazionale.
Sotto inseriamo vari indirizzi italiani a cui vi invitiamo a inviare l'appello via fax o via e-mail.
 
Chiediamo un’immediata risposta da parte del Ministero degli esteri italiano che ha già ricevuto svariati appelli ad attivare con urgenza tutte le misure diplomatiche per tutelare il diritto alla vita della giovane donna nigeriana Faith Aiworo. Faith è stata espulsa in luglio dall’Italia per essere rimpatriata in Nigeria, dove è stata immediamente incarcerata e dove la attende  una condanna all’impiccagione per essersi legittimamente difesa di fronte ad un tentativo di stupro.
Il Ministero degli Interni italiano deve rispondere del grave errore commesso con l’espulsione.
Il governo italiano deve pianificare un tempestivo rientro in Italia della donna, che aveva già avviato una richiesta di asilo politico. Le autorità italiane hanno il dovere - sancito dall’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ma anche dagli articoli 2 e 10 della
Costituzione - di conferirle lo status di rifugiata o comunque di fornirle protezione umanitaria e sussidiaria, esistendo il rischio di condanna a morte in patria.
La Nigeria deve fermare questa atroce condanna ad una donna che si è difesa da uno stupro.
Ribadiamo che la risposta deve essere immediata perché Faith è ingiustamente in carcere già da luglio scorso e da due anni è in territorio europeo costretta alla clandestinità a causa dell’ingiustizia della legislazione europea sull’immigrazione.

  
INDIRIZZI:
  
Ambasciata Nigeria - via Orazio 14 - Roma
e-mail: nigerian.rome@iol.it
fax (+39) 06 6832528
tel. (+39) 06 683931
  
Ministero degli esteri
fax (+39) 06 3236210
  
Ministero dell'interno - Piazza del Viminale n. 1 - 00184  Roma
tel. (+39) 06 4651
  
Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione
e-mail: libertaciviliimmigrazione@interno.it
  
Scarica l'appello in inglese, francese, spagnolo, tedesco
  
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/files/2010/09/appellofaithit-ing.pdf
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/files/2010/09/appellofaith-it-francais.pdf
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/files/2010/09/appellofaithespanol.pdf
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/files/2010/09/Aufruf-fuer-Faith.pdf
 

Fuori e dentro i Cie

Data di trasmissione

 

Nella puntata di oggi, venerdì 24 settembre 2010:

- repressione a Bologna da http://www.infoaut.org

- permesso di soggiorno a punti, il bottino della Cgil

- sanatoria truffa: verso le mobilitazioni di metà ottobre a Roma

- clandestino day: a Roma contro il piano rom, azione davanti al lager di via Salaria gestito dall'Arciconfraternita

- aggiornamenti da Ponte Galeria, il Cie di Roma

Nella tua città c'è un lager n. 23

Data di trasmissione

 

è uscito Nella tua città c'è un lager n. 23

Bollettino bisettimanale sulle vicende che si sussseguono nei Centri di Identificazione ed Espulsione per immigrati, il lager del nuovo secolo

 

Scarica, stampa e diffondi l'ultimo numero (dal 1° al 15 settembre 2010)

 

Scarica, stampa e diffondi il numero 22 (dal 15 al 30 agosto)

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Scarica, stampa e diffondi il numero 2 (dal 22 settembre al 4 ottobre 2009)

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Lettera dei reclusi di Gradisca

Data di trasmissione

 

riceviamo e pubblichiamo una lettera dei reclusi del Cie di Gradisca D'Isonzo (Gorizia) in sciopero della fame:

 

Lettera dei Reclusi di Gradisca

Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire.
Ci sono tre minorenni qui dentro, sono tunisini e hanno sedici anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni?
Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti. Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane.
La polizia spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l’hanno rilasciato perché stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.
Ci trattano come delle bestie.
Alcuni operatori [della cooperativa Connecting People che gestisce il Centro, n.d.r.] usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione, così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.
C’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.
Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane e non cambia mai niente.
Da due giorni siamo in sciopero della fame e il medico non è mai entrato per pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.
Continueremo a scioperare finchè non cambieranno le cose, perché sei mesi sono troppi e le condizioni troppo disumane.
Questo non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti e di come viviamo. E ci si chiede, ma è possibile che le persone solo perché non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per sei mesi della loro vita?
 
Reclusi del Cie di Gradisca