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Belgio: quando la polizia spara, lo Stato mente e i media rilanciano

Data di trasmissione
Durata 18m 35s

Corrispondenza con un compagno dal Belgio (Bruxelles).

Riprendiamo da Hurrya:

Il 23 settembre si è tenuto un presidio sotto le mura di recinzione del lager per migranti (CIE) di Bruxelles. Centinaia di persone hanno così commemorato i vent’anni dell’assassinio di Semira Adamu, una migrante soffocata dalla polizia durante il suo sesto tentativo di espulsione. Le persone recluse hanno risposto come potevano dalle grate delle loro celle alle grida, musica e battiture dei/delle solidali. La manifestazione sotto al lager fa parte di una serie di azioni organizzate in queste settimane e che proseguiranno anche la prossima settimana con un sit-in a Jumet (Charleroi) dove sarà costruita un’altra prigione per migranti.

Nei giorni scorsi, tuttavia, nel quartiere in cui si trova anche il parc Maximilien la polizia ha sparato a un uomo belga di origini egiziane che dormiva per strada. In molti, anche in Italia, hanno rilanciato la notizia diffusa dalla polizia che l’uomo avrebbe attaccato le guardie con un coltello. Le cose, tuttavia, non stanno affatto così. Qui di seguito la traduzione di un comunicato scritto da compagni e compagne e diffuso per le strade di Bruxelles: “Lunedì 17 settembre alle 9, nella via chaussée d’Anvers, vicino alla torre WTC (non lontano dalla stazione del Nord N.d.T). Un uomo che dormiva sul marciapiede, cade sotto i colpi da fuoco della polizia. 3 pallottole. Il “perimetro di sicurezza” circondato da teloni istallato in tutta fretta dopo il fatto rappresenta bene la non trasparenza del caso. Dal momento in cui il fatto è reso pubblico, la procura diffonde delle informazioni che mettono l’uomo, senza fissa dimora, nella posizione dell’ “aggressore” colpevole. La stampa rilancia il comunicato ufficiale, e titola già in prima pagina “un uomo pugnala un poliziotto al parc Maximilien”.

Due giorni dopo, un vicino che aveva filmato la scena dopo i tre colpi da fuoco della polizia spiega ai giornalisti di BX1 che “l’aggressore” era già immobilizzato quando i poliziotti gli hanno sparato: “Abbiamo visto tutta la scena e l’uomo era già immobilizzato quando i poliziotti gli hanno sparato addosso. Questi hanno prima usato lo spray lacrimogeno, poi gli hanno sparato. Erano dodici poliziotti attorno a lui, non due. L’uomo è stato ancora percosso dopo. Un altro uomo in borghese è arrivato dopo e gli ha fatto i primi soccorsi, ma non so se era un poliziotto”. A.E., 43 anni si trova tra la vita e la morte da lunedì, vittima delle leggi belghe, sempre più repressive contro migranti ma anche, contro tuttx i/le belgx quando hanno a che fare con il controllo sociale, il diritto al lavoro, l’accesso ai servizi, etc. Quanto accaduto è il frutto delle politiche razziste, di sfruttamento e d’oppressione condotte dallo Stato. La giustizia protegge la sua polizia. E le/i policitx, continuano ancora e sempre i loro discorsi di odio e di esclusione.

La situazione ricorda tristemente il dramma del 17 maggio passato, quando una guardia ha aperto il fuoco sul conducente di una camionetta che trasportava delle famiglie di migranti e la pallottola si conficcò nella testa di una bambina di 2 anni, Mawda. Anche su questo episodio la giustizia si tiene in un’opacità inquietante. Noi rifiutiamo la propaganda di Stato che criminalizza la vittima e riaffermiamo che svegliando brutalmente un uomo che dorme per strada e sparandogli addosso per ucciderlo, la polizia si è ancora una volta resa colpevole di una violenza di cui ha illegittimamente il monopolio. La violenza non viene affatto da un uomo che dorme per strada, ma da un governo che persevera nella sua impresa di criminalizzazione e di invisibilizzazione delle persone già marginalizzate, e il cui braccio armato può permettersi tutto senza preoccuparsi affatto”.

Fuoco alle galere!

Bruxelles: i tentativi di criminalizzazione di curdi/e da parte dello stato turco

Data di trasmissione
Durata 22m 59s

A partire dll'accoltellamento di tre attiviste e attivisti curdi che si stavano recando al consolato di Bruxelles per votare al referendum voluto da Erdogan per continuare il processo di fascistizzazione dello stato turco, con un compagno della redazione a Bruxelles, commentiamo il voto all'estero – e in particolare in Belgio – a questo referendum.
Si parla poi dell'invasività della politica turca nella politica interna degli stati europei, sul Belgio in particolare e dello specifico di un processo contro attiviste/i curde a Bruxelles nel quale lo Stato turco si è costituito parte civile.

Il Belgio, un paese a rischio?

Data di trasmissione
Durata 26m 18s

A quindici giorni dalle stragi di Bruxelles, ritorniamo a parlare del Belgio, un paese in cui le contrapposizioni linguistiche ed etniche interne continuano a segnare profondamente la vita sociale e politica e dove la destra fiammigna, e non solo, continua a mietere consensi.

 

Ne parliamo con Paolo Perri, ricercatore presso l'università di Siena ed autore di un articolo sul Belgio apparso recentemente sulla rivista "Il Mulino" (leggi qui).

 

Attentati a Bruxelles

Data di trasmissione
Durata 22m 34s
Durata 8m 13s

Stamattina a Bruxelles degli attacchi congiunti all'aeroporto e ad una stazione della metropolitana del centro della capitale belga hanno provocato morti e feriti; i media parlano di almeno 26 vittime e oltre 100 feriti.

Nella prima corrispondenza, con Guido Caldiron, proviamo a raccontare brevemente cosa è successo nel corso della mattinata e ad analizzare lo scenario che si prospetta a livello politico e di gestione dell'ordine pubblico.

 

Nella seconda corrispondenza una rapida analisi della situazione a Bruxelles all'ora di pranzo; la città è ancora sostanzialmente in stato d'assedio.

Credevamo fosse amore, invece era un inceneritore

Data di trasmissione
Durata 1h 9m

ApriamoImmagine rimossa. la trasmissione leggendo un comunicato dei No Muos in proposito della conferma della cassazione sul blocco dei lavoratori alle antenne all'interno della base americana. Passiamo poi ad una serie di aggiornamenti sul tema mondezza con il nuovo ecocentro di Cupinoro e l'inquinamento dei tunnel di Tor Fiscale. Un commento d'obbligo è da farsi sulla candidatura di Guido Bertolaso, che qualche tempo fa era coadiuvato ai vertici della protezione civile nientepopòdimeno che da Gabrielli e Tronca. Passiamo ad una lunga corrispondenza con un compagno da terni per parlare dello Sblocca Italia e delle iniziative contro incenerioti e discariche che il movimento NoInc ha organizzato sabato 6 e sabato 14 Febbraio. Chiudiamo con aggiornamenti sulle centrali nucleari belghe e sulla maledizione dei fast food a Marino.
 

Allerta attentati: coprifuoco di 48 ore in Belgio

Data di trasmissione
Durata 18m 46s

   
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Corrispondenza con una compagna in diretta da Bruxelles: da questa notte è in vigore un coprifuoco totale che arriverà, almeno per il momento, fino a lunedì mattina. 48 ore in cui è stato imposto a tutti gli abitanti di Bruxelles di non uscire di casa, salvo casi di estrema necessità, documenti alla mano e senza fare rumore.

L'esercito e la polizia sono schierati per le strade: l'allerta "terrorismo" è salita da 3 a 4 su 4. In pratica, il governo belga prevede uno o più attentati come quelli che hanno insanguinato le strade di Parigi una settimana fa. Annullati tutti i concerti e gli spettacoli, le partite di calcio ed ogni evento e riunione pubblici.

Per domani pomeriggio è stata indetta una mobilitazione volta a decostruire l'identificazione musulmano=arabo=terrorista, come quelle che in questi giorni hanno visto la partecipazione di migliaia di persone da tutta Bruxelles nel quartiere di Molenbeek, indicato dai mezzi di comunicazione di massa come “covo di terroristi”.

BRUXELLES.RIVOLTA E INCENDIO IN CENTRO PERMANENZA

Data di trasmissione

In Belgio una protesta è scoppiata in un centro di permanenza per richiedenti asilo, che hanno appiccato un incendio, e alcuni dei quali minacciano di impiccarsi in segno di protesta per le condizioni di detenzione e per presunti soprusi delle guardie da loro denunciati. L'incendio si è sviluppato in un'ala del centro di permanenza di Steenokkerzeel, vicino all'aeroporto di Bruxelles. Alcuni degli ospiti del centro sono stati evacuati e condotti verso altre strutture simili, mentre altri sono saliti sul tetto. «Un'ala alla quale è stato dato fuoco - ha dichiarato il sindaco di Steenokkerzeel, Karel Servranckx - è ora inutilizzabile. Le famiglie con bambini possono restare. Noi stiamo cercando di evacuare le persone che sono salite sul tetto. Non si sa ancora quante di queste persone debbano essere evacuate», ha aggiunto. Alcuni dei richiedenti asilo hanno minacciato di impiccarsi alle sbarre delle loro celle. Da giorni denunciano maltrattamenti, fisici e psicologici, anche pestaggi, da parte dei guardiani e condizioni di detenzione dure. Alcuni hanno avviato da qualche giorno uno sciopero della fame