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Torino: operazione repressiva in seguito al corteo dopo lo sgombero dell'Asilo occupato

Data di trasmissione
Durata 13m 14s

Dopo lo sgombero dell'Asilo occupato a Torino per le strade della città si è espressa una solidarietà determinata e combattiva. Venerdì scorso, la polizia è andata a bussare alla porta di compagni e compagne accusati a vario titolo di aver partecipato al corteo del 9 Febbraio. Ne parliamo al telefono con una compagna.

Buon Ascolto!

Muore un ragazzo nel Cpr di Torino. Proteste dei detenuti

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Nella notte del 7 luglio muore un ragazzo nel Cpr (Centro di permanenza e rimpatrio) di Torino. Le autorità a tal punto cercano di impedire contatti tra dentro il centro e fuori che ad oggi c'è confusione su chi sia la persona morta in un luogo dove nonostante il malessere e forse uno stupro subito si ha diritto a un litro d'acqua al giorno - calda - e dove si può morire in isolamento.

Da quando è stato ritrovato il cadavere sono partite le proteste degli altri detenuti che a tutt'oggi continuano con le battiture e delle e dei solidali fuori dal Centro.

7 ARRESTI E 10 OBBLIGHI DI FIRMA PER IL G7 DI VENARIA

Data di trasmissione
Durata 10m 4s

7 arresti e 10 obblighi di firma dopo un'operazione di polizia ordinata dalla procura di Torino nelle città di Torino, Modena, Firenze, Roma, Bari e Venezia. In totale 52 gli indagati/e per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale e utilizzo di materiali esplodenti.Tra le persone colpite, ben 9 sono appartenenti al centro sociale . L’inchiesta riguarda il  di  del settembre 2017, vicino Torino contro la calata alle porte del capoluogo piemontese dei ministri dei Paesi G7 di Industria, Economia e Lavoro.
Ne parliamo con una compagna torinese.

Torino: sullo sgombero dell'occupazione di Borgo Dora e la giornata di lotta del 2 Luglio

Data di trasmissione
Durata 16m 18s

Al telefono con una compagna parliamo dello sgombero di questa mattina della casa di Borgo Dora a Torino e della giornata di lotta prevista per il 2 luglio.

Da https://www.autistici.org/macerie/:

Silvia è stata trasferita al carcere delle Vallette per poter presenziare martedì 2 luglio a un processo in merito a uno sfratto, sarà quindi presente in aula. Vogliamo cogliere l’occasione per essere anche noi presenti e salutarla direttamente, farle sentire tutto il nostro affetto e la nostra forza, la stessa che ci ha trasmesso lei nella sua sfida al sistema carcerario.

Martedì sarà presente anche Leo, compagno anarchico che sta scontando dei definitivi e che ha partecipato allo sciopero contro l’AS2 de L’Aquila. Non sappiamo se verrà tradotto da Lucca oppure se lo costringeranno a presenziare in videoconferenza, in entrambi i casi l’invito anche qui è di mandargli un saluto dall’aula dove si terrà l’udienza.

APPUNTAMENTO ore 8:30 davanti al Tribunale “Bruno Caccia”.

Torino: ennesimo arresto

Data di trasmissione
Durata 7m 47s

Nella notte di ieri sera, mercoledì 22 maggio, dopo le ore 23:00 la polizia ha bussato alla porta di Boba, Mitzi e Victor con il pretesto di notificare un avviso orale alla compagna. Una volta dentro però, oltre alle carte per lei hanno sfilato dalle borse anche un mandato di arresto per Boba. 

L’episodio sotto inchiesta risale alle prime iniziative messe in campo dopo l’operazione Scintilla, in particolare al saluto nel pratone delle Vallette avvenuto al termine della manifestazione antifascista contro la commemorazione annuale delle foibe. In quell’occasione aveva preso fuoco la pasticceria del carcere. L’accusa è di incendio (art.423), la cui pena prevista va da tre a sette anni, con l’aggravante (art.425) di aver commesso il fatto su “edifici pubblici […], destinati a uso di abitazione […], su ammassi di materiale combustibile o esplodente”. Inoltre gli viene contestato il reato di accensioni pericolose (art.703) per aver usato, secondo l’accusa, un razzo nautico, che tuttavia prevede un pena pecuniaria o l’arresto fino a massimo un anno.

Durante l’operazione la polizia ha effettuato una perquisizione sequestrando tutti i computer presenti in casa. Per assicurarsi di non avere ficcanaso tra i piedi ha richiesto l’intervento di tre volanti che hanno tenuto lontani i primi amici accorsi sul posto. 

In attesa di aggiornamenti per chi volesse scrivergli indirizzate lettere e telegrammi a :

Marco Bolognino - C/o C.c. Lo Russo e Cutugno - via M.A.Aglietta 35 - 10151 Torino 

Torino: aggiornamenti dal CPR di corso Brunelleschi

Data di trasmissione
Durata 17m 6s

In collegamento telefonico con una compagna parliamo della situazione del CPR di corso Brunelleschi a Torino.

Di seguito uno scritto che riprendiamo da: https://www.autistici.org/macerie/

 

CANZONE DI MAGGIO

Corso Brunelleschi, arriva la primavera, se non fosse per le alte e verdeggianti fronde degli alberi che superano la cinta di mura, dentro alla prigione per senza documenti non se ne accorgerebbero.

La vita nel Cpr non scorre ma friziona e urta, sbatte contro il perimetro della gabbia e torna indietro. La vita nel Cpr è costretta in una struttura che cade a pezzi, con la beffa dell’incuranza che s’accompagna al danno della reclusione. Il decreto sicurezza inizia a farsi sentire anche dentro a centri come questo peggiorando la situazione per i reclusi. È ragionevole pensare che i tagli voluti dal Ministero siano andati a incidere celermente nella gestione dei servizi: se Salvini riduce la spesa, il gestore Gepsa, la multinazionale francese specializzata nella detenzione privata, continua a tenere stabili i suoi lauti utili mentre spreme fino allo stremo i ragazzi rinchiusi facendo scarseggiare persino il cibo; anche i cosiddetti charlie, ovvero i lavoranti civili, sono sempre meno. E se è vero che ai reclusi fa piacere togliersi dalla vista certi personaggi in pettorina che esercitano il potere quasi come gli sbirri stessi, è tuttavia esasperante essere tenuti in gabbia senza neanche il numero di inservienti sufficiente a servire i pasti.

Centri di permanenza che sembrano ambire a diventare vere gabbie di morte, lager di una guerra sempre più esplicita, senza più pudore. Pian piano il Cpr diventa una struttura oltre la prigione, oltre il campo di una guerra globale, diviene recinto di nudo controllo.

 

Qui non rispettano gli umani“, un grido al telefono di chi ha visto negli ultimi giorni un compagno di area invalido essere preso di malo modo dalle forze dell’ordine per la deportazione in Marocco. Da dentro coloro che hanno visto la scena raccontano con rabbia che ha provato a opporsi ferendosi con tagli al viso, che gli hanno appioppato senza troppi indugi l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e l’hanno portato via. In questo caso, come in tanti altri purtroppo, l’autolesionismo è l’ultima difesa tentata. Ora non si sa dove sia, se tradotto alle Vallette o spedito dall’altra parte del Mediterraneo, l’unica cosa certa è che non è stato medicato perché anche l’assistenza sanitaria del fu Cie, da sempre indecente, ora raramente viene garantita. All’ospedaletto, l’infermeria interna, portano solo chi è in gravi condizioni o chi fa casino ostinato per farsi visitare, ma quando ci riesce è sempre una terapia di paracetamolo e psicofarmaci a risolvere il malanno. 

In queste settimane è per di più il tempo del Ramadan e pare che l’assenza di personale abbia portato per alcuni giorni la mancata consegna del pranzo, cibo che comunque viene conservato dai reclusi musulmani per essere consumato di notte. Anche a tutti gli altri probabilmente hanno imposto la dieta dal credo unico, che più che il digiuno dell’Islam è la fame del Capitalismo.

Proprio in una di queste occasioni in cui non è stato servito il pranzo è partita una piccola rivolta in cui dei detenuti hanno dato fuoco alle coperte e si sono rifiutati di tornare quieti nelle stanze. Polizia e Guardia di Finanza hanno fatto irruzione per spintonare tutti dentro e per spegnere le fiamme.

Da quello che i ragazzi raccontano il vitto sembra essere di regola più scarso, e non solo per la canonica qualità marcescente, ad esempio per il Ramadan in aggiunta alla cena forniscono di un sacchetto contenente solo mezzo litro di latte, una barretta di cioccolato e una porzione di riso.

La rabbia dentro al Cpr si manifesta quotidianamente, che sia in uno sciopero della fame, in una resistenza alla deportazione, in piccole rivolte.

Bisogna capire come sostenerla.

Lavoratore torinese licenziato perchè NoTav

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Pierpaolo, tecnico informatico dell'università di Torino, è stato licenzito perchè No Tav, lo abbiamo sentito mentre si sta tenendo un presidio di protesta al rettorato dell'università. Queste le sue parole:

"Dopo 120 giorni di sospensione l’università ha deciso di licenziarmi senza preavviso

Legittimo o meno che sia, saranno i tribunali eventualmente a stabilirlo, credo che questa decisione non debba passare sotto silenzio come semplice atto amministrativo.

Ritengo sia opportuno anzi necessario discuterne, perché rappresenta un pessimo precedente con cui per la prima volta (credo) viene applicato l’articolo 13 del nuovo CCNL sottoscritto nell’aprile dello scorso anno.

Qual è il vero fine per cui si introduce in modo peggiorativo la legge Severino, che al massimo sospende la propria candidatura alle regionali, nel CCNL dove ha come esito il licenziamento del pubblico dipendente?

Non si era innocenti sino al terzo grado di giudizio?
Pier Paolo"