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Repressione

Rete #NoBavaglio contro la criminalizzazione della solidarietà alla Palestina

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Dopo la puntata di Presa Diretta del 27 aprile 2025, in cui è stata intervistata la relatrice ONU Francesca Albanese ed è stato trasmesso un reportage che documentava il genocidio della popolazione civile a Gaza, Carlo Giovanardi insieme all’avvocato Iuri Maria Prado e al semiologo Ugo Volli ha presentato un esposto al generale Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio. Nell’esposto, i tre firmatari hanno segnalato la trasmissione di Rai3, accusando il reportage da Gaza di condannare ripetutamente i bombardamenti israeliani “senza un minimo accenno all’attacco di Hamas del 7 ottobre del 2023 “.

L’intento è chiaro: colpire e silenziare i giornalisti che cercano di fare informazione indipendente sulla carneficina in atto a Gaza; raccontare l’orrore, il genocidio e lo sterminio in atto va proibito e punito.

In una corrispondenza con una giornalista aderente alla rete #NoBavaglio, parliamo dell'appello presentato dalla rete ai vertici della Rai affinché "vengano difesi i giornalisti di Presa Diretta e che venga assicurato il diritto dei cittadini di essere informati liberamente, senza censure, dal servizio pubblico”.

Il discorso si allarga poi ad altre iniziative della Rete.

AGGIORNAMENTI DAL CPR DI TORINO

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Nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio nel CPR di corso Brunelleschi di Torino c'è stata una nuova rivolta. Diverse persone si sono radunate in serata fuori le mura per portare solidarietà a chi si trovava dentro.

Con una voce di Torino raccontiamo quanto avvenuto ieri.

5 ottobre, Tarek: una storia silenziosa su cui lo Stato cerca vendetta

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Il 5 ottobre a Roma si è svolta una manifestazione nazionale in solidarietà con la palestina. La manifestazione è stata accompagnata, nei giorni precedenti, da una levata di scudi della politica che voleva vietarla, un clima mediatico che ha cercato di delegittimarla e una repressione di piazza che ha militarizzato la città e non solo.

La giornata è stata lunga, ci sono stati scontri, ma la piazza è stata determinata. Solo un arresto è avvenuto nella giornata del 5 ottobre, Tiziano, il quale è stato condannato a 2 anni in primo grado. Nei giorni successivi la repressione è andata a prendere a casa un altro ragazzo, Tarek, non appartenente ad alcuna organizzazione politica. Un ragazzo che è arrivato in Italia dalla Tunisia nel 2008, una storia come se ne sentono e se ne vedono tante. Su di lui la condanna è stata più pesante: 4 anni e 8 mesi con il rito abbreviato. Più di quanto avesse chiesto l'accusa.  E' una storia che trasuda colonialismo, razzismo e classismo. La giudice non ha voluto toccare neanche alcune sue carte perchè, probabilmente, troppo sgualcite. 
Di questa storia abbiamo parlato in questo spazio redazionale.
Ne abbiamo parlato con l'avvocato di Tarek, con un compagno dei Giovani Palestinesi e con un compagno della Rete liberi di lottare.

Che vuol dire fare la giornalista in Egitto

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Hadeer viene da una famiglia molto politicizzata che da sempre si è occupata di informazione e giornalismo. Suo nonno ha anche pagato con il carcere scrivere denunciando la realtà repressiva egiziana. Ma cosa vuol dire oggi fare la giornalista in Egitto? Di questo parliamo con Hadeer ma anche di femminismo, di Palestina, della repressione e della vita in un paese sempre più difficile da vivere. L'intervista è in arabo e italiano. 

Torino: misure cautelari per il corteo per Ramy

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A sole 24 ore dalla sentenza del processo in cui è caduta l'accusa di associazione a delinquere nei confronti dei militanti di Askatasuna, questa mattina, all'alba, la questura di Torino ha deciso di notificare otto misure cautelari, di cui quattro arresti domiciliari e quattro obblighi di firma, a giovani compagni e compagne accusati di avere alzato la testa il 9 gennaio di quest'anno, quando migliaia di persone hanno deciso di scendere in piazza chiedendo verità e giustizia per Ramy. Ne parliamo con un compagno del collettivo universitario autonomo di Torino.

 

L'aria che tira nelle università statunitensi

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Poporpora Marcasciano, appena rientrata dagli Usa dove ha presentato in tre Università degli Stati di New York, New Jersey e Pennsylvania l'edizione in inglese di Antologaia, Antologaia queering the seventies. A radical trans memoir, testimonia il clima di preoccupazione e ansia che ha potuto sentire nel corpo docente e studentesco degli atenei americani, in particolare in relazione ai "rastrellamenti" di studenti di altri paesi, la caccia alle streghe, un nuovo clima maccartista.
Allarghiamo poi il discorso ai decreti esecutivi di Trump che riguardano la vita delle persone trans.

Nuove indicazioni, vecchia Storia

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In apertura di trasmissione una corrispondenza con una insegnante precaria di Treviso che è stata fatto oggetto di una campagna mediatica tesa a colpirne l'attivismo politico da alcuni esponenti della Lega, attivismo ritenuto incompatibile con la professione docente. Riflettiamo in studio sulla campagna repressiva condotta da questo governo contro la scuola. Qui il link alla petizione in favore della docente.

Proseguiamo l'analisi delle "nuove" indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado affrontando quanto stabilito per le/gli studenti con disabilità: anche in questo caso si evidenzia una marcata regressione rispetto alle pratiche attualmente in essere.

Lanciamo poi l'assemblea cittadina "Nuove indicazioni, Vecchia Storia - per difendere la scuola pubblica" che si terrà domenica prossima 6 aprile dalle ore 16 alla scuola "Di Donato", in via Bixio, 85.

In conclusione intervento di Porpora Marcasciano che, di ritorno dagli USA presentare il libro "Antologaia: Queering the Seventies, a Radical Trans Memoir", ci racconta il clima che si vive nelle Università.

Universià: la repressione della solidarietà alla Palestina

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In una corrispondenza con una ricercatrice universitaria, riflettiamo sulle conseguenze della repressione violenta portata avanti,in USA e in Europa, nei confronti delle manifestazioni di solidarietà con la popolazione palestinese all'interno dei campus universitari.

Negli Stati Uniti,in particolare, la repressione ha interessato più di 60 campus, con un numero molto elevato di arresti, tra cui quello di Mahmoud Khalil; a ciò ha fatto seguito l'ordine esecutivo di Trump, relativo alla possibilità di deportare gli studenti stranieri coinvolti, ma forme di repressione particolarmente violenta hanno investito anche numerosi atenei italiani ed europei.

La corrispondenza si conclude con una riflessione sulle vittorie delle lotte e delle mobilitazioni universitarie dello scorso anno, in particolare la sospensione di molti accordi e collaborazioni con enti e fondazioni di ricerca israeliani.