Verona: no alla fiera delle armi
Una compagna ci racconta la manifestazione a Verona contro la fiera delle armi
Una compagna ci racconta la manifestazione a Verona contro la fiera delle armi
No Pride in Genocide! Ricostruiamo la mobilitazione di compagn* transfemminist*, lesbiche, queer e trans* in solidarietà alla popolazione palestinese. Partiamo dal corteo di Napoli di gennaio 2024 per lanciare l'appello alla creazione di uno spezzone separato al corteo nazionale che si terrà a Milano il 24 febbraio 2024.
Un compagno palestinese ci racconta la drammatica situazione a Rafah. Sfollata e affamata la popolazione palestinese riceve pochissimi aiuti e quelli che ci sono hanno dei prezzi folli.
Si susseguono i presidi sotto le sedi della Rai. A Bologna, come in altre città, è stato caricato dalla polizia. Al seguito degli incidenti la Rai ha detto che avrebbe letto il comunicato del presidio. Sentiamo la voce di un compagno che era lì al presidio.
𝗩𝗢𝗚𝗟𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗟𝗔 𝗩𝗘𝗥𝗜𝗧𝗔' PRESIDIO E CONTROINFORMAZIONE DAVANTI ALLA SEDE DI REPUBBLICA Via Cristoforo Colombo 90 Giovedì 15 Febbraio h.18.30 Dopo quasi 4 mesi dall'inizio del massacro sionista, apice di una pulizia etnica portata avanti dall'entitá coloniale israeliana da piú di 100 anni, la falsa informazione dei media mainstream occidentali è sempre piú complice del genocidio in corso! Posizioni schierate a favore del Genocidio come quelle della Rai di Sanremo oppure narrazioni distorte come quelle di Repubblica che racconta di morti palestinesi come fossero incidenti e non esecuzioni premeditate, sono ripugnanti e inaccettabili! Ci vediamo di fronte la sede di Repubblica per far cambiare il racconto degli eventi perchè senza veritá non può esserci giustizia, cosí come sotto occupazione non può esserci pace. Sará un occasione per fare controinformazione, approfondimento, aggiornamento, organizzarci per essere complici e solidali con la Resistenza Palestinese
Da quando è iniziato il bombardamento israeliano sulla Striscia di Gaza, in Italia, abbiamo assistito a informazione distorta e embedded, criminalizzazione del dissenso, forme latenti di censura e molti silenzi, mancate prese di parola da parte del mondo della cultura e dello spettacolo e dalla categoria degli/delle intellettuali di cui è in discussione addirittura l'esistenza. Negli ultimi giorni, Sanremo e la Rai sono stati messi in discussione per l'atteggiamento censorio.
Ne parliamo con in studio la sceneggiatrice Francesca Manieri e interventi di Silvia Ballestra, scrittrice, Michela Occhipinti, regista, documentarista, Chiara Bersani, performer e attivista, Ilenia Caleo, performer, ricercatrice e attivista di Campo Innocente.
Oggi corteo da Largo Corrado Ricci a piazza dell'Esquilino per il cessate il fuco a Gaza.
Nella seconda corrispondenza mettiamo un aggiornamento sulla situazione in Palestina con un compagno palestinese.
Al Ard Film Festival torna al Teatro Massimo di Cagliari per il terzo anno consecutivo, dal 21 al 25 febbraio 2024.
Vogliamo che i film sulla Palestina e il mondo arabo parlino ancora più forte in questa prossima edizione. Segnatevi le date, e spargete la voce!
Con il Professore Lorenzo Kamel, autore del libro Terra contesa. Israele, Palestina e il peso della storia (cliccando sul titolo potete guardare le slide sul libro e seguirci nei discorsi che faremo) commentiamo un articolo di Angelo Panebianco uscito qualche giorno fa sul Corriere dal titolo La storia usata come clava. Sui quotidiani nazionali si continuano a scrivere inesattezze, per cui ci sembrava giusto puntualizzare sia il sondaggio dell'Istituto Cattaneo (nel link trovate i risultati del lavoro fatto di cui parliamo nel redazionale) sia le date citate da Panebianco che non sono del tutto esatte. Riportiamo l'articolo così da avere tutti gli strumenti per inquadrare il redazionale.
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Angelo Panebianco - La storia usata come clava
Come sempre in questi casi hanno un ruolo sia i cattivi maestri che i processi imitativi. All’inizio ci sono cattivi maestri (genitori o insegnanti) che, per l’appunto, fanno uso politico della storia: essi raccontano a giovani sprovveduti che Israele e il nazismo pari sono, «la vittima trasformatasi in carnefice» eccetera. I suddetti sprovveduti, a loro volta, «fanno tendenza»: ripetono la fanfaluca di fronte a coetanei ignoranti quanto loro. Anche il coetaneo, naturalmente, nulla sa né del nazismo né di Israele ma è ostile a Israele e, soprattutto, non vuole perdere la faccia. Si auto-convince della verità di quanto gli è stato raccontato. Cattivi maestri da un lato, processi imitativi dall’altro. Una ricerca dell’Istituto Cattaneo di Bologna condotta su un campione di studenti di corsi umanistici di tre Università del Nord, intervistati sia prima che dopo il 7 ottobre, offre conferme. La ricerca ricostruisce gli atteggiamenti degli studenti verso gli ebrei. Si trattava essenzialmente di capire se e quanto l’antisemitismo fosse diffuso fra gli universitari distinguendo fra i temi classici dell’antisemitismo e quelli di nuovo conio. Ma il punto che qui ci interessa riguarda Israele: risulta che il 46% degli intervistati condividesse, prima del 7 ottobre, l’equiparazione fra Israele e Germania nazista. Addirittura, questa percentuale cresce subito dopo il 7 ottobre (e dunque prima dell’intervento israeliano a Gaza). Ed è fatta propria dal 50% del campione dopo il 17 ottobre. Sono, plausibilmente, dopo il 17 ottobre, le notizie sulle vittime palestinesi dell’intervento militare ad aumentare (di qualche punto in percentuale) il numero di coloro che considerano valido l’accostamento fra Israele e nazismo ma è un fatto che costoro sono già tantissimi, quasi la metà del campione prima della nuova guerra e, per giunta, risultano in aumento dopo il pogrom del 7 ottobre. Commetterebbe un grosso errore chi volesse consolarsi considerando che metà del campione rifiuta di equiparare Israele al nazismo. Se in un gruppo di dieci persone cinque non credono che i terremoti siano causati dagli incantesimi della strega cattiva ciò non è rilevante. È rilevante che cinque ci credano.
Per aiutare a comprendere quanto sta accadendo in Medio Oriente occorrerebbe spiegare che si tratta di una vicenda complessa che inizia nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele e il conseguente «rifiuto arabo». Nessuna comprensione di quanto è accaduto e accade è possibile se non si parte da lì. Gli stessi errori di Israele (le colonie in Cisgiordania, l’illusione di potere difendere all’infinito lo status quo, ossia i precarissimi rapporti fra due popoli reciprocamente ostili) non si spiegano se non ricostruendo quel quadro generale. Ma, appunto, ciò presuppone che l’interlocutore sia disposto a riconoscere il peso e l’importanza della storia per comprendere il presente. Il che però è impedito o quanto meno reso assai difficoltoso dal clima e dalle tendenze dominanti. La sopra citata ricerca del Cattaneo lascia aperto uno spiraglio. Risulta che gli atteggiamenti negativi verso gli ebrei sono più accentuati fra gli studenti con alle spalle un basso rendimento scolastico. In altri termini, anche nell’epoca dei social, la scuola può fare, almeno in parte, la differenza. Se essa tornasse al rigore di un tempo forse si potrebbero ricostituire gli anticorpi necessari per contenere la diffusione delle credenze più aberranti. L’incontro fra uso politico della storia e ignoranza della storia genera mostri. Ciò, di sicuro, non fa bene alla democrazia.
5 febbraio 2024, 21:49 - modifica il 5 febbraio 2024 | 21:49