Iniziamo il 2024 per pretendere diritti e desideri: con Lucha contro la tossicità dell'informazione, per il mantenimento e l'apertura di molti altri consultori e per tenere viva la mobilitazione contro il genocidio del popolo palestinese anche come sanitari.
Una compagna dalla Palestina ci parla dello sciopero generale per l'assasinio di Saleh al-Arouri, alto dirigente di Hamas, avvenuto ieri martedi 2 gennaio 2024, con un attacco dell’esercito israeliano, effettuato con un drone nell’area meridionale nella città di Beirut; ci racconta dei continui attacchi in Cisgiordania, delle gravissime condizioni della popolazione palestinese a Gaza sottoposta non solo a continui bombardamenti, ma anche senza più acqua e cibo e nessun luogo sicuro in cui rifugiarsi.
A 15 anni dall' operazione "Piombo Fuso" su Gaza ad oggi non possiamo fare a meno di riaffermare che la Nakba non è mai finita, che quella che sta conducendo Israele in tutta la Palestina non è una guerra, ma un genocidio.
Una compagna che si trova in Cisgiordania ci aggiorna sugli avvenimenti degli ultimi giorni e con lei riflettiamo sulle poche prospettive di un cessate il fuoco duraturo.
Khaled Al Qaisi, ricercatore italo-palestinese della Sapienza, come le ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Onda Rossa sanno, lo scorso 31 mentre stava per lasciare la Palestina per tornare in Italia è stato arrestato dalle forze dell'ordine israeliane senza che gli venisse notificata nessuna accusa; in ottobre poi è stato fatto uscire dalla prigione ma senza la possibilità di potersi muovere, alla fine è rientrato in Italia i primi di dicembre. Rientrato in Italia la sua voce si è fatta sentire costantemente per tenere alta la solidarietà cn il popolo palestinese.
Con lui questa mattina abbiamo parlato in particolari delle carceri israeliane, delle condizioni di migliaia di prigionieri/e politici, dell'aumento degli arresti e del peggioramento della situazione dopo il 7 ottobre; abbiamo inoltre approfondito il tema della detenzione amministrativa e degli arresti senza capi d'accusa. Abbiamo inoltre analizzato la situazione della Cisgiordania dove Khaled è dovuto rimanere circa due mesi dopo il rilascio dal carcere; infine abbiamo rilanciato la lotta al fianco del popolo palestinese e quindi la necessità di lottare qui, sul territorio dell'Italia, un paese che in vari modi è in guerra alleato con Israele.
Il Movimento studenti palestinesi in Italia, UDAP-Unione Democratica Arabo Palestinese, Api-Associazione dei palestinesi in Italia e la Comunità palestinese di Roma vi invitano a partecipare alla manifestazione a
Roma-Via dei Fori Imperiali/Largo Corrado Ricci
23 dicembre h 15.00
È inutile girarci attorno, e versare fiumi di parole superflue: la situazione a Gaza è disastrosa, orribile, aberrante.
Persino la comunità cristiana di Betlemme, culla della Natività e disattendendo una forte tradizione storica, ha annunciato che sospenderà i festeggiamenti pubblici del Natale come gesto di solidarietà nei confronti dei fratelli nella Striscia di Gaza, sotto assedio dell'esercito israeliano da oltre due mesi.
Due mesi di occupazione militare e di violenza inaudita hanno comportato oltre 17.500 vittime civili.
Si tratta di omicidi volutamente perpetrati dall'entità sionista per rendere Gaza un luogo desolato ed inospitale, inabitabile per i Palestinesi che lì dimorano da sempre: parte del più ampio piano israeliano di espropriazione e furto delle Terre palestinesi.
Israele ha sganciato, secondo il Washington Post, oltre 29.000 bombe, di cui il 45% non guidate o "dumb bomb" (bombe stupide).
Il suo scopo è dissuadere ogni altro nemico dal resistergli, rendendo doloroso ed elevato il calcolo di vite umane da dover sopportare in caso contrario.
Ma cosa ha ottenuto Israele, versando tutto questo sangue innocente?
Nulla, o poco più.
L'IDF, l'esercito israeliano, non pubblica notizie precise sui propri obiettivi raggiunti, ma resta anzi vago.
Dal loro punto di vista, neanche un ostaggio è stato liberato, i tunnel non sono distrutti, grossi depositi di armi non sono stati scovati, Yahya Sinwar - leader di Hamas all'interno della Striscia di Gaza - è ancora vivo e la Resistenza Palestinese è attiva.
Ora vaneggiano "l'arma magica" dell'allagamento dei tunnel, che "sicuramente" consegnerà loro la vittoria: una stolta illusione.
L'IDF arranca, l'invasione militare è un fallimento.
Ma a che prezzo di vite umane innocenti per i Palestinesi?!
Questi obiettivi, declamati sulla carta, in realtà sono solo uno specchietto per le allodole, che nasconde lo sterminio dei Palestinesi e l'annessione territoriale, veri scopi sionisti.
Tutto questo è reso possibile dal sostegno che pochi, ma influenti, attori internazionali perpetrano: gli USA, ponendo il veto ad una Risoluzione di cessate il fuoco e messa in sicurezza della popolazione civile venerdì 8 dicembre, continuano a macchiarsi le mani dello stesso sangue versato dai vili israeliani.
Che ce ne facciamo, dunque, delle convenzioni di guerra a tutela dei civili?
E della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che solo il 10 dicembre ha compiuto 75 anni?
Carta straccia nelle mani del potente di turno, che ne fa uso e consumo a proprio vantaggio ed interesse!
L'11 dicembre 2023, è stato indetto lo sciopero mondiale per la Palestina: continueremo a protestare sino a che la terra palestinese non sarà libera da ogni soldato e colono sionista, e finché Giustizia non sarà fatta sui macellai sionisti, dal Primo Ministro Netanyahu all'ultimo soldato di truppa.
Abbiamo bisogno anche di te: non voltare lo sguardo di fronte a questo GENOCIDIO.
1. Con una compagna del Coordinamento parliamo della recente legge sull'oblio oncologico e del lavoro dell'Assemblea Salute Donne riguardo all'intervento nelle Brest Unità per la cura del cancro al seno.
2. Un compagno del comitato contro l'inceneritore di Albano ci parla della vertenza di lavoratori e lavoratrici della Fiorucci di Santa Palomba
3. Una compagna degli Studenti Palestinesi in Italia lancia l'appuntamento di sabato 23 ottobre, ore 15, a Largo Corrado Ricci per fermare il genocidio del popolo Palestinese.
La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), parte fondatrice del movimento BDS, accoglie con favore la notizia che PUMA non rinnoverà il suo contratto con la Federcalcio israeliana (IFA).
PUMA è stata l’obiettivo di una campagna BDS mondiale dal 2018 per il suo sostegno all’apartheid israeliana che opprime milioni di palestinesi. L’IFA dirige le squadre e sostiene il loro mantenimento negli insediamenti israeliani illegali su terra palestinese rubata.
Messaggi interni trapelati hanno rivelato che PUMA era sottoposta a enormi pressioni per rescindere il contratto.
Con il genocidio in corso da parte di Israele contro 2,3 milioni di palestinesi bloccati a Gaza, il territorio essendo sotto assedio israeliano da 16 anni, e l’uccisione di più di 18.000 persone, tra cui dozzine di calciatori, la pressione per il boicottaggio non ha fatto che aumentare.
Anni di pressione implacabile su PUMA da parte del movimento BDS in tutto il mondo e il danno alla sua immagine dovrebbero essere una lezione per tutte le aziende che sostengono l’apartheid israeliana: la complicità ha delle conseguenze. È anche una lezione per la FIFA, profondamente complice e dominata dall’Occidente, che continua a fare in modo che Israele non risponda dei suoi atti, nonostante le squadre degli insediamenti violino i suoi stessi statuti.
Ringraziamo le centinaia di gruppi di solidarietà di base, atleti e squadre di tutto il mondo che hanno sostenuto l'appello di 215 squadre palestinesi per il boicottaggio di PUMA.
Questa vittoria del boicottaggio è una vittoria dolceamara mentre continua la pulizia etnica dei palestinesi da parte di Israele. Ma ci dà speranza e determinazione nel denunciare le responsabilità di tutti i sostenitori del genocidio e dell’apartheid. Noi continueremo a denunciarli finché tutti i palestinesi non potranno vivere in libertà, giustizia e uguaglianza.
From the River to the Sea.
La questione sionista e l'asse della resistenza
📍13/12 Via Passino n.20 ore 21.00
Cena collettiva dalle 20.00
La guerra di sterminio che Israele sta portando avanti nei territori di Gaza, parallelamente alle violenze dei coloni in Cisgiordania, è lo zenit di un processo in atto da decenni, col beneplacito delle potenze occidentali, ma non rappresenta solo un tragico esempio di colonialismo e apartheid, né una questione locale che riguardi solo israeliani e palestinesi.
È piuttosto il punto focale di una dinamica internazionale che vede la sicurezza e l'autodeterminazione delle nazioni e comunità del mondo arabo sotto la minaccia dell'espansionismo sionista, braccio armato e pietra angolare dell'egemonia americana oggi in bilico. Questo spiega l'incondizionato appoggio statunitense ad Israele anche davanti ai più espliciti e terribili crimini di guerra; così come spiega il supporto alla Palestina tanto degli Stati dell'area, che delle mobilitazioni popolari nel mondo, così come l'esistenza stessa di un Asse della Resistenza che travalica i confini della Palestina storica.
Per inquadrare la questione, gli attori in campo ed i suoi significati politici, oltre le narrazioni occidentali, ne parliamo con un compagno di Global Campaign To Return To Palestine
- La Campagna Globale per il Ritorno in Palestina è una rete internazionale di organizzazioni e militanti interessati alla causa della Palestina con un profilo antisionista, i cui membri provengono da più di 80 paesi in tutto il mondo. Organizzano programmi e attività per dare visibilità a livello mediatico e popolare a ciò che sta accadendo in Palestina e contro il popolo palestinese e ponendo il "Ritorno in Palestina" come priorità; mobilitandosi per questo obiettivo.