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Repressione

5 ottobre, Tarek: una storia silenziosa su cui lo Stato cerca vendetta

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Il 5 ottobre a Roma si è svolta una manifestazione nazionale in solidarietà con la palestina. La manifestazione è stata accompagnata, nei giorni precedenti, da una levata di scudi della politica che voleva vietarla, un clima mediatico che ha cercato di delegittimarla e una repressione di piazza che ha militarizzato la città e non solo.

La giornata è stata lunga, ci sono stati scontri, ma la piazza è stata determinata. Solo un arresto è avvenuto nella giornata del 5 ottobre, Tiziano, il quale è stato condannato a 2 anni in primo grado. Nei giorni successivi la repressione è andata a prendere a casa un altro ragazzo, Tarek, non appartenente ad alcuna organizzazione politica. Un ragazzo che è arrivato in Italia dalla Tunisia nel 2008, una storia come se ne sentono e se ne vedono tante. Su di lui la condanna è stata più pesante: 4 anni e 8 mesi con il rito abbreviato. Più di quanto avesse chiesto l'accusa.  E' una storia che trasuda colonialismo, razzismo e classismo. La giudice non ha voluto toccare neanche alcune sue carte perchè, probabilmente, troppo sgualcite. 
Di questa storia abbiamo parlato in questo spazio redazionale.
Ne abbiamo parlato con l'avvocato di Tarek, con un compagno dei Giovani Palestinesi e con un compagno della Rete liberi di lottare.

Che vuol dire fare la giornalista in Egitto

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Hadeer viene da una famiglia molto politicizzata che da sempre si è occupata di informazione e giornalismo. Suo nonno ha anche pagato con il carcere scrivere denunciando la realtà repressiva egiziana. Ma cosa vuol dire oggi fare la giornalista in Egitto? Di questo parliamo con Hadeer ma anche di femminismo, di Palestina, della repressione e della vita in un paese sempre più difficile da vivere. L'intervista è in arabo e italiano. 

Torino: misure cautelari per il corteo per Ramy

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A sole 24 ore dalla sentenza del processo in cui è caduta l'accusa di associazione a delinquere nei confronti dei militanti di Askatasuna, questa mattina, all'alba, la questura di Torino ha deciso di notificare otto misure cautelari, di cui quattro arresti domiciliari e quattro obblighi di firma, a giovani compagni e compagne accusati di avere alzato la testa il 9 gennaio di quest'anno, quando migliaia di persone hanno deciso di scendere in piazza chiedendo verità e giustizia per Ramy. Ne parliamo con un compagno del collettivo universitario autonomo di Torino.

 

L'aria che tira nelle università statunitensi

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Poporpora Marcasciano, appena rientrata dagli Usa dove ha presentato in tre Università degli Stati di New York, New Jersey e Pennsylvania l'edizione in inglese di Antologaia, Antologaia queering the seventies. A radical trans memoir, testimonia il clima di preoccupazione e ansia che ha potuto sentire nel corpo docente e studentesco degli atenei americani, in particolare in relazione ai "rastrellamenti" di studenti di altri paesi, la caccia alle streghe, un nuovo clima maccartista.
Allarghiamo poi il discorso ai decreti esecutivi di Trump che riguardano la vita delle persone trans.

Nuove indicazioni, vecchia Storia

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In apertura di trasmissione una corrispondenza con una insegnante precaria di Treviso che è stata fatto oggetto di una campagna mediatica tesa a colpirne l'attivismo politico da alcuni esponenti della Lega, attivismo ritenuto incompatibile con la professione docente. Riflettiamo in studio sulla campagna repressiva condotta da questo governo contro la scuola. Qui il link alla petizione in favore della docente.

Proseguiamo l'analisi delle "nuove" indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado affrontando quanto stabilito per le/gli studenti con disabilità: anche in questo caso si evidenzia una marcata regressione rispetto alle pratiche attualmente in essere.

Lanciamo poi l'assemblea cittadina "Nuove indicazioni, Vecchia Storia - per difendere la scuola pubblica" che si terrà domenica prossima 6 aprile dalle ore 16 alla scuola "Di Donato", in via Bixio, 85.

In conclusione intervento di Porpora Marcasciano che, di ritorno dagli USA presentare il libro "Antologaia: Queering the Seventies, a Radical Trans Memoir", ci racconta il clima che si vive nelle Università.

Universià: la repressione della solidarietà alla Palestina

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In una corrispondenza con una ricercatrice universitaria, riflettiamo sulle conseguenze della repressione violenta portata avanti,in USA e in Europa, nei confronti delle manifestazioni di solidarietà con la popolazione palestinese all'interno dei campus universitari.

Negli Stati Uniti,in particolare, la repressione ha interessato più di 60 campus, con un numero molto elevato di arresti, tra cui quello di Mahmoud Khalil; a ciò ha fatto seguito l'ordine esecutivo di Trump, relativo alla possibilità di deportare gli studenti stranieri coinvolti, ma forme di repressione particolarmente violenta hanno investito anche numerosi atenei italiani ed europei.

La corrispondenza si conclude con una riflessione sulle vittorie delle lotte e delle mobilitazioni universitarie dello scorso anno, in particolare la sospensione di molti accordi e collaborazioni con enti e fondazioni di ricerca israeliani.

5 ANNI DALLA STRAGE NELLE CARCERI 2020

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A 5 anni dalla strage nelle carceri del 2020, ripercorriamo quanto avvenuto in quel periodo. Era il periodo in cui la paura del virus nella società è deflagrata anche dentro le carceri, dove le informazioni era ancora più ridotte e le misure repressive ancora più restringenti.

Al seguito della corrispondenza ha chiamato una voce da Rieti, che ci ha ricordato come anche nel carcere a Rieti ci sono state 4 morti.

Kazakistan: attiviste lesbiche e femministe arrestate

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La repressione delle attiviste femministe e LGBTQI+ in Kazakistan è in aumento.

Venerdì scorso,  28 febbraio, ad Almaty (Kazakistan) Zhanar Sekerbayeva (membro del consiglio direttivo di EL*C) e 3 giorni dopo Aktorgyn Akkenzhebalasy sono state condannate a 10 giorni di arresto amministrativo essendo state accusate di violazioni delle norme sull'organizzazione e la partecipazione a raduni pacifici. Attualmente sono in prigione.

I loro arresti sarebbero dovuti alla loro partecipazione a una protesta che chiedeva giustizia in un caso di femminicidio. Sebbene la protesta non fosse specificatamente di persone LGBT, le autorità hanno fatto esplicito riferimento all'attivismo LGBT di Zhanar durante la sua udienza, rafforzando la persecuzione mirata dei membri del gruppo lesbico e femminista Feminita. Questi arresti sembrano essere una strategia per mettere a tacere attiviste chiave prima della Giornata internazionale delle donne e per impedire loro di partecipare alle mobilitazioni femministe.

Inoltre, giorni prima degli arresti, Gulzada Serzhan (co-fondatrice di Feminita e co-presidente di EL*C) e Zhanar sono state multate per 393.200 tenge (circa 750 euro) ciascuna. Le autorità hanno falsamente classificato Feminita come un'organizzazione politica, nonostante avessero tentato di registrarsi come una fondazione pubblica focalizzata sui diritti umani. Questa sentenza è stata utilizzata per penalizzarle in base alle leggi pensate per i partiti politici, limitando ulteriormente il loro attivismo.

Ne parliamo con Silvia Casalino di EuroCentralAsian Lesbian* Community (ELC) che ci comunica la preoccupazione per il peggioramento progressivo della situazione per le persone LGBT e le femministe in Kazakistan.