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Scuola: tira aria di guerra

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Nella prima corrispondenza, parliamo delle mobilitazioni organizzate dagli/dalle studenti tedeschi/e per contrastare il ripristino della leva, solo formalmente volontaria, in Germania, approvata dal Bundestag lo scorso venerdì 5 dicembre: per ora, tutti gli studenti nati nel 2008 dovranno sottoporsi a un questionario obbligatorio e successivamente alla visita di leva; sono state organizzate mobilitazioni in 60 città. Segue una corrispondenza dedicata ad approfondire gli aspetti più pervasivi del DDL Gasparri, di contrasto all'antisemitismo, che ne evidenzia le ricadute nella scuola e nell'università, destinate a limitare la libertà di insegnamento e di espressione della solidarietà alla popolazione palestinese. In conclusione, ci colleghiamo con una studente del collettivo autonomo dell'Università di Bologna per commentare la vittoria ottenuta dalle mobilitazioni  contro la possibilità di ospitare un corso di laurea in Filosofia per un gruppo selezionato di giovani ufficiali dell'accademia militare.

Germania: studenti contro la leva obbligatoria

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Ieri Crosetto, ministro della Difesa, è tornato a parlare della "necessità" di aumentare il numero delle persone che si arruolano nel nostro paese, sottolineando le difficoltà per il paese "che siamo, cioè un paese dove l'opinione pubblica è contraria alla guerra. C'è però un quadro europeo che vede, dietro al cambiamento della tipologia di guerre, la volontà di tornare a forme di arruolamento più ampie, per cui, sul modello scandinavo, si usa l'ossimoro "leva volontaria". Oggi in Germania, mentre nel bundestag si vota la nuova legge, manifestazioni studentesche contro la leva in 60 città. Ne parliamo con una  compagna dell'Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell'università

Roma: corteo per lo sciopero da piazza Indipendenza a Barberini

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Oggi sciopero generale indetto da COBAS, CUB, ADL Varese, CUB SUR, SGB,
SBM, ADL COBAS, CLAP, SIAL COBAS, COBAS, Cobas Scuola, S.I, USI, USB,UNICOBAS. Il corteo è partito da piazza Indipendenza (da cui potete ascoltare la prima corrispondenza) diretto a piazza Barberini. Una seconda corrispondenza quando la manifestazione ha raggiunto il ministero dei trasporti.

Oggi a Pisa ferrovieri contro la guerra

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Con Federico della CUB Pisa, abbiamo parlato dell'assemblea convocata per il 26 novembre in piazza della Stazione di Pisa, dal Coordinamento Antimilitarista Livornese e la CUB Pisa come parte della campagna "Ferrovieri contro la guerra" per denunciare quanto sta avvenendo sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e in merito al potenziamento della base militare di Camp Darby. 

Sabotiamo guerra e patariarcato

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Parliamo del percorso di avvicinamento al Corteo nazionale contro la violenza patriarcale di sabato 22 novembre che, con lo slogan "sabotiamo guerra e patriarcato", partirà alle ore 14:30 da Piazza della Repubblica. Nella realtà contemporanea, le forme di violenza patriarcale sono innumerevoli, soprattutto in un paese che si prepara al riarmo, approfondendo disuguaglianze e discriminazioni, e in cui la guerra è diventata la regola dei rapporti sociali; esse però si materializzano nella loro forma più brutale in Palestina, dove viene completamente negato il diritto all'autodeterminazione della popolazione palestinese. La battaglia è immensa ma ovunque si sente pulsare il desiderio di liberazione dalla violenza patriarcale, in un rapporto di arricchimento reciproco tra vecchie e nuove generazioni.

Per un’antiviolenza femminista e transfemminista, finanziata e libera dall’ideologia punitivista e confessionale.
Per una scuola libera da condizionamenti e diktat, per la libertà di ricerca e di insegnamento, per l’educazione sessuo-affettiva dalla scuola dell’infanzia all’università.
Contro la manovra finanziaria. Noi la guerra non la paghiamo! Né complici né vittime della conversione bellica.
Per il diritto all’autodeterminazione dei corpi e dei popoli.

 

 

Radio Africa

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TanzaniaLe proteste sono iniziate il 29 ottobre, giorno delle elezioni parlamentari e presidenziali da cui erano stati estromessi i leader delle opposizioni, vinte dalla presidente Samia Suluhu Hassan con quasi il 98% dei voti, ma segnate da brogli diffusi, la durissima repressione ha provocato fra gli 800 e i 3000 morti .Una strage che ha sconvolto il paese ,si parla di esecuzioni sommarie e fosse comune ,niente sarà come prima in Tanzania .

Mali- Da diverse settimane i jihadisti del gruppo JNIM affiliato ad Al-Qaeda hanno imposto un blocco delle importazioni di  carburante ,paralizzando l'economia del paese e costringendo la giunta di Goita a sospendere molte attività e a chiudere le scuole .Sebbene JNIM possa continuare ad esercitare pressioni è improbabile che riesca ad arrivare a Bamako certamente la giunta maliana non controlla più una parte rilevante del territorio e rischia una crisi di consenso tra i cittadini  esasperati.  

Sudan- Le forze di supporto rapido paramilitarie (RSF) hanno annunciato l’accettazione della tregua umanitaria di tre mesi proposta dal Quartetto, composta da Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto, sollevando speranze ma anche dubbi . Il conflitto in Sudan ha creato quella che l’Onu ha definito “la più grande crisi umanitaria del mondo”, in cui si stima che oltre 24 milioni di persone stiano affrontando una grave carenza di cibo, e la conquista dell’importante città di Al Fasher da parte delle RSF ha causato la morte di almeno 2000 persone.

 

Cina: dallo SCO alla parata militare a Pechino

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Insieme a Dario di Conzo, docente a contratto di riforme economiche della Cina contemporanea all’orientale di Napoli e assegnista di ricerca alla scuola normale, ripercorriamo alcuni eventi di rilevanza internazionale che hanno avuto luogo in Cina in queste settimane.
Dallo Shanghai Cooperation Organization (SCO), di cui l'ultimo vertice si è tenuto a   Tianjin il 31 agosto e l'1 settembre 2025, alla parata militare che è andata in scena a Pechino ier, 3 settembre, per celebrare  l'80° anniversario della fine della guerra col Giappone. Alla parata hanno fatto notizie in particolare le presenze di Putin, Kim Jong-un, Pezeshkian (Iran), Díaz-Canel (Cuba), Min Aung Hlaing (Myanmar) e di delegazioni di Indonesia, Turchia, Brasile, Brunei.
Ragioniamo del ruolo che la Cina ha costruito in questi anni sullo scacchiere geopolitico internazionale, contrapponendo una narrazione forte e una crescita economica esponenziale all'occidente, e in particolare agli USA.
Nelle sue dichiarazioni di ieri, il segretario del partito comunista cinese e presidente della repubblica popolare Xi Jing Ping ha parlato di "guerra e pace", di un bivio in una fase internazionale dove si è tornato a parlare a varie latitudini di una deterrenza da costruire con armi ed eserciti, aumentando il numero delle testate nucleari, messe in bella mostra ieri a Pechino con vettori in grado di lanciarle a 15.000 km di distanza.
Una pace che per andare di passo con il disarmo va imposta a partire da rapporti di forza impoosti dalle popolazioni. Chi paga il prezzo più alto in termini di vite come stiamo vedendo a Gaza, ma anche in termini di economie di guerra che già da anni subiamo anche alle nostre latitudini.
 

p38punk_colletta

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ci facciamo complici della richiesta dei p38punk di crowdfunding per la produzione del disco dei 35 anni:

«CROWFOUNDING PER IL DISCO DEL 35° ANNIVERSARIO DEI P38PUNK

il 26/09/2026 i p38punk compiranno 35 anni di attività
Per celebrare l’evento sono già al lavoro per la produzione di un
nuovo disco.
Numerosi artisti e amici hanno già dato la loro disponibilità a
partecipare. Un nome per tutti: danilo fatur dei CCCP – fedeli alla
linea.
Fonici, tecnici, studio, grafici etc. richiedono il lavoro sapiente di
artigiani che con la loro opera silenziosa aiutano ogni giorno gli
artisti. Un lavoro duro e paziente che merita la giusta retribuzione.
Nonostante alcuni di loro, abbiano già offerto il la loro opera in
forma volontaria, noi siamo e saremo sempre dalla parte dei lavoratori e
crediamo che un giusto compenso sia sempre loro dovuto.
Da 34 siamo orgogliosi di non aver mai accettato compromessi con le
grandi major. Per questo un piccolo aiuto da parte chi ci ha sempre
sostenuto, ci consentirà di realizzare al meglio e celermente, tutti
gli obiettivi che ci siamo prefissati per questo lavoro e retribuire il
giusto a tutti quelli che dietro le quinte lavorano con noi.
senza ricorrere al volontariato!
I donatori che lo vorranno potranno, alla fine del disco, essere inclusi
nei credits.
A tutti e tutte il nostro grazie.»

(https://p38punk.bandcamp.com)

 

ma prima di dare spazio a marco dei p38punk e al loro progetto, a sorpresa - anche per lui - telefoniamo a danilo fatur, perché è sempre un piacere sentirlo!
buon ascolto

Guerra alla guerra: assemblea nazionale il 27 luglio in Valsusa

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Insieme a un compagno di Zaum, collettivo universitario della Sapienza, e ad una compagna del CUA di Torino e della rete stop Riarmo parliamo dell'appello Guerra alla guerra per un'assemblea nazionale contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina che si terrà domenica 27 luglio alle ore 12:30 durante il festival del movimento NO TAV a Venaus (TO).

Riportiamo l'appello completo:

GUERRA ALLA GUERRA 

Un appello per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina.

Facciamo appello a tutti e tutte coloro che sentono la necessità di sviluppare un percorso largo e partecipato contro la guerra, contro il riarmo dell’Europa e il genocidio in Palestina. A tutt coloro che già si mobilitano in tal senso e vogliono condividere i loro percorsi, a tutt coloro che vogliono mettersi in dialogo e che vogliono convergere per curvare un destino che sembra ineluttabile.

La pace è finita da un bel pezzo, la guerra e la sua espansione non è più una possibilità ma uno scenario consolidato e con cui ci stiamo abituando a convivere. Conviviamo con migliaia di morti in tutto il mondo, con i saccheggi e i soprusi, con le occupazioni e gli espropri. I recenti avvenimenti e lerivolte scoppiate nelle principali città statunitensi contro le deportazioni dei migranti ci raccontano come la guerra sia uno stato diffuso e permanente e si dispiega su vari livelli di intensità. Come non pensare ai nostri decreti sicurezza e ai dl emergenza sulle periferie, alle zone speciali, ai siti di interesse nazionale.

Non stiamo assistendo a qualcosa da lontano. Siamo dentro la grande bestia, quella che decide della guerra, che la finanzia che la alimenta. Le industrie italiane di armi aumentano i loro profitti intensificando la produzione, grandi porzioni di territorio sono basi militari della Nato, i nostri porti sono scali logistici di guerra, le nostre università contribuiscono a creare un sapere utile alla guerra, il nostro governo appoggia Israele e sostiene la retorica civilizzatrice dell’Occidente. Lo fa Meloni quando dichiara alla Casa Bianca che l’obiettivo comune è quello di rendere di nuovo grande l’Occidente, lo fa Valditara quando cambia le linee guida della scuola in chiave suprematista, lo fa Giuli quando taglia le risorse pubbliche al cinema perché troppo di “sinistra”. La cosa peggiore che può succedere è abituarsi a convivere con la paura e il pericolo di un mondo in frantumi. Come se la nostra guerra l’avessimo già persa.

Vi invitiamo a costruire un percorso che abbia l’ambizione di interrogarsi sul proprio agire, su quali sono le corde tese che non siamo stati ancora in grado di toccare, su come è possibile mettersi al servizio di una sfida che faccia breccia sulle persone che sentono il pericolo di quello che sta avvenendo e, quindi, che sia in grado di curvare le decisioni politiche del governo Meloni a partire dal sostegno di Israele.

Vi invitiamo a partecipare ad un processo non già dato ma che possa porsi delle domande su come nasce e cresce un movimento in Italia e in Europa contro la guerra interna ed esterna. Come si muove insieme una guerra contro la guerra, per invertire la rotta di un mondo che vede sempre più paesi arruolarsi nelle fila del pensiero di destra e conservatore in tutto il mondo. L’altra faccia del militarismo progressista di matrice liberal che ha preparato il terreno nei decenni precedenti e che oggi non tenta nemmeno più di mascherare di ipocrisia il suo bellicismo.

Vi invitiamo a proporre strumenti di condivisione, a condividere pratiche contro la guerra: boicottaggi, scioperi, mobilitazioni di piazza, sabotaggi, dibattiti nelle università e nelle scuole dando voce a chi voce non ha o non può più avere.

Vi invitiamo a puntare alla pratica dell’obiettivo comune come unica prospettiva, tutta da conquistare collettivamente per aprire spazi di possibilità che superino i confini delle forme organizzate.

Vi invitiamo ovunque siate a raggiungerci in Val Susa, a Venaus durante il Festival Alta Felicità il 27 luglio alle ore 12:30, per condividere riflessioni e prospettive, ritornare nelle nostre città e moltiplicare gli appuntamenti, guardare insieme a un momento di mobilitazione nazionale in autunno che sia il primo di tanti a venire, confidando nella capacità di cogliere con flessibilità le occasioni che si potranno aprire nell’accelerazione degli eventi. Siamo sicuri che faremo del nostro meglio per resistere e trovare il modo di curvare la linea della storia.

Contro la guerra. Abbiamo amici dappertutto!