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Udine: in migliaia contro la partita Italia-Israele

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Corrispondenza con un compagno del comitato per la Palestina di Udine, in piazza per A Udine scendono in piazza almeno 16.000 persone per  il corteo indetto contro la vergogna della partita di calcio Italia-Israele che si svolge questa sera, 14 ottobre, nello stadio della città friulana, una città assediata dalle forze dell'ordine e invasa da migliaia di manifestanti.

Il documento sottoscritto da centinaia di realtà chiede:

  1. alla FIFA di escludere Israele da ogni competizione, come già fatto con la Russia;
  2. alla FIGC di non organizzare una partita che rappresenterebbe l’ennesima vergogna per il nostro calcio: i valori del calcio, come di ogni altro sport, non possono essere usati per ripulire l’immagine di Israele agli occhi del mondo.

Contemporaneamente in decine di città italiane si svolgono manifestazioni analoghe. Alla fine della corrispondenza un ascoltatore annuncia quella di Velletri.

Due corrispondenze con un compagno del Comitato per la Palestina di Udine, la prima a inizio manifestazione, la seconda intorno alle 20 quando il corteo aveva già raggiunto la piazza centrale della città

Molte parole sul Board of Peace, il genocidio continua

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Michele Giorgio, Giornalista de Il manifesto e di Pagine Esteri, nel giorno in cui gli occhi in Italia sono tutti puntati sulla Global Sumud Flottilla, racconta come questa iniziativa internazionale e internazionalista accenda speranze sebbene flebili nei Territori.

Torniamo poi a parlare della crudeltà del genocidio in corso per chiarire, nonostante le fake news istituzionali, che a Gaza manca tutto, cibo, acqua, medicine, persino le strade su cui spostarsi e che in Cisgiordania prosegue l'apartheid e la pulizia etnica assassine dei coloni.

Michele Giorgio chiarisce anche che il cosiddetto piano di pace di Trump, è un finto piano che sembra proposto per venire rifiutato da parte palestinese in modo che Israele possa "finire il suo lavoro"

Porti bloccati per la Palestina. Stop al trasferimento di armi in Israele

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Nella giornata di sciopero generale in solidarietà alla Palestina, parliamo con varie realtà che in giro per l'Italia stanno bloccando i porti, scioperando e manifestando per denunciare il trasferimento di armi Israele. Ne parliamo in collegamento telefonico con:

- Il Comitato ambientale Opzione Zero di Venezia

- Il Comitato Autonomo Portuale di Ravenna

- Linda Maggiori, giornalista freelance

Contro l'occupazione israeliana del territorio sardo

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Da maggio è iniziata a circolare la notizia che sarebbe stata attivata una tratta aerea Tel Aviv - Olbia per portare militari israeliani impegnati nel genocidio di Gaza in vacanza in Sardegna per permettere la loro "decompressione". Il progetto si è realizzato a partire da agosto e ad oggi il paese di Santa Teresa Gallura si trova a veder militari e personale di industrie collegate muoversi per le loro strade, scortati dalla polizia di Stato. Ospitiamo di Collettivo Lungoni che ha organizzato diversi presidi davanti al resort Mangia's che ospita i soldati dell'IDF che ci raccontano quanto accade.

Nel frattempo almeno dieci compagne e compagni di Aforas sono stati raggiunti da fogli di via da Olbia per aver partecipato a manifestazioni in aeroporto

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Germania; armi, guerra, antideutsch

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Con Anna Bolena torniamo a parlare di Germania e degli ultimi sviluppi politici in merito al riarmo e al genocidio a Gaza. Sul piano istituzionale infatti il governo Mertz sta procedendo a un forte incremento dell'industria bellica parlando di riconversione del settore dell'automotive e di altri settori industriali in crisi, si parla inoltre in modo sempre più concreto di ripristino della leva obbligatoria.

Negli ultimi tempi, inoltre, il cancelliere, sebbene in modo assai poco credibile ha annunciato l'interruzione della vendita di armi a Israele (la Germania è il secondo fornitore al mondo di armi a Israele dopo gli Usa), questo è bastato a far scattare la componente antideutsch de* antifa che chiedono ancora armi a Israele, sebbene con minor presa rispetto al passato sul testo del movimento.

Nella foto uno striscione antideutsch che chiede ancora armi per Israele

Handala della Freedom flottilla verso Gaza è a sud di Creta

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Il 20 luglio handala, imbarcazione della Freedom Flotilla Coalition, è partita da Gallipoli alla volta di Gaza, sentiamo oggi un compagno dell'equipaggio mentre la nave è in acque internazionali a sud di Creta. L'imbarcazione, che ha subito alla partenza un tentativo di boicottaggio fortunatamente scoperto dall'equipaggio, si aspetta di poter arrivare nella zona dove Israele potrebbe decidere di intervenire sabato mattina dopo le 12. L'quipaggio è composto da 21 persone tra cui attivist* di vari paesi (7 dagli Usa), infermier*, europarlamentare di France Insoumise.La missione si svolge a poche settimane dall’attacco illegale di Israele alla Madleen, un’altra nave della Freedom Flotilla sequestrata illegalmente da Israele in acque internazionali. Dodici civili disarmati – tra cui un membro del Parlamento Europeo, un medico, giornalisti e difensori dei diritti umani – sono stati sequestrati da un commando israeliano e portati con la forza in Israele, dove sono stati interrogati, maltrattati e poi deportati. Il loro “crimine”? Tentare di portare cibo, medicine e solidarietà ai palestinesi sotto assedio.

La nave prende il nome da Handala, il personaggio dei fumetti palestinese: un bambino rifugiato a piedi nudi che volta le spalle all’ingiustizia e che ha giurato di non voltarsi finché la Palestina non sarà libera. Questa imbarcazione porta con sé il suo spirito e quello di ogni bambino di Gaza a cui sono stati negati sicurezza, dignità e gioia. Nel 2023 e 2024, la Handala ha navigato nei porti d’Europa e del Regno Unito, rompendo il blocco mediatico, coinvolgendo il pubblico e costruendo solidarietà con eventi stampa, installazioni artistiche e attività di educazione politica in ogni porto visitato.

I bambini e le bambine di Gaza – che rappresentano oltre la metà della popolazione – vivono sotto un assedio brutale da tutta la vita. Dal mese di ottobre 2023, più di 50.000 bambini sono stati uccisi o feriti, decine di migliaia sono orfani, e quasi un milione è stato sfollato con la forza, senza più una casa. Ora affrontano fame, malattie e traumi che pochi di noi possono immaginare.

Questa missione è per loro.

 

Atene: No dei portuali al Pireo alle armi del Israele

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"Non scaricheremo nemmeno un centimetro di questo carico omicida. I lavoratori portuali del Pireo non saranno complici quindi non scaricheremo acciaio militare dall'Ever Golden.
Il porto del Pireo non è un avamposto avanzato degli Stati Uniti, della Nato, dell'Unione Europea o dei profittatori della guerra.
Ci rifiutiamo di essere strumenti degli Stati Uniti, della Nato, dell'Unione Europea, di Israele, che usano le infrastrutture del nostro Paese per rimodellare il mondo ridisegnando i confini con il sangue delle nazioni e del popolo palestinese.
No al coinvolgimento della Grecia.
Libertà per la Palestina."
Questo è il comunicato dei portuali del Pireo (Atene) che lunedì 14 luglio hanno bloccato l'Ever Golden, una nave portacontainer carica di acciaio militare destinata a Israele.
Con un compagno del Sì cobas di Napoli ricostruiamo l'azione nel quadro delle mobilitazioni di portuali di molti porti europei tra cui Marsiglia, Genova e Salerno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Libano sotto le bombe israeliane

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In Libano, nonostante la tregua, non sono mai finiti i bombardamenti del paese, soprattutto della zona meridionale ma nei giorni scorsi uno più massiccio ha causato 12 morti nella valle della Bekaa. Ovviamente i bombardamenti israeliani in Siria che sono arrivare a colpire Damasco preoccupano il Libano dove Israele sembra avere tuttora il progetto di scatenare una nuova guerra civile.

Ne parliamo con il giornalista Mauro Pompili da Beirut con cui articoliamo una riflessione più ampia sull'intero assetto medio-orientale e i progetti regionali di Israele, in contrasto anche con l'espansionismo turco.

per l'immagine si ringrazia Getty images

Il genocidio a Gaza e l'arroganza di Israele nella regione

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In una corrispondenza con Michele Giorgio, da Gerusalemme, diamo gli ultimi aggiornamenti sulla situazione a Gaza, dove solo stamani sono state uccise almeno una trentina di persone in attesa di aiuti umanitari, nella quasi completa indifferenza della comunità internazionale, che interviene solo quando vengono toccati particolari interessi, soprattutto religiosi, come nel caso del bombardamento della chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. Si passa poi a analizzare lo scandaloso piano della realizzazione della cosiddetta "città umanitaria" a Gaza, un vero e proprio campo di internamento dove dovrebbero essere richiusi almeno 600.000 palestinesi, nonché l'intervento israeliano in Siria, avvenuto con il sostanziale sostegno degli USA e dell'UE.