A 51 anni dalla rivolta di Stonewall, la Corte Suprema ha scritto un’altra importante pagina della storia del movimento LGBTQ americano. Fino a questo lunedi, in 26 stati americani chiunque poteva essere licenziato per il semplice fatto di essere gay o transessuale.
Con questa decisione, la Corte Suprema ha chiarito che la nozione di sesso contenuta nel testo del Civil Right Act approvato nel 1964 non puo’ essere interpretata in chiave strettamente biologica
Questa sentenza e’ un duro colpo per Trump per due motivi. Prima di tutto, l’eliminazione di qualsiasi protezione per le persone transessuali e’ stata una sua ossessione sin dall’inizio del suo mandato.
Con una compagna del prison abolition prisoners support parliamo della situazione carceraria durante il coronavirus e dei legami tra la lotta anticarceraria e quella contro la polizia. Su quest'ultimo argomento approfondiamo il tema del definanziamento della polizia a Minneapolis e proviamo a capire questo cosa potrebbe significare nella pratica
Apriamo con due episodi di censura: il primo riguarda la censura di servizi legati anche alle VPN sui treni ad alta velocità di Italo; il secondo riguarda il progetto Gutenberg, un sito dove è possibile - in maniera del tutto legale - scaricare libri privi di copyright.
Dall'esplosione delle rivolte negli USA, Signal - una app di messaggistica sicura - ha messo a disposizione uno strumento in più: la possibilità di oscurare i volti quando si fanno delle foto. Se la fotocamera è uno strumento utile per denunciare il razzismo della polizia, non possiamo dimenticare che il razzismo è un fenomeno ben più ampio. Un esempio che vogliamo ricordare è quello del razzismo codificato negli algoritmi, in cui le visioni oppressive dominanti vengono trasformate più o meno volontariamente in un programma che poi arriva a prendere delle decisioni operative. Parliamo quindi di una sentenza negli USA che dimostra che - contrariamente a qualche interpretazione passata - studiare gli algoritmi ricercando eventuali discriminazioni insite in essi è sempre consentito dalla legge.
Passiamo ad alcune novità sulla responsabilità delle piattaforme social riguardo ai contenuti che ospitano, guardando ad una sentenza australiana e alla difficile gestione del copyright delle immagini caricate su Instagram.
Chiudiamo tornando a parlare di COVID19 e statistiche: uno studio che ha ricevuto molto credito a livello internazionale si è dimostrato basato su dati inventati; gli Stati Uniti seguono invece un approccio "data driven", in cui i vari Stati guidano i dati con alcuni classici sotterfugi (tutta roba già vista in Europa comunque!).
Domenica 14 giugno le dita nella presa NON andrà in onda: al suo posto troverete una replica!
Con Bruno e Massimo parliamo degli aggiornamenti rispetto alle proteste negli Stati Uniti per l'assassinio di George Floyd lo scorso 25 maggio ad opera dell'agente di polizia Chauvin. Parliamo dell'attuale situazione nelle piazze, le politiche di Trump e la situazione di politica interna rispetto alle polizie locali e agli esponenti del Partito Democratico.
Approfondimento sulle rivolte scoppiate negli Stati Uniti a seguito dell'ennesimo assassinio di un afroamericano da parte della polizia. Ne parliamo con alcuni compagni da diverse città degli Stati Uniti.
Torniamo a parlare della lotta dei e delle dottorande alla University of California.
Nell'ultima corrispondenza sul tema ci eravamo lasciati con una lotta in allargamento ma che aveva subito una dura battuta d'arresto dall'emergenza COVID.
Per le lotte degli ultimi mesi il conto repressivo sta arrivando soprattutto nel campus di Santa Cruz, dove molte persone hanno avuto provvedimenti disciplinari interni all'università che prevedono tra le altre cose anche la perdita dell'alloggio e della borsa di studio. Del resto è ormai noto che i tentativi di controllo delle mobilitazioni sono stati permessi dall'interazione e dallo scambio di personale mezzi e informazioni tra l'università, la polizia del campus, la polizia della contea e i militari.
La mobilitazione per gli aumenti salariali delle e dei dottorandi, dopo essersi allargata a tutti i campus californiani, inizia a muovere i primi passi anche in altri campus degli stati uniti.
In California si stanno diffondendo ordinanze comunali che proteggono dagli sfratti durante l'emergenza del Coronavirus. Queste ordinanze, pur positive, non bloccano gli affitti, che quindi andranno comunque pagati. Anche per questo sta prendendo piede lo sciopero degli affitti.
Una corrispondenza dalla california ci racconta l'allarme coronavirus visto dagli Stati Uniti. Se l'allarme sociale è già molto alto, i provvedimenti governativi rimangono diversi e per ora poco organizzati. L'emergenza si manifesta quindi soprattutto nel suo carattere individualizzante.
L'università della California ha minacciato prima il licenziamento e poi l'espulsione a chi proseguisse nello sciopero in corso a Santa Cruz. Da domani i TA risponderanno passando ad una forma di sciopero totale (prima si limitavano a non correggere gli esami).
Intanto anche al campus di Santa Sarbara sta crescendo la mobilitazione. Una compagna ci racconta le possibilità e i limiti di questa lotta.