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CPR

Il centro di espulsione di Ponte Galeria dalla voce di chi ha appena ritrovato la libertà

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In corrispondenza con chi è appena uscito dal CPR di Ponte Galeria raccontiamo la situazione nel Lager alle porte di Roma.
Dalla riapertura della sezione maschile, avvenuta a fine maggio, è praticamente impossibile ascoltare la voce diretta di chi viene recluso: oltre la fortificazione della struttura detentiva, lo stato ha pensato bene di vietare l'utilizzo di telefoni cellulari.

Oggi, domenica 28 luglio, è previsto un presidio fuori da quelle mura. La presenza solidale arriva dopo tre settimane dalla rivolta e dall'evasione di massa di inizio luglio.

contro il carcere e i centri di detenzione

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ultima puntata di stagione (forse seguirà l'ultimissima). ci proponiamo di fare il punto delle politiche e della situazione carceraria e penale nel nostro paese.
ci aiutano un compagno e una compagna che assiduamente se ne occupano da tempo, anche all'interno della programmazione della radio.

il carcere, metastaticamente, espande il suo paradigma anche al di fuori delle mura degli "istituti penali": nei centri di detenzione per migranti, nel cosiddetto circuito "dell'accoglienza", nella interazioni fra il "dentro" e il "fuori", nella intera complessità del corpo sociale. ed è il peggiore esempio di carcere che allarga la sua influenza: quello della deprivazione e del "41bis". occorre appoggiare ed aprire canali comunicativi con quel che si muove dietro mura, sbarre e recinzioni.

concludiamo, per "deritmare" ed esorcizzare tali dis-umane brutture, con il conclusivo mixtape anticarcerario.

Riapre il CPR maschile di Ponte Galeria: appuntamento per il 28 luglio

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La sezione maschile del CPR di ponte galeria era stata distrutta da una rivolta nel 2015. Ora ha riaperto, con  un apparato repressivo ulteriormente rafforzato: muri di cinta più alti, maggiori restrizioni nella vita sociale dentro al centro, divieto di telefoni cellulari.

Questo non ha fermato le lotte: una rivolta ha permesso a 13 persone di evadere.

Per sostenere le persone in lotta nei CPR, l'appuntamento è domenica 28 luglio alle 18.30 alla fermata fiera di roma del treno roma-fiumicino.

Deportazioni e resistenze: corrispondenza con Divine

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Due collegamenti telefonici con una compagna da Milano e con Divine, appena uscito dal CPR di Bari

Buon ascolto!

Bari - Sabato 20 Luglio presidio al CPR

Lunedì 15 luglio verso le ore 13 la polizia si è presentata presso l’abitazione di Divine per condurlo in questura, dove gli è stato notificato un inaspettato decreto di espulsione ad personam, firmato direttamente dal ministro Matteo Salvini.

Nonostante il compagno vivesse in Italia da una ventina d’anni e avesse tutte le carte in regola per la sua permanenza, attraverso un’udienza per direttissima il giudice ha convalidato la misura di espulsione, appellandosi a denunce varie, tra cui la finalità di terrorismo da cui Divine era stato assolto anni fa. Gli è stata quindi data, su richiesta dell’avvocato, un’ora di tempo per prendere dei vestiti e un telefono, che gli è stato sequestrato, ed è stato caricato su un’auto diretta all’aeroporto di Milano Malpensa, dove è stato tenuto in regime amministrativo presso gli uffici della Polizia di Frontiera in attesa dell’esecuzione dell’espulsione, esecutiva dalle 18.53 di lunedì (orario di termine dell’udienza) e da effettuare entro le 48 ore successive.

E’ subito girata la voce tra compagni e compagne, amici ed amiche, e una sessantina di persone si sono recate a Malpensa nel pomeriggio di martedì 16 luglio, dove alle 19.10 un aereo della Air Italy, diretto a Lagos (Nigeria), sarebbe dovuto partire con a bordo Divine. I solidali presenti si sono mossi in piccoli cortei all’interno dell’aeroporto con striscione e megafono, sempre ovviamente seguiti da un ingente concentramento di digos, finanza, polizia e carabinieri, informando tutti e tutte dello scempio che stava per avvenire e bloccando in alcune occasioni i gate d’imbarco. Nel frattempo gli avvocati hanno preparato una serie di ricorsi, tra i quali uno in particolare diretto alla Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), per sospendere l’ordinanza ministeriale, viziata da diverse irregolarità tra cui il fatto che Divine è stato assolto dai reati su cui è basato il provvedimento di espulsione. La Cedu ha infatti considerato la situazione di Divine urgente e ha accolto il ricorso sospendendone l’espulsione, ma è a questo punto che è entrato in scena il subdolo gioco del Ministero dell’Interno: nonostante Strasburgo avesse accettato il ricorso degli avvocati tramite una sentenza esecutiva di sospensione, le autorità presenti nell’aeroporto per un giorno intero si sono rifiutate di dare garanzie riguardo alla non deportazione di Divine e alla sua liberazione. Le procure di Bologna e Milano, la polizia di Malpensa e il Ministero dell’Interno si sono rifiutati di dire agli avvocati in che stato fosse il compagno e dove si trovasse. Solo in tarda serata è giunta la notizia che Divine non era stato rimpatriato, questa è stata l’unica notizia che ci è giunta.

Ma non finisce qui: la mattina del 17 luglio Divine riesce a trovare il modo di contattare dei compagni e delle compagne, raccontando di essere stato trasferito la sera precedente nel CPR di Bari, informato della sospensione della sua deportazione solo poco prima del trasferimento. Alcune ore dopo veniamo informati che Divine si trova in udienza con un avvocato d’ufficio – riguardante il mantenimento dello stato di detenzione nella gabbia barese – alla quale però il compagno rifiuta categoricamente di presenziare, richiedendo di essere difeso dai propri avvocati. Il giudice ha accolto il rinvio e l’udienza è stata quindi rinviata a venerdì 19 luglio alle ore 9, giorno in cui saranno presenti i suoi legali.

Conosciamo Divine, la sua forza, il suo coraggio, la sua determinazione e sappiamo che non si farà piegare da questo ennesimo sopruso, sappiamo che il suo morale è abbastanza alto. Non è un caso che sia stato mandato proprio presso il CPR di Bari, uno dei lager peggiori d’Italia se non il peggiore, conosciuto per la violazione dei diritti umani, la segregazione e le torture vessatorie che lo rendono agli occhi di tutti una struttura duramente punitiva in cui spesso vengono deportati migranti ribelli.
In questi giorni la solidarietà dei compagni di varie città è stata forte e tempestiva e ha reso chiaro a sbirri e magistrati che Divine non è solo e che le loro sporche manovre almeno in questo caso non passeranno sotto silenzio. Ora è importante che la nostra voce si alzi ancora di più contro le mura di quella fottuta gabbia, per Divine e per tutti coloro che ogni giorno, circondati dal silenzio e dall’indifferenza vigliacca della gente, vengono privati della libertà perché poveri, indesiderabili, colpevoli di aver varcato una linea immaginaria chiamata confine. Per tutto questo sabato pomeriggio alle 17:00 saremo a Bari con un presidio davanti al CPR chiediamo a tutti, compagni amici e solidali di venire numerosi.
Sappia il signor ministro e la sua corte che dovunque lo trasferiranno per allontanarlo dalla solidarietà noi saremo lì, e saremo anche nelle nostre città, nelle strade o in qualsiasi luogo ci andrà a genio a reclamare la liberazione immediata del nostro compagno.

Anche quando potremo riabbracciarlo di nuovo non smetteremo di tornare sotto quelle mura, davanti a quelle sbarre identiche a quelle di altre infami gabbie sparse per la Fortezza Europa, per portare avanti con ogni mezzo possibile la lotta contro il sistema che le ha rese e le rende possibili ogni giorno.

A TESTA ALTA, SENZA PAURA DELLA REPRESSIONE, FINCHE’ DI GABBIE E CPR NON POSSANO CHE RIMANERE SOLO MACERIE.
DIVINE LIBERO, TUTTI LIBERI, TUTTE LIBERE!

Rinchiuso nel Cpr di Bari per "ordine" di Salvini?

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Ieri abbiamo dato la notizia del tentativo di deportazione di Divine, un compagno anarchico che ha vissuto quasi tutta la sua vita in Italia, resa possibile da un'ordinanza emessa direttamente da Salvini. Malgrado avesse i documenti in regola, un giudice ha convalidato questa ordinanza sulla base di un reato da cui era stato prosciolto.

Ieri abbiamo realizzato una corrispondenza dall'aeroporto di Malpensa dove solidali hanno manifestato contro la deportazione di Divine e di tutt* ma non c'era notiza su diove fosse Divine.

Stamattina la notizia che è stato rinchiuso nel CPR di Bari. Facciamo il punto con un compagno

Muore un ragazzo nel Cpr di Torino. Proteste dei detenuti

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Nella notte del 7 luglio muore un ragazzo nel Cpr (Centro di permanenza e rimpatrio) di Torino. Le autorità a tal punto cercano di impedire contatti tra dentro il centro e fuori che ad oggi c'è confusione su chi sia la persona morta in un luogo dove nonostante il malessere e forse uno stupro subito si ha diritto a un litro d'acqua al giorno - calda - e dove si può morire in isolamento.

Da quando è stato ritrovato il cadavere sono partite le proteste degli altri detenuti che a tutt'oggi continuano con le battiture e delle e dei solidali fuori dal Centro.

Torino: aggiornamenti dal CPR di corso Brunelleschi

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In collegamento telefonico con una compagna parliamo della situazione del CPR di corso Brunelleschi a Torino.

Di seguito uno scritto che riprendiamo da: https://www.autistici.org/macerie/

 

CANZONE DI MAGGIO

Corso Brunelleschi, arriva la primavera, se non fosse per le alte e verdeggianti fronde degli alberi che superano la cinta di mura, dentro alla prigione per senza documenti non se ne accorgerebbero.

La vita nel Cpr non scorre ma friziona e urta, sbatte contro il perimetro della gabbia e torna indietro. La vita nel Cpr è costretta in una struttura che cade a pezzi, con la beffa dell’incuranza che s’accompagna al danno della reclusione. Il decreto sicurezza inizia a farsi sentire anche dentro a centri come questo peggiorando la situazione per i reclusi. È ragionevole pensare che i tagli voluti dal Ministero siano andati a incidere celermente nella gestione dei servizi: se Salvini riduce la spesa, il gestore Gepsa, la multinazionale francese specializzata nella detenzione privata, continua a tenere stabili i suoi lauti utili mentre spreme fino allo stremo i ragazzi rinchiusi facendo scarseggiare persino il cibo; anche i cosiddetti charlie, ovvero i lavoranti civili, sono sempre meno. E se è vero che ai reclusi fa piacere togliersi dalla vista certi personaggi in pettorina che esercitano il potere quasi come gli sbirri stessi, è tuttavia esasperante essere tenuti in gabbia senza neanche il numero di inservienti sufficiente a servire i pasti.

Centri di permanenza che sembrano ambire a diventare vere gabbie di morte, lager di una guerra sempre più esplicita, senza più pudore. Pian piano il Cpr diventa una struttura oltre la prigione, oltre il campo di una guerra globale, diviene recinto di nudo controllo.

 

Qui non rispettano gli umani“, un grido al telefono di chi ha visto negli ultimi giorni un compagno di area invalido essere preso di malo modo dalle forze dell’ordine per la deportazione in Marocco. Da dentro coloro che hanno visto la scena raccontano con rabbia che ha provato a opporsi ferendosi con tagli al viso, che gli hanno appioppato senza troppi indugi l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e l’hanno portato via. In questo caso, come in tanti altri purtroppo, l’autolesionismo è l’ultima difesa tentata. Ora non si sa dove sia, se tradotto alle Vallette o spedito dall’altra parte del Mediterraneo, l’unica cosa certa è che non è stato medicato perché anche l’assistenza sanitaria del fu Cie, da sempre indecente, ora raramente viene garantita. All’ospedaletto, l’infermeria interna, portano solo chi è in gravi condizioni o chi fa casino ostinato per farsi visitare, ma quando ci riesce è sempre una terapia di paracetamolo e psicofarmaci a risolvere il malanno. 

In queste settimane è per di più il tempo del Ramadan e pare che l’assenza di personale abbia portato per alcuni giorni la mancata consegna del pranzo, cibo che comunque viene conservato dai reclusi musulmani per essere consumato di notte. Anche a tutti gli altri probabilmente hanno imposto la dieta dal credo unico, che più che il digiuno dell’Islam è la fame del Capitalismo.

Proprio in una di queste occasioni in cui non è stato servito il pranzo è partita una piccola rivolta in cui dei detenuti hanno dato fuoco alle coperte e si sono rifiutati di tornare quieti nelle stanze. Polizia e Guardia di Finanza hanno fatto irruzione per spintonare tutti dentro e per spegnere le fiamme.

Da quello che i ragazzi raccontano il vitto sembra essere di regola più scarso, e non solo per la canonica qualità marcescente, ad esempio per il Ramadan in aggiunta alla cena forniscono di un sacchetto contenente solo mezzo litro di latte, una barretta di cioccolato e una porzione di riso.

La rabbia dentro al Cpr si manifesta quotidianamente, che sia in uno sciopero della fame, in una resistenza alla deportazione, in piccole rivolte.

Bisogna capire come sostenerla.

Contro i lager di Stato: sul 25 aprile a Modena

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Che cosa significa lottare contro i CPR oggi, nell’epoca del populismo legale e nel quadro della deriva reazionaria e repressiva in corso? In vista della manifestazione del 25 aprile a Modena contro i lager di stato ne abbiamo parlato con alcuni compagni e compagne promotori del corteo.

Riproponiamo un contributo apparso su radiocane.info

Buon ascolto!