Milano da Marzo a oggi fuori e dentro i carceri
Il racconto di una compagna sulle lotte dentro e fuori dalle carceri da marzo a oggi con un focus particolare sul protagonismo delle donne e sulle lotte dei e delle migranti nei centri di espulsione.
Il racconto di una compagna sulle lotte dentro e fuori dalle carceri da marzo a oggi con un focus particolare sul protagonismo delle donne e sulle lotte dei e delle migranti nei centri di espulsione.
Accelera l'odiosa campagna di Pro Vita & Famiglia contro l'aborto e la Ru486. Nei giorni scorsi in molte città italiane è apparso un loro manifesto che paragona la pillola RU486 ad un veleno e ad un crimine l’assunzione sui cui è scritto “Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva, mette a rischio la salute” e rappresentata una donna apparentemente morta a terra, con una mela morsa vicino, presumibilmente un frutto avvelenato che avrebbe dovuto simboleggiare la pillola RU 486. Contro la disinformazione e chi vorrebbe negare l'autodeterminazione e la libertà di scelta delle donne questa mattina con la ginecologa Elisabetta Canitano proviamo a dare contezza di cosa sia realmente la RU486, di come agisce, di come la sua assunzione sia regolata nel nostro paese.
Il primo dicembre 1970, con 325 sì e 283 no alla Camera e 164 sì e 150 no al Senato, viene definitivamente approvata la legge n.898 in tema di "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio" (si evitò accuratamente la parola divorzio). L'Italia repubblicana si dota così di una legge sul divorzio che porta il nome dei primi firmatari Loris Fortuna, socialista, avvocato friulano e Antonio Baslini, liberale. Con l'avvocata Ilaria Boiano tracciamo un bilancio di questo mezzo secolo di legge tra diritto formale e sostanziale.
Gare al massimo ribasso, paghe da pochi euro l'ora e contratti a termine. Lavoratori e lavoratrici delle pulizie (ma sono per la maggior parte donne) costrette a lavorare senza protezioni adeguate contro il Covid 19 mentre garantiscono la sanificazione di ospedali, ambulatori e cliniche private rischiando ogni giorno il contagio. Per poco più di 7 euro l'ora. Ne parliamo con una compagna.
Da giorni ormai in centinaia di città polacche, campagne comprese, migliaia di donne manifestano contro la sentenza della Corte costituzionale che ha vietato l’aborto anche in caso di gravi malformazioni del feto, rendendo ancora più restrittiva una legge tra le più rigide d'Europa. Facciamo il punto con una compagna.
La pandemia ha aperto il vaso di pandora del sistema capitalista e fatto emergere ancora di più le contraddizioni tra padroni e lavoratrici/lavoratori nelle campagne. Il padronato con la complicità delle istituzioni borghesi e i sindacati sfruttano il momento per mantenere lo status quo degli/delle sfruttate nelle campagne. Pre o post covid è sempre la stessa musica: lavoratrici e lavoratori si ritrovano nella stessa condizione di sfruttamento. Da una parte c’è il settore della grande distribuzione organizzata che in questo periodo di crisi sta registrando un forte incremento delle vendite, dall’altra c’è invece il primo anello della catena, quello più debole delle e dei braccianti agricoli che si occupano di coltivare e raccogliere il cibo che poi finisce nelle nostre tavole. E per i/le quali, dallo scoppio della pandemia, sembra non essere cambiato nulla. Cosa non è cambiato? Ne parliamo con una compagna che lavora come bracciante agricola.
Una compagna della Casa delle donne Lucha y Siesta ci aggiorna sulla situazione dentro la casa e sulle mobilitazioni delle donne del Coordinamento delle assemblee dei consultori romani.
Da giovedì 1 fino a domenica 4 ottobre avrà luogo a Roma - presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo e il Nuovo Cinema Aquila - la XV edizione di IMMAGINARIA - International Film Festival of Lesbians & Other Rebellious Women, manifestazione di cinema indipendente dedicata al cinema lesbico e femminista. Ne parliamo con una delle organizzatrici.
A questo indirizzo tutte le info sul festival: www.immaginariaff.it
Con Elisabetta Canitano commentiamo la denuncia su Facebook da parte di una donna residente a Roma che, sette mesi dopo aver subìto un aborto terapeutico presso l’ospedale San Camillo, ha trovato il proprio nome e la data dell’operazione associati alla tomba di un feto presso il cimitero Flaminio. Contro la sua volontà e senza il suo consenso.
Corrispondenza con una compagna che ci racconta la forza del movimento femminista a partire da un'azione del 3 settembre appena trascorso.
Mentre la situazione è in continua evoluzione nel paese con mobilitazioni diffuse, l'unico aggiornamento che aggiungiamo alla corrispondenza è che dopo l'occupazione e lo sgombero dell'ufficio dei diritti umani a Ecatepec, le compagne sono entrate per riprendere le proprie cose e poi l'edificio è stato devastato dalle fiamme.