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aborto

La consultoria transfemmista e riflessioni su salute, genere e sessualità

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Presentazione del progetto della consultoria transfemminista di Roma e riflessioni sul rapporto tra autorganizzazione, servizi e libertà di autodeterminazione di donne e soggettività LGBTQIA.

 

la pagina della consultoria transfemminista queer di roma https://www.facebook.com/consultoriatransfemminista

 

28 settembre: NUDM in 30 piazza per il diritto all'aborto

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https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/09/29/non-una-di-meno-la-marea-sta-tornando-non-si-fermera/

Siamo tornate a riempire le piazze di oltre 30 città in Italia, in migliaia in corteo a Roma e a Milano per reagire e dire basta alla violenza sui nostri corpi. Nella giornata mondiale internazionale per l’aborto libero e sicuro ci siamo riprese lo spazio pubblico per denunciare quel che le donne vivono sul piano della salute sessuale e riproduttiva.

Al non riconoscimento de facto della legge 194, con una media del 70% di ginecologi obiettori sul territorio nazionale, si accompagnano le violenze perpetrate nei reparti di ginecologia e maternità, dove le donne e le persone intersessuali subiscono l’abbandono, la disinformazione, l’umiliazione e procedure mediche coercitive.

Respingiamo i consigli paternalisti di chi ci vorrebbe rassegnate al nostro destino di angeli del focolare, fragili ancelle di una società misogina e patriarcale. Rifiutiamo con forza la retorica vittimista, funzionale soltanto al nostro addomesticamento, alla nostra marginalizzazione nel discorso e nello spazio pubblici, nei rapporti sociali. Ai femminicidi, alle violenze, agli stupri, non corrispondono una presa di coscienza e delle azioni di contrasto adeguate da parte delle istituzioni e della società tutta che, anzi, continuano a utilizzare retoriche volte a colpevolizzare le donne. Dai giornali, ai tribunali, agli ospedali le nostre vite sono passate al setaccio e giudicate, la nostra autonomia offesa e ostacolata.

Abbiamo riaffermato la centralità della libertà di scelta sui nostri corpi e desideri, rifiutando qualsiasi norma che tenti di imbrigliare le nostre forme di vita e soggettività favolose e smascherando l’inganno di politiche autoritarie e razziste che, in nostro nome, strumentalizzano la violenza di genere, proponendosi come la (falsa) soluzione a un fenomeno che da tempo definiamo strutturale.

Abbiamo riempito le piazze non solo con un’utopia, ma con tutta la nostra concretissima realtà: quella dei centri anti-violenza, degli sportelli autogestiti, delle consultorie transfemministe queer, delle studentesse e delle insegnanti, delle precarie, delle migranti, di tutt* coloro che quotidianamente lottano contro ogni forma di violenza e subordinazione, di sessismo e di razzismo.

Nuovamente al grido di Non Una Di Meno ci siamo rimesse in cammino: un percorso che fin dalla prima assemblea nazionale ha avuto la capacità di mettere insieme l’ampiezza e la complessità dei femminismi, delle esperienze di lotta, di riappropriazione, autogestione e mutuo soccorso delle donne nel nostro Paese. Abbiamo scioperato l’8 marzo insieme alle donne di oltre 60 paesi nel mondo, dal lavoro produttivo e riproduttivo, rifiutando le politiche globali di sfruttamento e il nuovo impoverimento che colpiscono in primo luogo le donne.

Il 14 e il 15 ottobre saremo a Pisa per la quinta assemblea nazionale di NonUnaDiMeno, dove discuteremo del nuovo anno di mobilitazione che ci attende e continueremo il lavoro sul nostro Piano Femminista Contro La Violenza, iniziativa delle donne e delle soggettività transfemministe queer per dar vita a cambiamenti sostanziali e per elaborare uno strumento autorevole di trasformazione, ma anche e soprattutto di lotta, sui temi dell’autodeterminazione, della salute, della libertà di scelta, del lavoro, del welfare, dell’educazione, delle migrazioni, della narrazione.

Il 25 novembre torneremo a essere marea nella giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne, riempendo ancora le strade con la ricchezza, la complicità, la solidarietà dei nostri corpi, la potenza dei nostri desideri e delle nostre rivendicazioni.

Siamo marea, stiamo tornando a inondare le strade!

Repubblica dominicana: le donne in piazza per l'aborto

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Nella Repubblica dominicana migliaia di donne in piazza per chiedere la possibilità di abortire. Così anche in Cile. Questo mentre dall'Argentina arriva la richiesta da parte di No una di menos di scendere in piazza il prossimo 28 settembre in tutto il mondo per ribadire l'autodeterminazione delle donne sul diritto all'interruzione volontaria di gravidanza. Ne parliamo con una compagna.

Roma: assunta primaria obiettrice al San Camillo

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Corrispondenza con Lisa Canitano, presidente di Vita di Donna e con una compagna di Non Una Di Meno per parlare della nomina a primaria di ginecologia dell'Ospedale San Camillo di una dottoressa antiabortista e dei rischi della presenza di medici confessionali nelle strutture pubbliche per la vita delle donne.

La lotta delle donne in Polonia

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Parliamo con una donna polacca del movimento che ha animato la Polonia in questi ultimi mesi. Ragioniamo su come è nata la lotta per i diritti e per la difesa del diritto all'aborto, quali sono i canali dove si snodano le lotte. 

 

Per contatti visita scrivi a klemczer@op.pl oppure visita il portale strajkkobiet.eu

 

 

Eurokaputt - La Francia e la loi "Travaille!" - Notizie e aggiornamenti da Grecia, Croazia e Ungheria

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Trasmissione Eurokaputt, tutti i lunedì, alle ore 16.00 sugli 87.9 di Radiondarossa, Roma

 

La trasmissione sull'Europa..che non c'è


La puntata del 30-05-2016 :


- un riepilogo e un inizio di analisi sulle mobilitazioni contro la loi travail in Francia, con un contributo audio di un attivista francese


- in Grecia, il FMI propone un prestito forzoso al Governo

 

- L'Ungheria approva un contributo alle famiglie nazionali con tre bambini

 

- In Croazia si vuole cancellare il diritto di aborto

 

 

 

 

Il primo audio è dell'intera trasmissione, il secondo contiene solo la corrispondenza dalla Francia

Rassegna stampa vaticana (25.01.2016)

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La messa è finita - rassegna stampa vaticana (ogni lunedì dalle 10.30 alle 11)

 

Puntata dedicata alle unioni civili e alle discussioni sul ddl Cirinnà, da giovedì 28 gennaio in discussione al Senato della Repubblica.

 

Nel corso della trasmissione si sono ascoltate tre corrispondenze: la prima riprende - con la gentile concessione di Radio Onda d'Urto - le parole di Barbara Pezzini, docente di diritto costituzionale all'Università di Bergamo.

La seconda e la terza sono corrispondenze realizzate dalla nostra redazione dalle piazze #SvegliaItalia (Roma, Milano) di sabato.

 

L'articolo Quanto cattolicesimo può permettersi la democrazia? è tratto dal blog di Micromega (consultabile qui: http://temi.repubblica.it/micromega-online/quanto-cattolicesimo-puo-permettersi-la-democrazia/).

 

Infine, sulla questione aborto e obiettori di coscienza vedi L'aborto clandestino torna, ma il governo puinisce solo le donne (consultabile qui: http://ilmanifesto.info/laborto-clandestino-torna-ma-il-governo-punisce-solo-le-donne/).

 

A chiudere la trasmissione, le solite clericalate della settimana: in Cilento si vuole costruire - con soldi pubblici - un'enorme statua di padre Pio, mentre a Savona un prete non ha voluto benedire né soffermarsi sulla salma di una donna marocchina morta nel crollo di una palazzina. La donna aveva peraltro cominciato un cammino di conversione al cristianesimo.

Molto più di 194! Mobilitazione contro i no194 a Bologna

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La corrispondenza di una compagna della rete di gruppi, associazioni, collettivi e singole femministe, transfemministe, queer, trans, lesbiche e gay che si è data il nome di una Favolosa Coalizione, che sabato 13 giugno a Bologna scende in piazza contro la chiamata dei NO\194 ma anche e soprattutto rilanciando politiche che tengano al centro l'autodeterminazione.

 

Segue il comunicato della assemblea #Moltopiùdi194, che si è svolta il 3 giugnosera al Centro delle donne di Bologna, per discutere del percorso di mobilitazione contro l’arrivo del comitato NO194 in città  e dell’ordinanza che la Prefettura sta preparando a questo proposito.

 

Siamo una Favolosa Coalizione di gruppi, associazioni, collettivi e singole femministe, transfemministe, queer, trans, lesbiche e gay. Il 19 aprile, in piazza Santo Stefano, le abbiamo cantate alle sentinelle in piedi, ed ecco che una nuova sortita degli ultracattofascioconservatori ci spinge a tornare in piazza.

Il comitato “no194″ ha annunciato l’intenzione di manifestare il 13 giugno, per nove ore, davanti all’ospedale maggiore di Bologna contro il diritto di interrompere una gravidanza non desiderata.
Abbiamo poi appreso che, per impedire questa iniziativa, la prefettura sta preparando un’ordinanza che vieterà indiscriminatamente qualunque manifestazione politica in prossimità di luoghi ritenuti “sensibili”, come ospedali pubblici e privati, ma anche campi sinti e rom (!). Non ne siamo affatto felici, né consideriamo questa ordinanza un successo politico. Questo provvedimento ci sembra invece funzionale a ridurre le pratiche del dissenso, a normalizzare le tensioni sociali, a costruire uno spazio pubblico apparentemente liscio e pacificato, a trasformare le questioni politiche in questioni di ordine pubblico.

Da femministe e transfemministe sappiamo bene che gli ospedali non sono affatto un luogo neutro perché la salute è da sempre un terreno di scontro politico.

Gli ospedali sono già abitati dal conflitto: lo sono ogni volta che una donna che vuole abortire incontra un medico obiettore, ogni volta che le viene negata la pillola del giorno dopo, ogni volta che una persona trans deve sottostare a un protocollo medico e burocratico deciso da altri, ogni volta che un* bambin* intersex viene sottoposto a interventi chirurgici inutili e dannosi per “normalizzare” i suoi genitali o per rimuovere le sue gonadi, ogni volta che qualunque paziente, per qualunque ragione, viene infantilizzat* e privat* del diritto a scegliere e autodeterminarsi.

Non faremo battaglie di retroguardia nel campo della libertà delle scelte riproduttive, sessuali, affettive. Scenderemo in piazza contro l’iniziativa dei prolife, in difesa del diritto a interrompere una gravidanza e della possibilità per ogni donna di decidere della propria vita. Ma vogliamo molto di più della legge 194.

Vogliamo combattere la piaga dell’obiezione, che consente a medici e infermieri di sottrarsi al dovere di erogare assitenza sanitaria alle donne che decidono di abortire, vogliamo parlare della difficoltà di accedere alla contraccezione di emergenza e all’aborto farmacologico – la pillola RU486, è al momento disponibile solo in alcune parti d’Italia -, vogliamo riattivare un discorso pubblico sulla sessualità e la salute ripensando la funzione dei consultori e avviando nuove sperimentazioni di neomutualismo.

Insieme combattiamo l’imperativo morale e sociale della riproduzione cosiddetta “naturale”, l’idea che il nostro destino sia riprodurci e che se non lo facciamo non siamo complete, l’idea che l’unico luogo legittimo per fare figli sia la famiglia nucleare eterosessuale, che l’unica sessualità “normale” sia quella etero e penetrativa, e che comunque è sempre meglio non parlarne apertamente, specialmente alle/ai più giovani. In questo senso vediamo una chiara continuità, che vogliamo sottolineare, nel tipo di società propagandato dalle varie sentinelle, manif pour tous, nogender, vogliolamamma e no194.

Non vogliamo sopravvalutare la capacità di proselitismo o di orientamento del dibattito pubblico da parte di questi gruppi, ma non possiamo non re-agire agli attacchi che le donne, le lesbiche, le trans, i trans e le froce ricevono costantemente da più fronti. Tentano di patologizzarci, di “sequestrarci” i corpi, di negare la nostra stessa esistenza, ovvero l’esistenza di tutte le forme di vita e soggettività che eccedono l’eterosessualità obbligatoria, schiacciando di nuovo, dopo quarant’anni di lotte, il ruolo della donna sulla figura della madre e della moglie “sottomessa”, da mettere sotto tutela, negandoci la possibilità di compiere scelte autonome sulla nostra vita e il nostro corpo.

Questo era l’incubo totalitario della società fascista, questo è l’immaginario degli attuali ultracattofascioconservatori, questa è la tentazione che si ripropone in un momento di crisi e di ristrutturazione anche dei ruoli di genere.

Il 13 giugno avremmo voluto organizzarci per partecipare alla manifestazione regionale delle e dei migranti per il permesso di soggiorno minimo di due anni, alla quale aderiamo attivamente, consapevoli dei nessi razzisti e nazionalisti che legano la Bossi-Fini e il delirio dei no194, i quali sostengono che “la 194 è peggio delle leggi razziali” per relativizzare la gravità storica del nazifascismo e legittimare il razzismo di ieri e di oggi. Consapevoli che le lotte di autodeterminazione riguardano il diritto a trasformare e abitare il nostro corpo come vogliamo, così come la libertà di dimorare nel luogo che abbiamo scelto e di spostarci altrove.

Invitiamo tutti e tutte all’assemblea organizzativa martedì 9 giugno alle 21 al Centro delle donne di via del Piombo 7 e al laboratorio creativo in piazza Nettuno mercoledì 10 giugno alle 18.30 per costruire insieme delle pratiche gioiose, autodeterminate, desideranti che consentano anche il 13 giugno, davanti all’ospedale Maggiore, un protagonismo delle soggettività che sono direttamente sotto attacco, in continuità con le pratiche creative e comunicative che hanno caratterizzato decenni di lotte contro le strumentalizzazioni politiche sul corpo delle donne, dalla mobilitazione contro l’ingresso degli antiabortisti nel consultorio di Zola Predosa ai presidi contro i seguaci del fu Don Benzi al sant’Orsola, fino alla piazza contro le sentinelle del 19 aprile scorso.

 

Assemblea ‪#‎Moltopiùdi194‬ del 3 giugno 2015

Fuori gli obiettori dal San Camillo!

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Lunedì 16 marzo alle ore 10, 30 presidio sotto la direzione del San Camillo per rispondere all'allarme lanciato dalle ginecoleghe circa il rischio della nomina a primario di maternità e ostetricia un obiettore.

La rete Iodecido lancia il presidio, ne parliamo con una compagna delle Cagne Sciolte.

 

 

È con rabbia e preoccupazione che rispondiamo all'allarme lanciato dalle ginecologhe che operano negli ospedali della provincia di Roma, circa il rischio che al reparto maternità e ostetricia dell'Ospedale San Camillo venga nominato un primario obiettore di coscienza. Siamo costrette a constatare che dichiararsi obiettore di coscienza è la condizione irrinunciabile per fare carriera negli ospedali pubblici.

Il San Camillo è il centro per l'interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) più importante del Lazio, tra le 4 strutture a Roma a somministrare la RU486 (insieme al Grassi, al Sant'Eugenio e al San Filippo Neri). A fronte di altri 4 reparti IVG chiusi di recente nel Lazio (Monterotondo, Sora, Frosinone e Gaeta) e del faticoso e ancora atteso riavvio del repartino del Policlinico Umberto I, il San Camillo rimane il cuore dell'applicazione della Legge 194 nella regione. La nomina di un obiettore confessionale ci dà la certezza che anche al San Camillo nel giro di poco tempo richiedere un aborto significherà andare incontro a mille ostacoli, dai tempi d'attesa agli obiettori di coscienza.

Vogliamo richiamare alle sue responsabilità il governatore della regione Lazio Nicola Zingaretti: oggi garantire l'applicazione della legge 194 significa porre misure di tutela della salute e dell'autodeterminazione delle donne, come la garanzia di trovare medici non obiettori in ogni ospedale pubblico, facendo sì che questa scelta non sia più un limite alle possibilità di carriera di questi medici, evidentemente soggetti a discriminazione. Chiediamo a Zingaretti di indire un nuovo bando di concorso per il San Camillo in cui tali discriminazioni vengano efficacemente contrastate e i diritti delle donne e dei medici non obiettori rispettati.

Chiediamo infine al Governatore di mettere in atto quanto è in suo potere per garantire il Turn Over del personale medico e la massima qualità e assistenza negli ospedali pubblici così come nei consultori, sempre più poveri di personale qualificato e di risorse. È altrettanto necessario garantire le risorse necessarie e mettere tra le priorità nella riqualificazione la formazione e l'aggiornamento degli operatori sanitari in particolare per quanto riguarda l'IVG e la RU486, la prevenzione e la contraccezione.

Alla direzione sanitaria/generale del San Camillo chiediamo l'immediata attivazione di un reparto dedicato alla somministrazione della RU486. Inoltre ci batteremo affinchè il reparto IVG non venga scorporato dal reparto Maternità e trasferito in un'altra ala dell'ospedale. Questa scelta potrebbe rappresentare un rischio concreto per la vista stessa delle donne ricoverate, dilatando, in casi di emergenza, i tempi di trasferimento tra i diversi padiglioni.

Diamo appuntamento lunedi 16 marzo h10,30 sotto la direzione sanitaria del San Camillo durante i colloqui per la nomina del nuovo primario, affinchè tale nomina venga rinviata al momento in cui siano individuati candidato adeguati, che garantiscano i diritti delle donne e che rispondano pienamente alle mansioni richieste nella sanità pubblica.

A 36 anni dalla legge sull'aborto, manifestazione al Policlinico: aborto libero e garantito

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A 36 anni dall'approvazione della 194 i collettivi della rete cittadina #iodecido ripartono dal Policlinico Umberto I, luogo simbolo della lotta per la salute sessuale e delle donne, per rivendicare la possibilità concreta di un aborto libero, gratuito e garantito; dell'aborto farmacologico e la completa accessibilità alla pillola del giorno dopo per una sessualità consapevole e autodeterminata.
 

La corrispondenza con un'attivista