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Molto più di 194! Mobilitazione contro i no194 a Bologna

Data di trasmissione
Durata 21m 53s

La corrispondenza di una compagna della rete di gruppi, associazioni, collettivi e singole femministe, transfemministe, queer, trans, lesbiche e gay che si è data il nome di una Favolosa Coalizione, che sabato 13 giugno a Bologna scende in piazza contro la chiamata dei NO\194 ma anche e soprattutto rilanciando politiche che tengano al centro l'autodeterminazione.

 

Segue il comunicato della assemblea #Moltopiùdi194, che si è svolta il 3 giugnosera al Centro delle donne di Bologna, per discutere del percorso di mobilitazione contro l’arrivo del comitato NO194 in città  e dell’ordinanza che la Prefettura sta preparando a questo proposito.

 

Siamo una Favolosa Coalizione di gruppi, associazioni, collettivi e singole femministe, transfemministe, queer, trans, lesbiche e gay. Il 19 aprile, in piazza Santo Stefano, le abbiamo cantate alle sentinelle in piedi, ed ecco che una nuova sortita degli ultracattofascioconservatori ci spinge a tornare in piazza.

Il comitato “no194″ ha annunciato l’intenzione di manifestare il 13 giugno, per nove ore, davanti all’ospedale maggiore di Bologna contro il diritto di interrompere una gravidanza non desiderata.
Abbiamo poi appreso che, per impedire questa iniziativa, la prefettura sta preparando un’ordinanza che vieterà indiscriminatamente qualunque manifestazione politica in prossimità di luoghi ritenuti “sensibili”, come ospedali pubblici e privati, ma anche campi sinti e rom (!). Non ne siamo affatto felici, né consideriamo questa ordinanza un successo politico. Questo provvedimento ci sembra invece funzionale a ridurre le pratiche del dissenso, a normalizzare le tensioni sociali, a costruire uno spazio pubblico apparentemente liscio e pacificato, a trasformare le questioni politiche in questioni di ordine pubblico.

Da femministe e transfemministe sappiamo bene che gli ospedali non sono affatto un luogo neutro perché la salute è da sempre un terreno di scontro politico.

Gli ospedali sono già abitati dal conflitto: lo sono ogni volta che una donna che vuole abortire incontra un medico obiettore, ogni volta che le viene negata la pillola del giorno dopo, ogni volta che una persona trans deve sottostare a un protocollo medico e burocratico deciso da altri, ogni volta che un* bambin* intersex viene sottoposto a interventi chirurgici inutili e dannosi per “normalizzare” i suoi genitali o per rimuovere le sue gonadi, ogni volta che qualunque paziente, per qualunque ragione, viene infantilizzat* e privat* del diritto a scegliere e autodeterminarsi.

Non faremo battaglie di retroguardia nel campo della libertà delle scelte riproduttive, sessuali, affettive. Scenderemo in piazza contro l’iniziativa dei prolife, in difesa del diritto a interrompere una gravidanza e della possibilità per ogni donna di decidere della propria vita. Ma vogliamo molto di più della legge 194.

Vogliamo combattere la piaga dell’obiezione, che consente a medici e infermieri di sottrarsi al dovere di erogare assitenza sanitaria alle donne che decidono di abortire, vogliamo parlare della difficoltà di accedere alla contraccezione di emergenza e all’aborto farmacologico – la pillola RU486, è al momento disponibile solo in alcune parti d’Italia -, vogliamo riattivare un discorso pubblico sulla sessualità e la salute ripensando la funzione dei consultori e avviando nuove sperimentazioni di neomutualismo.

Insieme combattiamo l’imperativo morale e sociale della riproduzione cosiddetta “naturale”, l’idea che il nostro destino sia riprodurci e che se non lo facciamo non siamo complete, l’idea che l’unico luogo legittimo per fare figli sia la famiglia nucleare eterosessuale, che l’unica sessualità “normale” sia quella etero e penetrativa, e che comunque è sempre meglio non parlarne apertamente, specialmente alle/ai più giovani. In questo senso vediamo una chiara continuità, che vogliamo sottolineare, nel tipo di società propagandato dalle varie sentinelle, manif pour tous, nogender, vogliolamamma e no194.

Non vogliamo sopravvalutare la capacità di proselitismo o di orientamento del dibattito pubblico da parte di questi gruppi, ma non possiamo non re-agire agli attacchi che le donne, le lesbiche, le trans, i trans e le froce ricevono costantemente da più fronti. Tentano di patologizzarci, di “sequestrarci” i corpi, di negare la nostra stessa esistenza, ovvero l’esistenza di tutte le forme di vita e soggettività che eccedono l’eterosessualità obbligatoria, schiacciando di nuovo, dopo quarant’anni di lotte, il ruolo della donna sulla figura della madre e della moglie “sottomessa”, da mettere sotto tutela, negandoci la possibilità di compiere scelte autonome sulla nostra vita e il nostro corpo.

Questo era l’incubo totalitario della società fascista, questo è l’immaginario degli attuali ultracattofascioconservatori, questa è la tentazione che si ripropone in un momento di crisi e di ristrutturazione anche dei ruoli di genere.

Il 13 giugno avremmo voluto organizzarci per partecipare alla manifestazione regionale delle e dei migranti per il permesso di soggiorno minimo di due anni, alla quale aderiamo attivamente, consapevoli dei nessi razzisti e nazionalisti che legano la Bossi-Fini e il delirio dei no194, i quali sostengono che “la 194 è peggio delle leggi razziali” per relativizzare la gravità storica del nazifascismo e legittimare il razzismo di ieri e di oggi. Consapevoli che le lotte di autodeterminazione riguardano il diritto a trasformare e abitare il nostro corpo come vogliamo, così come la libertà di dimorare nel luogo che abbiamo scelto e di spostarci altrove.

Invitiamo tutti e tutte all’assemblea organizzativa martedì 9 giugno alle 21 al Centro delle donne di via del Piombo 7 e al laboratorio creativo in piazza Nettuno mercoledì 10 giugno alle 18.30 per costruire insieme delle pratiche gioiose, autodeterminate, desideranti che consentano anche il 13 giugno, davanti all’ospedale Maggiore, un protagonismo delle soggettività che sono direttamente sotto attacco, in continuità con le pratiche creative e comunicative che hanno caratterizzato decenni di lotte contro le strumentalizzazioni politiche sul corpo delle donne, dalla mobilitazione contro l’ingresso degli antiabortisti nel consultorio di Zola Predosa ai presidi contro i seguaci del fu Don Benzi al sant’Orsola, fino alla piazza contro le sentinelle del 19 aprile scorso.

 

Assemblea ‪#‎Moltopiùdi194‬ del 3 giugno 2015

Fuori gli obiettori dal San Camillo!

Data di trasmissione

Lunedì 16 marzo alle ore 10, 30 presidio sotto la direzione del San Camillo per rispondere all'allarme lanciato dalle ginecoleghe circa il rischio della nomina a primario di maternità e ostetricia un obiettore.

La rete Iodecido lancia il presidio, ne parliamo con una compagna delle Cagne Sciolte.

 

 

È con rabbia e preoccupazione che rispondiamo all'allarme lanciato dalle ginecologhe che operano negli ospedali della provincia di Roma, circa il rischio che al reparto maternità e ostetricia dell'Ospedale San Camillo venga nominato un primario obiettore di coscienza. Siamo costrette a constatare che dichiararsi obiettore di coscienza è la condizione irrinunciabile per fare carriera negli ospedali pubblici.

Il San Camillo è il centro per l'interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) più importante del Lazio, tra le 4 strutture a Roma a somministrare la RU486 (insieme al Grassi, al Sant'Eugenio e al San Filippo Neri). A fronte di altri 4 reparti IVG chiusi di recente nel Lazio (Monterotondo, Sora, Frosinone e Gaeta) e del faticoso e ancora atteso riavvio del repartino del Policlinico Umberto I, il San Camillo rimane il cuore dell'applicazione della Legge 194 nella regione. La nomina di un obiettore confessionale ci dà la certezza che anche al San Camillo nel giro di poco tempo richiedere un aborto significherà andare incontro a mille ostacoli, dai tempi d'attesa agli obiettori di coscienza.

Vogliamo richiamare alle sue responsabilità il governatore della regione Lazio Nicola Zingaretti: oggi garantire l'applicazione della legge 194 significa porre misure di tutela della salute e dell'autodeterminazione delle donne, come la garanzia di trovare medici non obiettori in ogni ospedale pubblico, facendo sì che questa scelta non sia più un limite alle possibilità di carriera di questi medici, evidentemente soggetti a discriminazione. Chiediamo a Zingaretti di indire un nuovo bando di concorso per il San Camillo in cui tali discriminazioni vengano efficacemente contrastate e i diritti delle donne e dei medici non obiettori rispettati.

Chiediamo infine al Governatore di mettere in atto quanto è in suo potere per garantire il Turn Over del personale medico e la massima qualità e assistenza negli ospedali pubblici così come nei consultori, sempre più poveri di personale qualificato e di risorse. È altrettanto necessario garantire le risorse necessarie e mettere tra le priorità nella riqualificazione la formazione e l'aggiornamento degli operatori sanitari in particolare per quanto riguarda l'IVG e la RU486, la prevenzione e la contraccezione.

Alla direzione sanitaria/generale del San Camillo chiediamo l'immediata attivazione di un reparto dedicato alla somministrazione della RU486. Inoltre ci batteremo affinchè il reparto IVG non venga scorporato dal reparto Maternità e trasferito in un'altra ala dell'ospedale. Questa scelta potrebbe rappresentare un rischio concreto per la vista stessa delle donne ricoverate, dilatando, in casi di emergenza, i tempi di trasferimento tra i diversi padiglioni.

Diamo appuntamento lunedi 16 marzo h10,30 sotto la direzione sanitaria del San Camillo durante i colloqui per la nomina del nuovo primario, affinchè tale nomina venga rinviata al momento in cui siano individuati candidato adeguati, che garantiscano i diritti delle donne e che rispondano pienamente alle mansioni richieste nella sanità pubblica.

A 36 anni dalla legge sull'aborto, manifestazione al Policlinico: aborto libero e garantito

Data di trasmissione
Durata 2m 41s

A 36 anni dall'approvazione della 194 i collettivi della rete cittadina #iodecido ripartono dal Policlinico Umberto I, luogo simbolo della lotta per la salute sessuale e delle donne, per rivendicare la possibilità concreta di un aborto libero, gratuito e garantito; dell'aborto farmacologico e la completa accessibilità alla pillola del giorno dopo per una sessualità consapevole e autodeterminata.
 

La corrispondenza con un'attivista

Io Decido, occupazione ordine dei medici

Data di trasmissione
Durata 6m 53s
Durata 3m 12s

#iodecido Comunicato sull’azione di oggi all’Ordine dei medici

 
Oggi, 4 marzo 2014, una centinaio di persone della rete  #iodecido ha occupato la sede dell’Ordine dei Medici di Cola di Rienzo, per rivendicare l’accesso libero e gratuito all’aborto, la reperibilità 24h in ogni territorio della pillola del giorno dopo, l’autonomia decisionale per tutto il percorso di nascita e la depatologizzazione delle condizioni trans, per opporsi alle decisioni arbitrarie dei medici su@ neonat@ intersex e alla violenza ostetrica . È stato chiesto un tavolo di discussione per riaprire il dibattito sull’obiezione di coscienza, che limita la libertà di scelta delle donne. In tutta risposta l’ordine dei medici si è rifiutato di aprire un confronto e di prendere posizione, di fatto appoggiando la cultura del controllo sui corpi. Come se non bastasse hanno chiamato le forze dell’ordine che hanno preteso di identificare e denunciare i/le manifestanti, riducendo la questione a un mero problema di ordine pubblico. Vergognoso il comportamento della polizia che ci ha letteralmente scortato, spintonandoci e insultandoci, fino alla metro, impedendo il diritto a manifestare pacificamente e la nostra libertà di movimento.
Ma noi non ci facciamo intimidire dalla gestione autoritaria di questo governo e sabato 8 marzo saremo tutt@ in piazza in un corteo-street parade che invaderà le strade della città.

Appuntamento ore 15:00 da Piazzale dei Condottieri.
#retecittadina #iodecido verso l’#8marzo

 

Mai più clandestine in difesa della 194

Data di trasmissione
Durata 5m 10s

Sabato 1 Marzo
ore 15.00
Piazza del Popolo, Roma

#maipiùclandestine
Campagna in difesa della 194

Sabato 1 marzo parte #maipiùcladestine, campagna in difesa della 194, legge per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza. A promuoverla diverse realtà, associazioni, collettivi e singole donne da anni impegnate nella perenne battaglia contro chi questa legge tenta in tutti i modi di minarla.

Sulla scia delle proteste spagnole, nate da una proposta di legge del governo di centrodestra che vuole smantellare la legge sull’aborto, autorizzandolo solo in caso di stupro, di rischio per la salute fisica o psichica della donna e di gravi anomalie del feto, anche l’Italia si mobilita: obiettivo è costruire una rete in tutto il territorio nazionale affinché si tenga alta l’attenzione sul diritto alla salute delle donne e sulla libertà di scelta. L’attacco alle donne spagnole non è infatti solo una questione nazionale: sotto scacco sono tutte le donne europee, basti pensare che il 10 dicembre scorso il Parlamento europeo ha bocciato la “Risoluzione Estrela” che chiedeva che l’aborto fosse legale e sicuro per le donne in tutti i paesi dell’Unione.

Da noi la battaglia si concentra sulla richiesta della piena applicazione della legge conquistata nel 1978. Nel nostro Paese, infatti, il problema non è la legge quanto la sua difficile applicazione, dato il numero elevatissimo di medici obiettori di coscienza – ben 7 su 10 – nel sistema sanitario pubblico. In Italia è una manciata di medici a garantire l’applicazione della 194, i non obiettori sono così pochi che spesso non fanno altro che praticare aborti. Tra 10 anni, quando questa classe medica sarà in pensione, la 194 sarà completamente inapplicabile.

Nel Lazio le cose vanno ancora peggio: secondo il Ministero della Salute obietta l’80% dei medici. Nel 1987 erano 53 le strutture che effettuavano aborto, oggi si sono ridotte a 25.Questa situazione mette le donne e tutti noi di fronte a una dura realtà: la legge c’è ma chi ha la responsabilità di farla funzionare se ne lava le mani. Proprio per questo nel Lazio è già partito un appello al Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, con la richiesta che tutti i presidi ospedalieri pubblici e convenzionati garantiscano l’accesso all’Interruzione volontaria di gravidanza e dispongano di un numero adeguato di ginecologi, anestesisti e personale non medico non obiettori.

Impedire l’applicazione della 194 equivale a mettere le donne in pericolo costringendole ad una via crucis lunga e dolorosa alla ricerca di una struttura disponibile all’interruzione di gravidanza, o quando va peggio, all’aborto clandestino. Non possiamo e non vogliamo tornare indietro nel tempo. L’autodeterminazione delle donne è un diritto e una garanzia per la società intera.

Il 1 marzo saremo a Roma, in piazza del Popolo, dalle ore 15.00  in poi, per mettere in scena questa via crucis, per gridare allo scandalo di un Paese che vuole spingere le donne verso la clandestinità, saremo in piazza a denunciare i responsabili di questa situazione, saremo in piazza per dire alle donne che il diritto all’aborto è diritto alla salute, e ci riguarda tutte.

#maipiùclandestine

La Questura di Roma vieta il corteo in ricordo di Giorgiana Masi e contro il femminicidio

Data di trasmissione
Durata 11m 52s

Corrispondenza con una compagna

 

Dopo 2 giorni di trattativa con la Questura di Roma, i gruppi e le associazioni di donne, i collettivi autorganizzati e liberi individui, promotori della giornata del 12 maggio in ricordo di Giorgiana Masi, contro il femminicidio e in contestazione alla “Marcia per la vita” convocata dall’oltranzismo cattolico, ricevono il divieto di manifestare in qualsiasi luogo adiacente al percorso della marcia.

Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come l’operato delle forze dell’ordine sia asservito ai poteri del governo cittadino e allo stato del vaticano, nascondendo una marcia tutta politica sotto le vesti di manifestazione sportiva, e adducendo motivi di ordine pubblico.

Giorgiana Masi come centinaia di persone il 12 maggio del 1977 erano in strada sfidando, anche quella volta, il divieto di manifestare.

Oggi come ieri saremo nelle strade del centro di Roma, partendo da Piazza Campo de Fiori fino ad arrivare a Ponte Garibaldi.

Con o senza autorizzazioni noi costruiremo la nostra giornata.

La nostre vite sono autodeterminate e la nostra rabbia non si placa.

 

Giovedì 9 maggio ore 18 assemblea pubblica a piazza Sonnino

 

Il 12 maggio tutti e tutte in piazza!

Consultori sempre a rischio

Data di trasmissione
Durata 17m 34s

Corrispondenza con una compagna dell'Assemblea delle donne dei consultori ASL RMH (durata: 17'34'')

 

L'Assemblea delle donne dei consultori ASL RMH denuncia la decisione presa dal giudice minorile Goggi che, di fatto, ha impedito ad una giovane donna di interrompere volontariamente la sua gravidanza.
Questa è una storia emblematica delle tante difficoltà che le donne incontrano quando vogliono abortire, unitamente ai tagli di personale dei consultori, al loro ridimensionamento nei territori, al dilagare dell'obiezione di coscienza che rende difficile persino ricorrere alla contraccezione d'emergenza.

 

Per info scrivere a: assembleadonneconsultori@hotmail.it