Ricordando che il 15 marzo 2011 moriva ucciso Vittorio Arrigoni, abbiamo provato a fare un confronto tra la Palestina ai tempi dell'operazione "Piombo Fuso" e la Palestina sotto attacco di questi giorni.
Alla fine anche un approfondimento sulle mamme detenute palestinesi scritto per la "Giornata del detenuto" che sarà domani 17 aprile.
Dagli attacchi chimici sospetti alla campagna mediatica, l'imperialismo non vuole porre fine alla guerra in Siria. A farne le spese ancora una volta è la popolazione civile insieme alla questione curda.
Due collegamenti focus sul kurdistan, il primo collegamento di presentazione della manifestazione di sabato 17 febbraio e nel secondo collegamento un'aggiornamento sull'assedio della città di Afrin.
Il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato la missione che prevede il supporto dell'Italia alla guardia costiera libica nel pattugliamento delle coste del paese per fermare gli scafisti. Intano Macron ha promosso un incontro di "pacificazione" tra Serraj e Hafar, che però - come dichiara Del Boca - non cambia nulla dal punto di vista del conflitto di potere in Libia. A tale incontro l'Italia non è stata ovviamente invitata.
Ma a tutto ciò si unisce (anche) il caso di Fincantieri, dove Macron ha impedito che Fincantieri mettesse le mani su un settore strategico così importante.
Guerra e geopolitica nel XXI secolo. Corrispondenza con Fabio Marcelli di Giuristi Democratici e collaboratore de "Il Fatto Qootidiano" e de "il manifesto".
Nel corso della puntata presentiamo insieme a Sarta, una delle chitarre del Kalashnikove Collective, il terzo racconto musicato e letto dal Collettivo: "Non credo - bozza di una sceneggiatura per un film di guerra (senza la guerra)" del progetto di invito alla scrittura "Le Vostre Lettere".
Come si mosse l'Osservatore Romano durante gli anni della Prima guerra mondiale?
Ne discutiamo con Elisiana Fratocchi, giovane dottoranda in "Storia del giornalismo" alla Sapienza - Università di Roma.
Il quotidiano ufficioso del papa si mosse con discrezione e imparzialità, ribadendo la voce "pacifista" di papa Benedetto XV. Negli anni della guerra il quotidiano tuttavia si modificò, dando largo spazio alla rassegna stampa internazionale. Se il papa rimaneva su posizioni "pacifiste" (a parole), i cappellani militari venivano spediti al fronte per fare proselitismo e normalizzare gli eventuali casi di diserzione (si veda, in questo senso, la figura del frate Agostino Gemelli). Inoltre erano chiare, seppur non formalizzate, le simpatie asburgiche del papato che invece era ancora impaurita dalla Francia repubblicana, considerata figlia del giacobinismo anti-clericale.
La nostra relatrice spiega anche come la stampa cattolica italiana divenne violentemente interventista.