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internazionalismo

Roma: corrispondenza dal corteo per il Kurdistan

Data di trasmissione
Durata 3m 45s

Già affollata piazza Porta Pia per il corteo in solidarietà al popolo curdo, contro gli accordi Ue-Turchia e per la liberazione di Ocalan.

 

Il percorso: Porta Pia - croce rossa - san martino della battaglia - piazza indipendenza - piazzale tiburtino - piazza vittorio

 

Sentiamo un compagno venuto con il pullman da Torino che ci racconta il clima generale.

Per i nostri approfondimenti sulla situazione in Kurdistan, clicca qui.

 

 

Kobane: 24 settembre manifestazione nazionale a Roma

Data di trasmissione
Durata 1h 4m 32s

Il prossimo 24 settembre è stata indetta una manifestazione nazionale a Roma in solidarietà con la resistenza curda attaccata in Rojava e nel Kurdistan curdo. Tutto ciò mentre l'Unione Europea continua a versare soldi alla Turchia per la gestione dei profughi frutto di una guerra, quella siriana, causata dalla stessa UE e dalla stessa Turchia. Corrispondenza e commenti.

 

Qui l'appello per una mobilitazione nazionale a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava: http://www.uikionlus.com/appello-per-una-mobilitazione-nazionale-a-roma-il-24-settembre

La Parentesi del 1/6/2016 "Kosovo siriano"

Data di trasmissione
Durata 6m 46s
La Parentesi di Elisabetta del 1/6/2016 

“Kosovo siriano”

Immagine rimossa.


Ho sotto gli occhi le foto relative all’operazione di attacco alla città di Raqqa, foto che ritraggono mezzi militari americani e relativi soldati,  e combattenti curdi/e del Rojava.

Mi è tornata alla mente Joyce Lussu che, fervente internazionalista, qui in Italia ha portato alla ribalta e si è spesa per far conoscere la causa del popolo curdo negli anni’60, “un popolo costretto a vivere da straniero nel suo territorio”, come scriverà in Portrait. In un viaggio pieno di traversie aveva raggiunto il Kurdistan e aveva conosciuto i Peshmerga e Mustafa Barzani a cui era riuscita a fare una famosa intervista. Ma Mustafa Barzani fu tanto attivo nel condurre le lotte contro l’Iraq, quanto veloce ad allearsi agli Usa e a diventare addirittura un loro uomo di fiducia.

La memoria assume grande importanza per la comprensione del presente e del futuro, quella memoria storica, autonoma e collettiva dei movimenti antagonisti, tanto diversa da quella neoliberista e patriarcale che concepisce il futuro come un semplice prolungamento dell’adesso e che vorrebbe che ricordassimo solo quello che ci viene proposto come degno di essere ricordato e nel modo in cui vogliono che noi ricordiamo.

E allora mi sono venute in mente tante domande a cui forse sarebbe bene dare una risposta.

Le combattenti curde e i combattenti curdi ci raccontano del Confederalismo Democratico, del tentativo di costruzione di una società dal basso. Le donne curde  ci raccontano di una rivoluzione delle donne, di un cambiamento epocale del ruolo femminile nei loro territori e di una presa di coscienza senza pari nella storia mediorientale.

Ma i curdi siriani hanno permesso agli americani di appropriarsi e di ristrutturare ed ampliare un aeroporto a Rmeilàn al Basha, nel governatorato di Al Hasaka,  e di aprire una seconda  base sempre nella stessa zona. Sono le prime ed uniche basi americane in Siria, finora gli Usa le avevano in tutto il mondo, ma qui no. E come pensano i curdi e le curde di poter dar seguito al progetto del Confederalismo Democratico o alla rivoluzione delle donne con gli americani in casa?

Non pensano che sia una contraddizione molto forte data la superiorità senza confini degli Usa sia dal punto di vista militare che economico che dell’egemonia culturale?

O pensano veramente di poterli mandare via una volta avuta l’indipendenza della Siria del nord come si auspicano? O pensano che possa esistere con gli Stati Uniti un’alleanza solo strumentale?  L’opportunismo politico, il famoso fine che giustifica i mezzi, non paga mai, bensì trasforma chi lo mette in atto in un’altra cosa, molto lontana, se non agli antipodi, dagli ideali di partenza.

Ma se i curdi/e del Rojava e i curdi/e siriani combattono insieme agli americani contro l’Isis non si sono mai chiesti chi ha creato, foraggiato e continua a foraggiare proprio l’Isis e perché?

Ci chiedono di manifestare e di portare fattiva solidarietà alla popolazione curda e ai/alle combattenti curdi/e massacrati dal governo di Erdogan, perché che vengano  massacrati  è un dato di fatto, ma perché non chiedono agli americani con cui combattono insieme, di fermare la Turchia? La Turchia fa parte della Nato e Erdogan non si alza neppure la mattina senza il nulla osta americano.

E il fatto che la lotta di liberazione curda sia uno strumento di destabilizzazione degli Stati Nazione dell’area mediorientale in funzione soprattutto israeliana, non li interessa affatto? E la sorte dei Palestinesi non li interessa affatto?

E quando nei loro documenti parlano di imperialismo, di capitalismo, di solidarietà internazionalista… a cosa si riferiscono? Forse ce lo dovrebbero spiegare.

Leggo testualmente da UIKI Onlus

“L’Operazione Raqqa viene effettuata dalle Forze Democratiche Siriane (QSD). I maggiori costituenti delle QSD sono i combattenti delle YPG e delle YPJ. Ekrar El Raqqa e Liwa Tehrir, che comprendono combattenti di Raqqa che si sono uniti recentemente alle QSD, giocando un ruolo attivo nell’operazione. Anche le forze della coalizione stanno fornendo supporto aereo per l’operazione. I 50 soldati specializzati americani sono stati raggiunti qualche tempo fa da altri. 250 soldati specialisti americani si sono spostati nel Rojava la notte del 23 maggio.”

Il comandante del Centcom americano, generale Joseph Votel, ha fatto una visita alla base aerea costruita all’estremo Nord-Est della Siria per incontrare le forze speciali Usa e gli ufficiali curdi

La comandante delle Forze Siriane Democratiche (QSD) è  Rojda Felat. Un elemento di grande impatto e di grande valore simbolico, come d’altra parte lo sono tutte le combattenti curde dell’YPJ.

Ma come si regoleranno le donne curde quando scopriranno, al di là di una supposta sorellanza, che la lotta delle donne è prepotentemente attraversata dalla lotta di classe? Che ci saranno le donne filo-americane e quelle no? Oppure lo sanno già? E, in un’ipotetica ed auspicata assemblea dal basso, chi convincerà chi?

I curdi e le curde siriani/e hanno venduto l’anima al diavolo e realizzeranno uno staterello che sta alla Siria come il Kosovo alla Jugoslavia.

Il Kosovo è un contenitore della più grande base Nato, eufemismo per dire americana, in Europa, è un crocevia di tutti i traffici più illeciti possibile.

E’ per avere questo che i curdi/e siriani/e hanno voltato le spalle alla causa palestinese, hanno lasciato al loro destino i curdi/ turchi/e, ma soprattutto hanno affossato definitivamente la speranza di un Kurdistan unito, libero e indipendente? Di fatto tutto si risolve nella realizzazione dei progetti e delle mire statunitensi ed israeliane.

Per che cosa sono morte Andrea Wolf e Barbara Kistler?

 

Trasmissione del 3/2/2016 "L'uso della memoria"

Data di trasmissione
Durata 57m 38s
“L'uso della memoria”

"Dal giorno della memoria ai Cie, dall’antifascismo alle desaparecide./Stato sociale/Incontro con Silvia Nati e Roberta Fornier: Argentina. 1976-1983. 30.000 desaparecidos. La Storia vera di una di loro. Identità imposta, identità personale, identità acquisita. Identità di un popolo."

 

 

 

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Desaparecidos: scomparsi.
Durante gli anni ’70 in Argentina, una delle dittature più violente del “secolo breve” decide di cancellare in maniera sistematica e perversa un’intera generazione.
30.000 desaparecidos. Tra di loro anche 500 neonati. La maggior parte nati nei centri clandestini di detenzione, ultimo tetto delle loro madri, e dati in adozione a famiglie di militari cancellandone completamente l’identità, le tracce dei loro legami precedenti. Questo perché non si corresse il rischio che diventassero come coloro che li avevano generati: persone libere, pronte a creare una società libera.
Ad oggi sono appena 119, 119 su 500, i bambini ritrovati grazie all’ostinato e infaticabile lavoro delle Abuelas de Plaza de Mayo. Sono uomini e donne che hanno vissuto vite diverse da quelle a cui erano destinate.
Questo spettacolo racconta la Storia vera di una di loro.
Un giorno, un giorno qualsiasi, le rivelano che non è la persona che ha sempre pensato di essere. Scopre, da adulta, che i suoi genitori non sono quelli che ha sempre chiamato “papà e mamma”, che il suo sangue ha il colore della rivolta e della desapareción, che nulla di ciò che sa di se stessa corrisponde alla verità….nemmeno il suo anno di nascita.
Cosa può fare un essere umano che si specchia senza più sapere chi è? Come accettare una nuova identità, un nuovo nome?
Un doloroso percorso di consapevolezza dove lo scontro, il dubbio, l’impotenza e la ribellione si accavallano. Ricomporre se stessi, essere come un puzzle cui mancano sempre delle tessere. Ricostruirsi nonostante i pezzi mancanti….
Identità imposta, identità personale, identità acquisita. Identità di un popolo.

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La Parentesi del 14/10/2015 "Detenzione amministrativa"

Data di trasmissione
Durata 5m 20s

La Parentesi di Elisabetta del 14/10/2015

“Detenzione amministrativa”

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La settimana scorsa ci sono state diverse iniziative a sostegno dei prigionieri/e politici palestinesi in sciopero della fame, incarcerati dal governo israeliano con lo strumento della detenzione amministrativa, la pratica “legale” per la quale un/una palestinese diventa prigioniero/a senza accuse né processo, una pratica rinnovabile di 6 mesi in 6 mesi. Sono oltre 350 i prigionieri/e in questa situazione e vengono presi di mira dagli arresti e “condannati” alla detenzione amministrativa in special modo i rappresentanti politici maggiormente esposti, come Khalida Jarrar, prelevata dalla sua abitazione in piena notte da reparti israeliani ad aprile perché rappresenterebbe “una minaccia per la sicurezza”.
Il principio della detenzione amministrativa è un concetto che nasce in Germania alla fine degli anni ’30 e rappresenta uno strappo importante al diritto così come noi lo conosciamo.
Nel diritto borghese una persona può essere condannata solo e soltanto per il reato che ha commesso e quando questo è stato dimostrato.
La detenzione amministrativa prevede, invece, che una persona sia sanzionata e internata non per quello che ha fatto, ma per quello che è, per una condizione, un’etnia, un credo politico o religioso, una situazione familiare o sociale… E’ il trascinamento dallo Stato di diritto allo Stato etico ed è un principio nazista.
Lo Stato si arroga il giudizio sul comportamento e non sugli atti, sull’essenza del pensiero e sulle modalità di vita e non sul reato. Ragione per cui non è necessario un giudice a decretare la detenzione amministrativa, ma è un provvedimento messo in atto direttamente dagli organi repressivi e di controllo nelle accezioni più svariate.
Nella Germania degli anni’30 nel campo di internamento di Ravensbruck, campo per sole donne e giovani ragazze, venivano internate tutte quelle che non erano gradite al sistema, quelle che erano madri, sorelle, parenti di antinazisti in senso lato, ma, la maggior parte veniva internata su indicazione dei servizi sociali e con delle motivazioni assai vaghe di “asozialen”.
E’ chiaro che la detenzione amministrativa è un grande strumento di controllo sociale, non solo perché interna tutte quelle e tutti quelli non graditi al potere, ma perché spinge anche i cittadini/e a diventare delatori/delatrici, controllori e controllore di se stessi e degli altri e a usare lo strumento della denuncia anonima.
Anche qui da noi c’è la detenzione amministrativa, ci sono i CIE, i centri di identificazione ed espulsione, veri e propri campi di internamento in cui vengono rinchiusi soggetti che non hanno commesso reati, ma che sono ritenuti irregolari. Ora tocca alle migranti ed ai migranti senza permesso di soggiorno o ai così detti “clandestini”, ma il principio può essere esteso a chiunque non sia gradito al sistema,
Sono stati istituiti dalla legge Turco-Napolitano nel 1998 e questo la dice lunga sull’area politica che è portatrice in questa società dei principi ideologici nazisti. Perché se i principi nazisti informano una società non dipende da quanto i simboli storicamente riconoscibili siano pubblici ed evidenti, ma da quanto un’ ideologia pervade la struttura e la modalità a cui si informano lo Stato, le leggi e il metabolismo sociale che ne deriva.
Il riformismo neoliberista, PD in testa, è il portatore dei principi di nazista memoria perché tende all’instaurazione di un governo diretto del potere economico eliminando la mediazione politica e ha la pretesa di normare ogni aspetto della nostra vita. Infatti, corollario della detenzione amministrativa sono le sanzioni amministrative relative al così detto ordine pubblico che vengono comminate direttamente dagli istituti di controllo poliziesco e sono state veicolate e fatte accettare usando situazioni e accadimenti a cui l’opinione pubblica è particolarmente sensibile. Una per tutte è il Daspo che prevede il divieto per i tifosi a cui viene applicato di accedere agli stadi e l’obbligo di firma durante le partite. E la tendenza è a trasferire questo tipo di modalità alla società tutta e soprattutto a chi manifesta dissenso etichettato subito come soggetto socialmente pericolo.
Quando si parla di solidarietà internazionalista mettiamo spesso l’accento sull’appoggio che diamo alle lotte che attuano percorsi di libertà e di liberazione in altri paesi ed è giusto che questa solidarietà venga messa in atto, ma l’aspetto più importante dovrebbe essere quello di riportare le lotte ad unità e a sintesi.
Quando manifestiamo solidarietà ai prigionieri politici palestinesi in detenzione amministrativa, in effetti, lottiamo per noi stesse e per noi stessi e quando ci battiamo per l’abolizione delle sanzioni amministrative e per la chiusura dei Cie a casa nostra, lottiamo anche per loro.

 

Trasmissione del 4/03/2015 "La tappa del Ponte di ferro"

Data di trasmissione
Durata 59m 56s
Puntata del 4/03/2015 “ La tappa del Ponte di ferro” Immagine rimossa.

” La coordinamenta e l’8 marzo 2015 a Roma/La tappa del PONTE DI FERRO/La strumentalizzazione delle donne sul fronte interno e sul fronte esterno/ Riffa/ 7 marzo a Marsiglia/ La marche de nuit/collegamento con “Le complot des cagoles” di Radio Galère”

Immagine rimossa.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/03/06/podcast-della-trasmissione-del-4032015/

Trasmissione del 25/02/2015 8 marzo 2015/ "Contro la guerra del Capitale, Contro l'ordine patriarcale"

Data di trasmissione
Durata 1h 14m 53s
Puntata del 25/02/2015

 

“ Contro la guerra del capitale, contro l’ordine patriarcale”

Siamo immerse in scenari di guerra. Dovunque volgiamo il nostro sguardo la guerra e la militarizzazione sono diventate paesaggio urbano e dimensione internazionale.
Ma tutto questo non è dovuto al Fato, ad una particolare congiuntura, a personaggi particolarmente malvagi…..bensì non è altro che lo stadio di maturazione del Capitale.
Il neoliberismo è la dimensione politico-ideologica a cui è giunto il capitalismo nella sua necessità di espandersi e di distruggere ogni altra configurazione economica, marginale nei paesi occidentali, di sussistenza nei paesi del terzo mondo che ostacoli il suo processo di crescita. La così detta crisi non è altro che lo strumento per la ridefinizione dei rapporti di forza tra Stati e multinazionali e con le oppresse e gli oppressi tutte/i.
E, in questo procedere, la guerra è strumento di potere e assoggettamento e, allo stesso tempo, momento di crescita economica e di sfruttamento. Non a caso è tornato prepotentemente sullo scenario internazionale il colonialismo, mascherato non più sotto la veste di una superiore civiltà da portare ai popoli del terzo mondo, bensì sotto quella della tutela dei diritti umani, di quelli delle donne e delle diversità e dell’autodeterminazione dei popoli(....)

 

 

 

” La coordinamenta e l’8 marzo 2015 a Roma/Da Kobane a noi”
un blog femminista e postvittimista-collegamento con le compagne che lo hanno aperto/
La manifestazione per l’8 marzo a Milano e le iniziative
verso…..collegamento con le compagne/
 Da Inanna-Ishtar  alle YPJ, genealogia della potenza femminista chiacchierata con Nicoletta Poidimani/Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe
“Non so scrivere poesie d’amore”

 

PER  APPROFONDIRE: Immagine rimossa.

Inanna/Ištar: potenza della dea e immaginario postvittimista

Quando, circa un anno fa, ho partecipato ad un incontro con alcune donne kurde, mi aveva piacevolmente colpita il fatto che una di loro avesse aperto il proprio intervento citando la dea Ištar – la più importante divinità femminile mesopotamica – e ricordando che il Kurdistan si trova in Mesopotamia.

Quanto mi risuonava quel richiamo ad Ištar! Tanti anni prima avevo letto, rimanendone assai affascinata, gli inni dedicati alla dea Inanna, che successivamente sarebbe stata assimilata a Ištar, dea accadica, poi babilonese – a lei era dedicata una delle otto porte di Babilonia –  ed assira. Dunque una dea che è sopravvissuta per alcuni millenni mentre veniva ad affermarsi il patriarcato e che ancora oggi alimenta l’immaginario di donne in lotta per la propria liberazione, per la liberazione dei territori in cui vivono e per la costruzione di comunità che siano radicalmente ‘altre’ da quelle a dominio maschile e capitalistico(……)